mercoledì 18 aprile 2012

MK-Ultra

Il 2004 ha visto l'uscita nelle sale cinematografiche di "The Manchurian Candidate", il remake del film interpretato da Frank Sinatra nel 1962. Basato sull'omonimo romanzo scritto nel 1959 da Richard Condon, narra di un soldato americano catturato in Corea dai comunisti e sottoposto al lavaggio del cervello che lo riduce allo stato di uno zombi-killer pronto ad uccidere il principale candidato alle presidenziali americane. L'anno dopo, a seguito dell'assassinio del presidente americano J. F. Kennedy a Dallas, il film venne ritirato dalle sale cinematografiche dallo stesso Sinatra.
La spaventosa realtà descritta nel libro (e nel film) riaffiorò con l'assassinio di Bobby Kennedy, nel 1968 mentre si apprestava anch'egli a vincere le presidenziali americane, diventando improvvisamente chiara negli anni ‘70, quando vennero resi pubblici alcuni documenti sul programma MKULTRA della C.I.A., sfuggiti per errore alla loro distruzione totale ordinata nel 1973 dall'allora direttore della C.I.A. Richard Helms. I documenti testimoniavano che il programma MKULTRA:
«...riguardava la ricerca e lo sviluppo di materiale chimico, biologico e radiologico da potersi utilizzare in operazioni clandestine per controllare il comportamento umano [...] furono tracciate ulteriori strade per il controllo del comportamento umano, da investigarsi sotto l'ombrello protettivo dell'MKULTRA, incluso radiazioni, elettroshock, vari campi della psicologia, sociologia e antropologia, grafologia, sostanze molestanti, materiali e dispositivi paramilitari.»
Il programma includeva l'uso di esseri umani ignari per la sperimentazione di L.S.D. (dietilamide dell'acido lisergico), lavaggio del cervello e tecniche di interrogazione. Ufficialmente MKULTRA fu creato per ricercare il modo di controllare la mente umana allo scopo di contrastare le presunte attività di manipolazione mentale (lavaggio del cervello) attribuite ai regimi comunisti, in particolar modo di Corea, Cina e Unione Sovietica.
Nel 1953, a seguito di tali dicerie, il direttore della C.I.A., Allen Dulles (che diresse la C.I.A. fino al 1961), autorizzò il programma MKULTRA finanziando diversi progetti intesi a realizzare il controllo mentale degli esseri umani tramite l'uso di ipnosi, droghe psicotrope, elettroshock, lobotomie, suggestioni subliminali indotte, nonché combinazioni varie di queste tecniche tra loro.
Nonostante la prova di attività illecite e flagranti violazioni alla Costituzione Americana e alla carta dei Diritti dell'Uomo, nonostante le prove e le confessioni di uso indiscriminato di L.S.D. su soggetti ignari, la Commissione Senatoriale, istituita nel 1975 dal presidente Gerald Ford, non portò a decisioni significative e ben poco mutò all'interno della C.I.A. La Commissione era presieduta dal vice-presidente americano Nelson Rockefeller, il che dette origine al diffuso punto di vista sarcastico che "la volpe era stata nominata a guardia dell'ovile". Rockefeller... un nome da tenere a mente!
Ma partiamo dall'inizio per capire come si sia potuta realizzare, solo qualche anno fa, tanta aberrazione nel nome della democrazia, della pace e del benessere del genere umano, e chi l'abbia potuta realizzare. Seguiremo un percorso abbastanza lungo e poco "divertente", ma che reputiamo necessario per capire a fondo i meccanismi che hanno portato a MKULTRA, quali pericoli si possono celare nel futuro dell'umanità e, possibilmente, come porvi rimedio. Il primo e più importante dei rimedi è la conoscenza della verità! Si presti particolare attenzione al ripetersi di certi nomi e di certe sigle, poiché sono loro, un pugno di criminali che, nel nome della scienza e invocando propositi umanitari, cercano di controllare e dominare il resto di noi.
Nel 1860 John D. Rockefeller iniziò l'attività petrolifera usando capitali britannici, nacque così la Standard Oil Co., oggi denominata ExxonMobil[1]. In seguito nacque la Rockefeller Foundation, più o meno contemporaneamente alla nascita della Federal Reserve (di ispirazione britannica), dell'IRS (Internal Revenue Service, l'ufficio delle imposte americano) e dell'F.B.I. (Federal Bureau of Investigation). Anni dopo il ramo discendente da William Rockefeller, fratello di John D., entrò nella National City Bank (l'attuale Citibank con filiali un po' ovunque, Italia inclusa)[2]. Nel 1911 William ingaggiò in forma privata l'alto ufficiale dei servizi segreti britannici Claude Dansey. Poiché gli Stati Uniti si stavano preparando a partecipare alla Prima Guerra Mondiale al fianco dell'ex nemico, la Gran Bretagna, Dansey in persona riorganizzò i servizi segreti dell'esercito statunitense facendone un distaccamento dei servizi segreti britannici. Il discepolo americano di Dansey, generale Marlborough Churchill, un lontano parente di Winston Churchill, fu nominato direttore dei servizi segreti dell'esercito USA. Alla fine della guerra Churchill diresse la Black Chamber, un gruppo di spionaggio con sede a New York, che offriva i propri servigi al Dipartimento di Stato, all'esercito USA e ai finanzieri privati leali alla Gran Bretagna.
Negli anni '20 la Rockefeller Foundation finanziò i progetti tedeschi di genetica psichiatrica, vale a dire i progetti criminali denominati purificazione della razza, igiene razziale o miglioramento della razza, sviluppati inizialmente nei laboratori londinesi della Galton e nelle sue derivate Società di Eugenetica in Inghilterra e in America. A Monaco, l'Istituto Kraeplin fu ribattezzato Istituto di Psichiatria Kaiser Wilhelm e da allora fu finanziato con i fondi della Rockefeller Foundation e diretto da uomini della Fondazione. Fu anche creato l'Istituto di Antropologia, Eugenetica ed Ereditarietà Umana Kaiser Wilhelm. A capo di entrambi gli istituti fu posto lo psichiatra filo-nazista svizzero Ernst Rudin. Inizialmente ci fu un finanziamento di 11 milioni di marchi effettuato da Gustav Krupp von Bohlen und Halbach (rappresentante della famiglia Krupp che faceva affari nel campo dell'acciaio e delle armi) e da James Loeb, un americano proveniente dalla famiglia di banchieri Kuhn-Loeb, che continuò a finanziare l'istituto anche in seguito, coinvolgendo i suoi amici ebrei americani. Da notare che James Loeb era cognato di Paul Warburg e che i Warburg erano proprietari della Kuhn-Loeb Bank ed erano partner in affari con William Rockefeller. Alla lista dei finanziatori si aggiunse la famiglia Harriman, la quale usava per i propri affari i fondi messi a disposizione da Sir Ernst Cassel, il banchiere personale della famiglia reale britannica. Nel 1925 la Rockefeller Foundation stanziò a favore dell'Istituto Psichiatrico di Monaco la somma iniziale di 2,5 milioni di dollari, nel 1928 stanziò altri 325.000 dollari per la costruzione di un nuovo edificio e continuò a finanziare l'istituto e il suo direttore Rudin. Negli anni 1930-35 pagò per un'indagine antropologica riguardante la popolazione mondiale in termini eugenetici, condotta dagli eugenetisti nazisti tra cui Rudin, Verschuer, Eugen Fischer.
All'inizio degli anni '30 gli esperti in psicologia e purificazione razziale della famiglia Rockefeller crearono la Josiah Macy Foundation, un'organizzazione per la ricerca medica che "lavorava" sia per conto dei Rockefellers che dei servizi segreti Britannici, a dirigere la quale fu chiamato il generale Marlborough Churchill, già capo dei servizi segreti dell'esercito americano.
Nel 1932 il movimento di eugenetica, ispirato da esponenti britannici, dette vita alla Federazione Mondiale di Eugenetica nominando alla carica di presidente il dottor Ernst Rudin, dell'Istituto Psichiatrico di Monaco. Il movimento, al tempo, si proponeva l'uccisione o la sterilizzazione degli individui che, per motivi ereditari, potevano essere un pesante fardello sociale o una minaccia nazionale (come nel caso degli ebrei in Germania).
Il 1933 vide l'ascesa al potere di Adolf Hitler. Il Governatore della Banca d'Inghilterra, Montagu Norman, s'incaricò di dar corso alle strategie dei fans di Hitler, le famiglie Rockefeller, Warburg e Harriman, finanziando gli armamenti della Germania nazista. Pochi mesi dopo la propria nascita, la Federazione Mondiale di Eugenetica divenne una sezione dello stato nazista e Rudin fu nominato a capo della Società di Igiene Razziale e, in qualità di facente parte della squadra di "Esperti in Ereditarietà" capeggiati dal gerarca delle SS Heinrich Himmler, redasse la legge sulla sterilizzazione che, descritta come una legge modello americana, fu adottata nel luglio 1933 e orgogliosamente stampata nel settembre dello stesso anno con la firma di Hitler (Eugenetical News - USA). Il gruppo Rockefeller redasse altre leggi razziali basate, come lo fu la legge sulla sterilizzazione, sullo statuto vigente nel Commowealth della Virginia. Otmar Verschuer e il suo assistente dottor Josef Mengele scrissero i rapporti utilizzati dalle corti speciali per imporre le leggi sulla purezza razziale di Rudin.
Nel 1934 la Massoneria del Rito Scozzese (l'ala americana della Massoneria britannica, antagonista alla Massoneria del Gran Oriente praticata in Italia con la quale non è da confondere, n.d.r.) affiancò i Rockefeller nel finanziamento delle ricerche di eugenetica psichiatrica. Il Rito Scozzese (che durante la Guerra di Secessione sostenne gli Stati del Sud contro il Nord di Abraham Lincoln), fautore di progetti per la supremazia razziale dei bianchi quali il famigerato Ku Klux Klan, riconosceva come capo assoluto il Gran Maestro della Gran Loggia Madre dei Massoni nel Mondo, che era anche il Gran Maestro della Gran Loggia Unita d'Inghilterra, il Duca di Connaught, figlio della regina Vittoria e fratello di Re Enrico VII. Suo padre era il principe tedesco Albert Coburg e grazie a lui il Duca di Connaught coltivò simpatie filo-tedesche che lo portarono ad accogliere come membro della famiglia Connaught un giovane turista tedesco, Joachim von Ribbentrop. Lo stesso che in età adulta diventò ambasciatore tedesco nel Regno Unito e lavorò in perfetta sintonia di vedute con il Duca di Connaught e con suo nipote Edoardo VIII, dichiaratamente filo-nazista, oltre che con il Governatore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman.
Lo psichiatra genetista tedesco Franz J. Kallmann, che lavorò sotto il protettorato di Ernst Rudin alla Rockefeller Foundation in Germania studiando la degenerazione ereditaria, dichiarò al Congresso sulla Scienza della Popolazione, tenutosi a Berlino nel 1935, che per debellare la schizofrenia bisognava sterilizzare sia i malati che i loro parenti "apparentemente" sani, in modo da eliminare il rischio di propagazione ereditario. Poiché Kallmann risultò essere un "mezzo-ebreo", nel 1936 fu forzato ad emigrare negli Stati Uniti, dove continuò le proprie ricerche presso l'Istituto di Psichiatria dello Stato di New York di cui divenne direttore della ricerca. A dirigere l'Istituto c'era il dottor Nolan D.C. Lewis, referente del Rito Scozzese per quanto riguardava la ricerca sulla schizofrenia. Il Rito finanziò Kallmann per condurre uno studio su oltre 1000 casi di schizofrenia al fine di dichiarare l'ereditarietà dei disordini mentali. Lo studio di Kallmann fu pubblicato simultaneamente nel 1938 sia negli Stati Uniti che in Germania e fu usato da quest'ultima come pretesto per iniziare, nel 1939, l'uccisione dei malati affetti da disturbi mentali e da varie altre "deficienze", procurando la morte ad oltre 200.000 persone nelle camere a gas o tramite iniezioni letali. Nella prefazione del suo lavoro Kallmann ringraziò il Rito Scozzese e il suo mentore Ernst Rudin.
La Germania nazista aveva bisogno di carburante per portare avanti le proprie campagne belliche. Il colosso chimico IG Farben, guidato dalla famiglia Warburg, in fusione-simbiosi con la Standard Oil dei Rockefeller, si mise a produrre gasolio utilizzando il carbone. Per realizzare il progetto la IG Farben-Standard Oil costruì nel 1940-41 una gigantesca struttura ad Auschwitz, in Polonia, dove i nazisti concentravano ebrei e altri soggetti deportati da utilizzare come manovalanza gratuita per i lavori di trasformazione del carbone in gasolio, mentre quelli non idonei ai lavori venivano avviati alle camere a gas e ai forni crematori (a sua difesa, la Rockefeller Foundation sostiene di essersi limitata a finanziare i programmi Nazisti di ricerca psichiatrica. Sic!).
Nel 1943 fu nominato dirigente medico di Auschwitz l'assistente di Otmar Verschuer, il dottor Josef Mengele. In qualità di direttore pro-tempore dell'Istituto rockefelliano di Antropologia, Eugenetica ed Ereditarietà Umana Kaiser Wilhelm di Berlino, Verschuer si assicurò che il Consiglio per la Ricerca Tedesco inviasse a Mengele i fondi necessari per gli esperimenti sui prigionieri, con particolare riguardo ai gemelli, il campo di ricerca favorito da Mengele. Sotto la sua guida e la supervisione di Verschuer, al quale venivano inviati giornalmente campioni di sangue per le sue ricerche sulle proteine, furono compiuti scempi orribili nel nome della scienza. Donne sterilizzate, uomini castrati, organi asportati senza anestesia e inviati ai laboratori del gruppo Rockefeller dell'Istituto Kaiser Wilhelm, affinché Verschuer potesse fare i suoi esperimenti. [È interessante notare che, mentre Mengele fu attivamente ricercato per i suoi crimini e viene universalmente dipinto senza mezzi termini per il mostro che era, nessuno si interessò a Verschuer il quale, in virtù della suo alto rango nell'establishment rockefelliano, nel 1947 ottenne di poter continuare la propria "ricerca scientifica" sotto l'egida dell'Ufficio per l'Ereditarietà Umana, che proprio in quell'anno si trasferì da Londra a Copenhagen. Nel 1956, nella sede dell'Ufficio per l'Ereditarietà Umana costruita a Copenhagen con i soldi dei Rockefeller, fu tenuto il primo Congresso post-bellico sulla Genetica Umana. Nel frattempo una vecchia conoscenza, il dottor Kallman, diventato un dirigente della Società Americana di Eugenetica, testimoniò a favore della de-nazificazione del Verschuer. In seguito Kallmann e Verschuer, con altri autorevoli nazisti, crearono la Società Americana di Genetica Umana, la stessa che in seguito dette vita al Progetto Genoma Umano.]
Mentre il conflitto divampava, la Rockefeller Foundation e l'esercito del Canada misero insieme i propri esperti psichiatrici. Facile da realizzare, poiché il comandante medico dell'Esercito Canadese, lo psichiatra Brock Chisholm, fu addestrato nella Clinica Psichiatrica Tavistock di Londra, una dei maggiori beneficiari della Rockefeller Foundation. Nel 1943 la Fondazione creò l'Allen Memorial Institute presso l'Università McGill di Montreal e a dirigere il reparto psichiatrico dell'istituto fu chiamato lo psichiatra-genetista scozzese, immigrato negli U.S.A., dottor Donald Ewen Cameron, un nome che diventerà famoso nell'ambito dell'MKULTRA. Sotto gli auspici e la protezione dell'esercito canadese, della Rockefeller Foundation e della C.I.A., l'Istituto Allen fu teatro di interrogatori coercitivi sperimentali ad opera di Cameron, che prevedevano l'uso "terminale" dell'elettroshock come metodo di tortura tramite la bruciatura del cervello causata dalle scariche elettriche, la psicochirurgia (lobotomia) e il lavaggio del cervello tramite somministrazione di droghe, farmaci e ipnosi. Nel frattempo nell'Ospedale Psichiatrico St. Elizabeth di Washington, D.C., (dove vengono ricoverati gli attentatori dei presidenti) iniziò a circolare la marijuana. Il dirigente psichiatrico dell'ospedale, e militante nel Rito Scozzese, dottor Winfred Overholser, nel 1943 capeggiò la commissione "siero della verità" dell'Ufficio dei Servizi Strategici (O.S.S.). Con il pretesto ufficiale di voler combattere il fascismo, Overholser e il suo staff somministrarono mescalina a vari soggetti cavia e, nella primavera del '43, giunsero alla giusta miscela di marijuana e tabacco in grado di creare nel soggetto uno "stato di irresponsabilità" tale da "sciogliergli la lingua" e obbligarlo a raccontare la verità. Forti di questa "bella scusa" e con la complicità di agenti del controspionaggio e dell'FBI diretta da J. Edgar Hoover, un altro esponente del Rito Scozzese, Overholser e i suoi somministrarono marijuana ai soldati in tutte le basi americane per aiutare la ricerca di soggetti sovversivi. In seguito, negli anni '50 e '60, gli strateghi dell'MKULTRA utilizzarono gli stessi canali per trasformare in drogati un'intera generazione di giovani.
Nel 1944 Montagu Norman, rassegnò le dimissioni da Governatore della Banca d'Inghilterra e iniziò immediatamente un nuovo progetto ironicamente legato ai suoi ripetuti esaurimenti e conseguenti ricoveri: organizzò nella propria abitazione londinese l'Associazione Nazionale per la Salute Mentale britannica (National Association for Mental Health, N.A.M.H.). L'assistente di Norman presso la Banca d'Inghilterra, Otto Niemeyer, divenne il tesoriere dell'Associazione, mentre sua nipote Mary Appleby, che aveva lavorato nella sezione tedesca del Ministero degli Esteri Britannico, fu nominata segretario generale. Presidente dell'Associazione fu Richard Austen Butler, che era stato il vice di Lord Halifax al Ministero degli Esteri e portavoce nel Parlamento Inglese della politica a favore del nazismo. La direzione dell'Associazione toccò al genero di Lord Halifax, mentre la vice-direzione andò alla moglie di Norman, Priscilla Reyntiens Worsthorne Norman, un'attivista dell'eugenetica. Ben presto l'influente gruppo di Norman si espanse ed assunse il controllo della professione psichiatrica mondiale.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il dottor Donald Ewen Cameron fu chiamato ad aiutare l'unità di guerra psicologica della corona inglese Tavistock nella valutazione della sanità mentale di Rudolph Hess. Ciò valse a Cameron la nomina di esperto nei processi per crimini di guerra di Norimberga. Sembra che il suo vecchio collega all'O.S.S. (Ufficio dei Servizi Strategici dell'Esercito Americano), Allen Dulles, futuro direttore della C.I.A. e fautore dell'MKULTRA, si dichiarò compiaciuto del suggerimento di Cameron di trattare ogni sopravissuto tedesco di età superiore ai 12 anni con l'elettroshock, in modo da eliminare le restanti vestigia del nazismo.
Nel 1948 l'Associazione Nazionale per la Salute Mentale di Norman radunò i leader mondiali della psichiatria e della psicologia in un Congresso Internazionale sulla Salute Mentale che si tenne a Londra, presso il Ministero della Sanità del Regno Unito. Durante il congresso fu creata la Federazione Mondiale per la Salute Mentale (World Federation of Menthal Health, tutt'ora in vigore e responsabile della pubblicazione del controverso D.S.M., il Manuale Diagnostico Statistico delle cosiddette malattie mentali). La signora Norman fu nominata nel consiglio esecutivo, mentre la presidenza della neonata W.F.M.H. toccò al comandante del dipartimento di guerra psicologica dell'esercito inglese e dirigente dell'Istituto Tavistock, il Generale di Brigata dottor John Rawling Rees. Dall'altra parte dell'oceano, a New York, Clarence G. Michalis, un uomo di Montagu Norman, fu chiamato a dirigere il Consiglio di Amministrazione della Josiah Macy Foundation, la quale iniziò a pagare per le attività della Federazione Mondiale per la Salute Mentale e dell'Istituto Tavistock negli Stati Uniti: cioè fornire sostanze stupefacenti e sovvertire gli ideali occidentali. Il dirigente medico della Josiah Macy Foundation, dottor Frank Fremont-Smith, fu anche co-direttore permanente con Rees della Federazione Mondiale per la Salute Mentale. La coordinatrice della delegazione statunitense al Congresso, Nina Ridenour, più tardi scrisse nel suo libro "Mental Health in the United States: A Fifty Years History" che la Federazione Mondiale per la Salute Mentale fu creata su consiglio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e dell'UNESCO, entrambe organizzazioni delle Nazioni Unite, poiché c'era la necessità di avere un'ente con cui "co-operare" nel campo della salute mentale che fosse non-governativo (O.N.G.), così da eludere qualsivoglia legge e costituzione. Il primo direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità fu lo psichiatra canadese Brock Chisholm, cioè colui che creò l'Allen Memorial Institute presso l'Università McGill di Montreal con l'aiuto della Rockefeller Foundation.
L'UNESCO invece fu fondata dal suo primo segretario generale, lo stratega dell'eugenetica e biologo Julian Huxley, nipote del primo editore di Darwin, amico di Rees e fratello dello scrittore e cantore delle droghe sintetiche Aldous Huxley. È interessante notare quali personaggi siano stati nominati a fungere da vice-presidenti della Federazione Mondiale per la Salute Mentale: Cyril Burt, uno psichiatra dell'Istituto Tavistock e attivista eugenetico, noto per le sue "ricerche" sui gemelli; Hugh Chrichton-Miller, fondatore della Clinica Tavistock nonché vice-presidente dell'Istituto Carl G. Jung di Zurigo e dell'Associazione Nazionale per la Salute Mentale britannica; Dame Evelyn Fox, leader del movimento eugenetico e guida di Lady Norman; lo psichiatra genetista Sir David Henderson, operante a Londra, Monaco e New York, insegnante di Donald Ewen Cameron e autore di Psichiatria e Miglioramento della Razza; Lord Thomas Jeeves Horder, presidente della Società di Eugenetica della Gran Bretagna, presidente dell'Associazione per la Pianificazione Familiare, presidente dell'associazione per le Relazioni Pubbliche Anglo-Sovietiche; Carl Gustav Jung, psichiatra curante di Montagu Norman, Paul Mellon e di Allen Dulles, rappresentante della psichiatria tedesca sotto i Nazisti e co-editore del nazista Journal of Psychotherapy; Winfred Overholser, a capo della delegazione americana al Congresso, rappresentante del Rito Scozzese, dirigente dell'Ospedale Psichiatrico St. Elizabeth di Washington, colui che somministrò marijuana ai soldati americani. Il primo oratore del Congresso fu Margaret Mead che sarebbe diventata presidente della Federazione Mondiale per la Salute Mentale nel 1956-57, in piena attività criminosa dell'MKULTRA.
MKULTRA
L'MKULTRA, programma post-bellico anglo-americano per il controllo mentale, ebbe in Donald Ewen Cameron il suo personaggio più famoso. Addestratosi all'Ospedale Mentale Reale di Glawgow sotto la guida di Sir David Henderson, Cameron fondò la branchia canadese della Federazione Mondiale per la Salute Mentale presieduta dal suo amico Rees. Inoltre diventò presidente dell'Associazione Psichiatrica Canadese, dell'Associazione Psichiatrica Americana (A.P.A.) e dell'Associazione Psichiatrica Mondiale. Giunse improvvisamente alla notorietà quando alcuni sopravvissuti ai suoi esperimenti denunciarono la CIA, che era la finanziatrice delle attività di Cameron, la quale pagò cifre milionarie in transazioni extra-giudiziarie pur di far tacere i denuncianti, contando anche sul fatto che i sopravvissuti agli esperimenti di Cameron erano oggettivamente pochi, essendo la maggior parte deceduta a causa degli esperimenti stessi. A seguito delle indagini compiute sia dalla Commissione Senatoriale istituita nel 1975 dal presidente Gerald Ford che da reporter indipendenti, si scoprì che Cameron somministrava alle sue vittime droghe e farmaci per farle dormire per settimane intere, svegliandole giornalmente solo per sottoporle a scariche di elettroshock al cervello. Per fare ciò utilizzava il metodo di Page-Russel che consisteva nell'immobilizzare il paziente e somministrargli una scarica iniziale di un secondo, quindi da cinque a nove scariche ulteriori. Cameron, però, aumentò il voltaggio previsto e portò la batteria di scariche da una a due e perfino tre volte al giorno. I malcapitati pazienti persero la memoria, chi parzialmente chi in modo totale, alcuni persero anche la capacità di controllare le funzioni corporee e, in certi casi, la capacità di parlare. Fu accertato che almeno una paziente fu ridotta quasi allo stato vegetale, quindi Cameron le asportò chirurgicamente i centri cognitivi del cervello riuscendo a mantenerla in vita.
Il dottor Cameron fece anche esperimenti con il curaro, il veleno che uccide simulando un attacco cardiaco. Egli, però, sostenne di averlo sempre usato in dosi non letali al solo scopo di immobilizzare ulteriormente i suoi pazienti mentre venivano sottoposti alla privazione sensoriale (cura del sonno) per periodi che arrivavano fino a 65 giorni. (Tutt'oggi l'elettroshock viene chiamato "terapia al curaro" poiché l'irrigidimento dei muscoli causato dal curaro evita che i pazienti si spezzino i denti o si taglino la lingua durante la somministrazione delle scariche elettriche.)
Quindi ai pazienti così trattati veniva somministrato l'LSD al fine di ottenere delle allucinazioni "programmabili". Una volta che i soggetti erano considerati "pronti", iniziava la "Guida Psichica": mediante un auricolare posto sotto il cuscino oppure con delle cuffie inamovibili, veniva riprodotto in continuazione un nastro per imprimere determinate frasi nella memoria residua delle vittime. Si scoprì che la CIA finanziò questi orrori tramite la Società per gli Studi di Ecologia Umana (Society for the Study of Human Ecology), la quale, al solo scopo di meglio accreditarsi come vera e legittima organizzazione accademica, finanziò anche uno studio sulla circoncisione di bambini turchi, compresi tra i cinque e i sette anni e residenti ad Istanbul, e sui problemi che essi avevano con i loro genitali.
Per quanto riguarda gli esperimenti con l'L.S.D., essa veniva veicolata dalla Josiah Macy Foundation tramite il suo dirigente medico Frank Fremont-Smith che nel 1954-55, guarda caso gli anni cruciali per il decollo del programma MKULTRA, fu anche presidente della Federazione Mondiale della Salute Mentale. Frank Fremont-Smith fu iniziato all'L.S.D. da Harold Abramson, uno psichiatra ricercatore alla Columbia University e al centro di eugenetica di Cold Spring Harbor, a Long Island, facente anch'egli parte dei ricercatori dell'MKULTRA. Abramson fu il primo a somministrare L.S.D. all'antropologo Gregory Bateson, marito di Margaret Mead. Bateson, a sua volta, nel 1959 somministrò L.S.D. al poeta della beat-generation Allen Ginsberg durante un esperimento alla Stanford University. Poco dopo l'L.S.D. diventerà la droga simbolo della cultura Hippy e verrà esportata e somministrata ai giovani "contestatori" di tutto il mondo occidentale.
Un altro sperimentatore dell'L.S.D. fu il dottor Paul Hock che, assieme al leader dell'eugenetica nazista Franz Kallmann, co-diresse la ricerca all'Istituto Psichiatrico della Stato di New York, presso la Columbia University. Hock era membro della Società Americana di Eugenetica e fu nominato Commissario di Stato per l'Igiene Mentale dal governatore di New York Averell Harriman e poi ri-nominato dal governatore Nelson Rockefeller (colui che presiedette la Commissione Senatoriale d'indagine sull'MKULTRA). Inoltre, fu Hock che causò la morte del tennista newyorchese Harold Blauer mediante iniezioni di derivati della mescalina.
Responsabile di molti progetti MKULTRA, fu il biochimico Sidney Gobblieb, dirigente della Divisione Chimica dei Servizi Tecnici della CIA, creatore di tossine letali, sieri della verità e assiduo sperimentatore di L.S.D., ispiratore del "Dottor Stranamore", il personaggio creato da Stanley Kubrik e interpretato da Peter Sellers. Nel giugno 1953 Gobblieb approvò il progetto per lo studio degli aspetti biochimici, neurofisiologici, sociali e di psichiatria clinica dell'acido lisergico dietilamide. Inizialmente l'L.S.D. veniva somministrata al personale interno alla CIA e i risultati venivano inviati a Gobblied per catalogazione e analisi. Il 19 novembre del 1953 fu somministrata L.S.D. all'ignaro dottor Frank Olson, uno scienziato dell'Esercito americano che lavorava al programma MKULTRA. Olson entrò in un interminabile stato di schizofrenia paranoica, fu portato al cospetto di Abramson che non seppe fare nulla se non convincere Olson a ricoverarsi nel manicomio di Chestnut Lodge a Rockville, Maryland. Ma la sera prima del ricovero, a una settimana dall'ingestione dell'LSD, Olson volò fuori dalla finestra del decimo piano dell'hotel in cui alloggiava. Suicidio voluto o procurato? Non si sa, ma il caso Olson diventò uno scandalo tale da incidere le prime crepe nella segretezza dell'MKULTRA. Fu da allora che i test sull'LSD, precedentemente fatti su soggetti interni alla CIA o al programma MKULTRA, furono fatti su soggetti esterni e completamente ignari, in particolar modo su prigionieri, tossicodipendenti ricoverati in strutture di riabilitazione, internati nei manicomi. Tutta gente che difficilmente avrebbe protestato e ancor più difficilmente sarebbe stata creduta.
Sebbene la storia dell'MKULTRA sia indissolubilmente legata al nome C.I.A., il programma MKULTRA non fu ordito dalla C.I.A. come tale, bensì dal suo direttore Allen Dulles, un paziente di Carl Gustav Jung e vecchio amico ed estimatore di Donald Ewen Cameron, cioè un prodotto psichiatrico lui stesso. Si tenga presente, inoltre, che le ricerche oggetto dell'MKULTRA erano figlie delle ricerche psichiatriche naziste, che a loro volta erano figlie delle teorie psichiatriche che si andavano sviluppando fin dal secolo precedente. A riprova di ciò, le ricerche per il controllo mentale dell'uomo non terminarono con la sospensione di MKULTRA, poiché alcuni tra i suoi più importanti ricercatori, cioè i veri responsabili ed esecutori dei crimini, furono riuniti nel 1961 da Robert H. Felix (psichiatra e maestro massone del 33° grado, fondatore del N.I.M.H., National Institute of Mental Health, di cui fu direttore dal 1949 al 1964) sotto l'egida dell'American College of Neuropsychopharmachology: un gruppo di circa 150 persone che includeva psichiatri, biologi, psicologi del comportamento, chimici, farmacisti e neuropsicologi continuò indisturbato il lavoro dei vari Kallmann, Overholser, Mengele, Cameron, Gobblied, Abramson, e così via.
Nel 1967, alla vigilia dell'esplosione della contestazione giovanile dei Figli dei Fiori, dediti all'uso e all'abuso di droghe, il Gruppo di Studio per gli Effetti dei Farmaci Psicotropi sugli Umani Normali (Study Group for the Effects of Psychotropic Drugs on Normal Humans) tenne una conferenza per stabilire il corso degli Stati Uniti verso il 2000. Gli atti della conferenza furono redatti da due protagonisti dell'MKULTRA, il dottor Wayne O. Evans, direttore del U.S. Army Military Stress Laboratory (Laboratorio Militare per lo Stress dell'Esercito Statunitense) nel Massachusetts, e Nathan Kline, un fanatico psichiatra eugenetista, ricercatore presso la Columbia University e praticante di psicologia-woodoo nella sua clinica di Haiti. Nella prefazione agli atti si leggeva che:
«...l'attuale gamma di farmaci utilizzati sembrerà quasi insignificante se la compariamo alla quantità possibile di sostanze chimiche che saranno disponibili per il controllo degli aspetti selettivi della vita dell'uomo del 2000 [...] La cultura Americana [...] si sta muovendo verso una "società sensoriale" [...] Una maggiore attenzione viene data all'esperienza sensoriale, minore invece alle filosofie razionali o a quelle orientate al lavoro. Una tale visione filosofica abbinata ai mezzi per separare il comportamento sessuale dalla riproduzione o dalla malattia, aumenterà indubbiamente la libertà sessuale [...] Appare ovvio che i giovani di oggi non siano più impauriti né dalla droga né dal sesso. D'altra parte, filosofi e portavoce dell'avanguardia propugnano l'esperienza sensoriale personale come la raison d'être della prossima generazione. Per terminare, ci stiamo dirigendo verso un'epoca in cui il lavoro significativo sarà possibile solo per una minoranza: in un'epoca simile gli afrodisiaci chimici possono essere accettati come mezzi comuni per occupare il proprio tempo. Sarà interessante vedere se la moralità pubblica nei prossimi 30 anni cambierà nella stessa misura in cui è cambiata negli ultimi 30. Se noi accettiamo che l'umore, la motivazione e l'emozione umana sono i riflessi di uno stato neurochimico del cervello, allora i farmaci possono fornire un mezzo semplice, rapido e conveniente per produrre qualsiasi stato neurochimico desiderato. Più presto smetteremo di confondere le asserzioni scientifiche sui farmaci con quelle morali, più presto potremo razionalmente considerare gli stati neurochimici che vogliamo fornire alla gente.»
Si faccia per un attimo mente locale sui propositi asseriti nel 1967 da Evans e Kline comparandoli alla situazione attuale, al proliferare di sostanze chimiche, siano esse droghe da strada oppure psicofarmaci. Lo spinello è normale, l'ecstasy in discoteca è d'obbligo e una "nuova" schiera di psichiatri ha dato vita al M.A.P.S. (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), che promuove l'ecstasy, l'L.S.D. e altre droghe psicotrope come la soluzione dei problemi dell'uomo (l'ecstasy viene addirittura definita pillola dell'amore in grado di realizzare il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso"). Ricorrere a psicofarmaci per qualsiasi sciocchezza è diventato normale e altamente pubblicizzato dagli psichiatri e dai loro accoliti, sia in programmi televisivi che sulla carta stampata che su internet. Il Prozac è stato ridefinito dal marketing "pillola della felicità"; il Ritalin viene regolarmente somministrato a sei milioni di bambini americani (che gli psichiatri statunitensi hanno dichiarato affetti dal controverso A.D.H.D., Disturbo da Deficit dell'Attenzione con Iperattività) e ora arriva anche in Italia dove professionisti prezzolati, insegnanti incapaci e genitori scansafatiche più interessati alle proprie esperienze sensoriali personali che ai propri figli, sperano di trovare la soluzione per mettere sotto controllo la vivida intelligenza dei bambini che hanno la sfortuna di incontrarli. Inoltre, direttamente dagli studi targati anni '50 sulla manipolazione mentale, ecco la pillola per dimenticare, che elimina i brutti ricordi - ciò che Cameron voleva ottenere somministrando elettroshock ai tedeschi sopravissuti - ma elimina anche la responsabilità. Il sesso "disinibito", infine, è diventato l'argomento principe sia in televisione che su giornali e riviste. Ci sono telefilm che sembrano scritti da Evans e Kline in persona, mentre i reality format ci mostrano individui alla ricerca della notorietà e del facile guadagno che si fanno rinchiudere per mesi in spazi angusti, ripresi giorno e notte dalle telecamere in una specie di psicoanalisi mediatica collettiva in cui non può mancare lui, il vero protagonista, quello che tutti aspettano e vogliono vedere: il sesso. A dargli man forte, da qualche anno, viene commercializzato il Viagra, l'immancabile pillola che dovrebbe trasformare tutti i maschi in stalloni. Come enunciato nel 1967, si stanno realizzando i sistemi per occupare il tempo e la mente delle persone, irretendole in un fascio interminabile di esperienze sensoriali, facendo loro credere di essere libere ed emancipate mentre, in realtà, sono sempre meno capaci di prestare seriamente attenzione a ciò che succede loro intorno.

Note:
1 ) Nel 1911 la Corte Suprema degli Stati Uniti sancì l'illegalità del monopolio di Rockefeller (che controllava il 64% del mercato) e ordinò ai dirigenti di spaccare la compagnia, fu così che nacquero 34 compagnie separate, tra queste le maggiori (e tuttora esistenti) sono:
  • Continental Oil (ribattezzata Conoco)
  • Standard of Indiana, (ribattezzata Amoco)
  • Standard of California (ribattezzata Chevron)
  • Standard of New Jersey, (ribattezzata Esso, e poi Exxon)
  • Standard of New York, (ribattezzata Mobil).
J.D. Rockefeller rimase azionista di tutte queste compagnie con quote di minoranza.
2 ) Nel 1885 William Goodsell Rockefeller, figlio di William Rockefeller, sposa Sarah Elizabeth Stillman, figlia di James Stillman, presidente della National City Bank. Dall'unione nasce James Stillman Rockefeller, che nel 1952 diventerà presidente della National City Bank, trasformandola in First National City Bank of New York grazie alla fusione con la First National Bank. In seguito la banca si trasformerà in Citibank, poi Citicorp e, infine, nell'attuale Citigroup. Da notare che nel 1960 David Rockefeller, suo secondo cugino, diventò presidente della Chase Manhattan Bank, storica rivale newyorkese della National City alla quale contendeva il dominio dell'industria americana. Con ciò, non è esagerato desumere che la famiglia Rockefeller controlla gran parte dell'apparato bancario americano e, quindi, di quello mondiale.
Riferimenti:

martedì 17 aprile 2012

UFO e Cristianesimo

Gli articoli sono stati pubblicati sui numeri dal 168 al 172 di "UFO Notiziario" dell'anno 2009.

CRISTIANESIMO, ANGELI E VITA EXTRATERRESTRE

di Cristoforo Barbato (Prima Parte)

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 168 del Maggio 2009

La posizione e lo studio della Santa Sede riguardo al fenomeno UFO e alla Vita Extraterrestre attraverso 60 anni di testimonianze autorevoli esponenti della Chiesa Cattolica. Esiste un possibile legame tra le apparizioni UFO e le manifestazioni angeliche descritte nei testi sacri?

In ufologia, negli ultimi sessant'anni, si è potuto constatare come da un'iniziale e ferrea politica del cover-up sugli UFO, già sorta sul finire del secondo conflitto mondiale, si è poi registrata nel corso degli anni un'apparente e graduale modifica di strategia.
L'iniziale censura e negazione del fenomeno ha evidenziato, se pur timidamente, un cambiamento di direzione a causa dell'intensificarsi degli avvistamenti in tutto il mondo e di una crescente opinione pubblica colpita da tali enigmatiche manifestazioni, le cui spiegazioni ufficiali risultavano essere sempre poco credibili.
Le autorità, pur senza pronunciarsi definitivamente sulla natura del fenomeno (che presenta in alcune sue manifestazioni aspetti alquanto inquietanti), hanno cominciato a manifestare, pur continuando a mantenere il massimo riserbo, una presa di posizione ufficiale e dando luogo a parziali rilasci d'informazioni.
Un cambiamento che, nonostante una politica di "debunking" e una sistematica strategia della confusione tuttora operanti, ha registrato una vera e propria svolta a partire dagli anni novanta.
Una modifica figlia sia di una crescente e nuova fase evolutiva della manifestazione del fenomeno che di una strategia apparentemente finalizzata a un palese e graduale processo di acculturazione programmata dell'opinione pubblica sulla presenza extraterrestre.
Un programma di "acclimatazione" o, se si vuole, di "rivelazione" che verrebbe attuato non solo attraverso il consolidato sistema dell'establishment, come l'intelligence occidentale (e non solo), ma anche attraverso la fiction (sia cartacea che video) delle cosiddette "produzioni orientate", ampiamente sperimentate durante il secolo scorso e "figlie" in un certo senso di quelle pellicole di propaganda di epoca bellica o del periodo della guerra fredda.
Un ulteriore canale impiegato sarebbe poi quello fornito dai media, che verrebbero però impiegati quale stadio finale, e infine quello "non convenzionale" dell'ufologia mondiale.
Ebbene, anche la Chiesa Cattolica, attraverso testimonianze e dichiarazioni di alcuni dei suoi esponenti rilasciate nel corso degli ultimi cinquant'anni, sembra aver mutato gradualmente la sua posizione pur possibilista mostrando non solo posizioni d'apertura ma un dichiarato e favorevole interesse sempre maggiore verso il fenomeno UFO.
Un interesse quello del Vaticano che, alla luce di certe dichiarazioni emerse negli ultimi anni, lascerebbe presagire una vera e propria fase preparatoria, rivolta principalmente verso i fedeli, in virtù di un probabile contatto palese futuro con intelligenze extraterrestri.
Eventualità che già negli anni '50, in seguito ai massicci avvistamenti di UFO e alle indagine svolte dai preposti gruppi d'inchiesta governativi, emerse in seno ad alcuni esponenti dell'establishment statunitense e non solo.
Tra l'altro, nel luglio del 1954 (anno che registrò uno dei più imponenti flap ufologici in tutto il mondo nonché il famigerato incontro segreto avvenuto a Muroc Airfield tra l'allora presidente Eisenhower e una delegazione aliena) in Europa, precisamente a Bonn in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva proprio sulla vita extraterrestre.
In quella occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:

«Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l'evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all'eventualità di un tale incontro.» ("UFO: Il fattore contatto", Roberto Pinotti - Oscar Mondadori).

Le considerazioni di Dessauer, per quanto azzardate potessero risultare, non erano del tutto campate in aria, anzi sembravano anticipare in un certo qual modo alcune delle conclusioni contenute in un documento ufficiale voluto dalla NASA e denominato "Rapporto Brookings". Il documento, commissionato dalla NASA nel 1958 - anno di fondazione dell'ente spaziale, su volere del presidente Eisehnower - al Brookings Institution di Washington D.C., venne reso noto al presidente del comitato della NASA per gli studi a lungo raggio nel 1960.
Il Brookings a cui fu assegnato un contratto di ricerca costituì un team di studio, diretto da Donald N. Michael un socio-psicologo, che consultò più di 200 esperti.
Il rapporto finale nelle sue varie parti aveva ricevuto la revisione di studiosi come Lloyd V. Berkner, capo della sezione di scienze spaziali (nonché presunto membro del famigerato Majestic-12), Caryl P. Haskins, presidente della Carnegie Institution di Washington, James R. Killian, presidente della Corporazione del M.LT., Oscar Schachter, direttore della Divisione legale generale delle Nazioni Unite, e dell'antropologa Margaret Mead.

Nel Novembre del 1960 venne steso un rapporto (Brookings Report) intitolato "Proposed Studies on the Implication of Peaceful Space Activities for Human Affaire" (Proposta di Studi sulle Implicazioni delle Attività Spaziali Pacifiche per le Questioni Umane).
Il documento in questione costituiva una sorta di analisi degli aspetti sociologici e antropologici legati a un possibile contatto con una civiltà extraterrestre.
Lo Studio riporta che se la NASA dovesse scoprire prove di vita extraterrestre, sarebbe tenuta a esercitare uno stretto controllo su tale notizia per motivi di pubblica sicurezza.
Alla base del programma, le seguenti considerazioni:

«Gli schedari antropologici (cita il rapporto) contengono numerosi esempi di società, sicure del loro posto nell'universo, che si sono disintegrate quando hanno dovuto associarsi con società che prima ignoravano abbracciando idee differenti e diversi modi di vita; le civiltà sopravvissute a questa esperienza, normalmente ne hanno pagato il prezzo sacrificando valori, atteggiamenti e comportamento validi fino allora. Poiché una vita intelligente può venir scoperta in qualsiasi momento attraverso la ricerca radiotelescopica oggi in atto, e poiché non si possono al momento prevedere le conseguenze di una simile scoperta, data la nostra limitata conoscenza su reazioni a circostanze anche solo vagamente così drammatiche, si possono raccomandare due ordini di ricerca:

  1. Continuazione degli studi per determinare la comprensione e gli atteggiamenti emotivi e intellettuali (e le eventuali successive alterazioni) riguardo alla possibilità e alle conseguenze della scoperta di una vita extraterrestre intelligente.
  2. Studi storici ed empirici del comportamento di popoli e dei loro capi di fronte a eventi drammatici e inconsueti o a pressioni sociali.»
Tra l'altro nel Rapporto Brookings, precisamente nella sottosezione, alla pagina 216, intitolata "Implications of a Discovery of Extraterrestrial Life" si legge: «[...] Diversi cosmologi e astronomi ritengono altamente probabile l'esistenza di vita intelligente in molti altri sistemi solari [...]. Manufatti lasciati in un determinato momento storico da queste forme di vita potrebbero essere scoperti attraverso le nostre future attività spaziali sulla Luna, su Marte, su Venere.»

A livello di politica e di strategia, il Rapporto raccomanda che la NASA richieda sempre e consideri molto attentamente: «In che modo e in quali circostanze simili notizie potrebbero essere presentate o nascoste al pubblico, e per quali scopi? Quale potrebbe essere il ruolo degli scienziati autori della scoperta e di altri responsabili della decisione di renderla nota?»

In merito alla possibilità che la prova inoppugnabile dell'esistenza di vita extraterrestre intelligente provochi gravi conseguenze sull'assetto socio-politico, inducendo la popolazione a porsi scottanti interrogativi, il documento riporta che: «Il livello di ripercussioni politiche o sociali probabilmente dipende da come la leadership interpreta il proprio ruolo, da come quest'ultimo viene minacciato, e dalle opportunità nazionali e personali di trarre vantaggio dallo sconvolgimento o dal rafforzamento degli atteggiamenti e dei valori altrui.»

L'NSA E LE IMPLICAZIONI DEL FENOMENO UFO
Il riserbo, suggerito dal Rapporto, che la NASA stessa dovrebbe esercitare per motivi di pubblica sicurezza in caso di scoperta di vita extraterrestre non deve stupire pur trattandosi di un ente civile che militare.
In effetti la NASA nacque in piena guerra fredda, quando tutti i progressi nell'ambito delle scienze spaziali derivavano dall'applicazione e dal perfezionamento di tecnologie militari.
Ancora oggi questo tipo di logica prevale. Infatti, anche se finanziata da imprese pubbliche, la NASA non è responsabile nei confronti dell'opinione pubblica, bensì del Governo USA e non esistono leggi che le impongano di condividere apertamente le proprie informazioni.
Al contrario, nella Sezione 102 dell'Atto del 29 luglio 1958 (The Space Act), con il quale l'Ente americano fu costituito, leggiamo:

«La NASA è incaricata di rendere note alle agenzie direttamente implicate nella difesa nazionale le scoperte che hanno un valore o un significato militari [...]. Le informazioni ottenute o sviluppate da questo ente nell'esercizio delle sue funzioni sancite da questo atto saranno suscettibili di eventuali pubbliche ispezioni tranne che nei seguenti casi:
  • informazioni sulle quali la legge federale abbia autorizzato o richiesto il segreto,
  • informazioni tenute nascoste per proteggere la sicurezza nazionale.»
Inoltre, vorrei evidenziare come alcune delle considerazioni esposte nel "Brookings Report" risultano alquanto simili a quelle contenute in un altro documento ufficiale, classificato Secret, realizzato nel 1968 dalla National Security Agency-NSA e in seguito declassificato.

Il documento in questione si chiama "UFO Hypothesis and Survival Questions" (Ipotesi sugli UFO e questioni di sopravvivenza); scopo di tale rapporto è quello di considerare brevemente alcune delle implicazioni relative alla sopravvivenza del genere umano in relazione al fenomeno UFO.
Il documento al punto 5 intitolato "Alcuni UFO sono correlati a intelligenze extraterrestri" recita testualmente:

«Secondo alcuni eminenti scienziati impegnati nello studio di tali questioni, questa ipotesi non può essere esclusa (Gli avvistamenti ben documentati su Washington, DC, del 1952 supportano fortemente tale ipotesi).»

Tale ipotesi presenta un cospicuo numero di pesanti implicazioni relativamente alla questione della sopravvivenza della razza umana:
  • Se sono "loro" che ti scoprono, questo significa che "loro" sono tecnologicamente superiori, questa é una vecchia ma raramente sbagliata regola empirica. La storia umana ci ha mostrato innumerevoli volte i risultati tragici di un confronto fra una cultura tecnologicamente superiore e un popolo inferiore: l"'inferiore" è spesso oggetto di conquista fisica.
  • Spesso nel passato un popolo tecnologicamente superiore é stato anche portatore di una cultura più virile, o aggressiva. In un confronto fra due popoli di livello culturale molto diverso, nella maggior parte dei casi sono quelli che possiedono una cultura inferiore, o meno virile, a soffrire una tragica perdita di identità e vengono di solito assorbiti dall'altro popolo.
Inoltre, al successivo punto 6 - "Commento", il rapporto afferma che:

«Per quanto il presente documento sia ben lungi dall'avere trattato tutte le possibili ipotesi connesse con il problema UFO, quelle che sono state passate in rassegna sono comunque le principali. Ciascuna di esse presenta sempre delle serie conseguenze a livello di sopravvivenza. La risposta finale a questo mistero comprenderà più di una delle ipotesi di cui sopra. Fino a oggi le questioni connesse agli UFO sono sempre state prese con un approccio di leggerezza scientifica. Ma se state camminando nella foresta e qualcuno gridasse "attenzione, un serpente a sonagli!" la vostra reazione sarebbe sicuramente immediata e difensiva, non perdereste certo tempo a effettuare speculazioni prima di agire, dovreste trattare l'allarme come un fatto reale e una minaccia immediata alla vostra esistenza. L'investigazione assumerebbe in questo caso l'aspetto di una intensa azione di emergenza allo scopo di isolare la minaccia e determinarne la precisa natura, sarebbe rivolta a sviluppare adeguate misure difensive in un minimo di tempo. Sembrerebbe che nel trattare col fenomeno UFO sia richiesto un po' di più di una tale attitudine alla sopravvivenza.
Forse la questione degli UFO potrebbe addirittura costringere l'uomo a intraprendere degli studi che potrebbero metterlo in grado di costruire una società più orientata verso lo sviluppo di un essere umano completo, sano in tutti gli aspetti di mente e corpo e, più importante di tutto, capace di riconoscere e adattarsi a reali situazioni ambientali.
»

LA CHIESA E L'IPOTESI DI VITA EXTRATERRESTRE
Tenendo bene a mente alcune delle considerazioni emerse nei due documenti menzionati (anche per le successive parti del dossier) credo sia utile, oltre che doverosa, una disamina approfondita sul pensiero e la posizione stessa della Chiesa in relazione al fenomeno UFO e alla possibilità di vita extraterrestre in generale.
Per quanto riguarda l'ipotesi di vita extraterrestre da un punto di vista teologico alla voce "Abitabilità dei Mondi", l'Enciclopedia Cattolica recita:

«Intorno alla questione dell'abitabilità dei mondi nulla di categorico afferma la dottrina cattolica; sotto quest'aspetto, resta quindi piena libertà di opinione e discussione. Il giorno in cui la scienza riuscisse a provare che anche in altri pianeti vicini o lontani o in altre stelle, vi sono esseri ragionevoli come noi, la filosofia spiegherà l'origine di quegli uomini allo stesso modo che per gli uomini terreni; ricorrendo, cioè, all'argomento della causalità, che postula un essere creatore. E la Teologia ci inviterà a magnificare di più la grandezza, la bontà, la prodigalità innata di Dio.»

Anche se il fenomeno UFO nacque ufficialmente nel 1947 nella Chiesa, già nei secoli precedenti, vi fu chi si espresse proprio in merito alla possibilità di Vita Extraterrestre.
In epoca rinascimentale la questione della probabile esistenza di mondi abitati venne affrontata dal Cardinale Nicola Cusano nella sua famosa opera teologica "De docta ignorantia" (La dotta ignoranza) pubblicata in tre volumi nel 1440.
Cusano (Bernkastel-Kues, 1401 - Todi, 1464), filosofo, matematico e astronomo tedesco naturalizzato italiano (Nacque a Kues ora Bernkastel-Kues, nome latinizzato in Cusa, in Germania presso Treviri, con il nome di Nikolaus Krebs), nella sua opera evidenzia l'impossibilità dell'uomo di possedere la "verità assoluta", che è solo di Dio, e confidando pertanto nella sola opportunità di accrescere le sue conoscenze. Il Cardinale nel secondo volume asserisce quanto segue:

«La Terra non appare più ignobile neppure per il luogo che occupa, luogo del mondo che è abitazione di uomini, di animali, di piante, che avrebbero una realtà di grado più ignobile rispetto agli enti che stanno nella regione del Sole e delle altre stelle. Infatti, sebbene Dio sia centro e circonferenza di tutte le regioni delle stelle e procedano da lui le nature dotate d'un grado diverso di nobiltà, abitanti in ogni regione, perché tanti luoghi dei cicli e delle stelle non siano vuoti, e abitata solo codesta Terra che è forse tra i corpi più piccoli, tuttavia sembra non vi possa essere qualche natura più nobile e più perfetta della natura intellettuale, nell'ambito del suo ordine, che abita in questa Terra e nella sua regione, anche se vi siano abitatori nelle altre stelle appartenenti ad altro genere. L'uomo non tende a conseguire una natura diversa dalla sua, ma ad essere perfetto nella propria. Non hanno proporzione gli abita tori delle altre stelle, chiunque essi siano, con i cittadini di questo mondo, anche se la totalità di quella regione rispetto alla nostra abbia una qualche proporzione, a noi occulta, nell'ambito d'una finalità universale. E così gli abitanti di questa Terra e della sua regione hanno una qualche relazione con gli abitanti delle altre stelle e regioni mediante la regione dell'universo, come le articolazioni minori delle dita della mano, mediante la mano, si può dire abbiano una proporzione con il piede, e le articolazioni particolari del piede si rapportano alla mano per la mediazione del piede stesso, cosicché tutto risulta proporzionato in relazione all'animale nella sua completezza. Ci è ignota tutta la regione delle stelle, e ci rimangono del tutto ignoti i suoi abitatori, come accade su questa Terra, che gli animali appartenenti ad una specie costituiscono una sola regione specifica, si uniscono fra loro e partecipano insieme, per la comunanza della regione specifica, alle proprietà che sono della loro regione, e non sanno nulla delle altre regioni, o perché se lo vietano o perché non ne hanno una vera conoscenza.»
(Lib. II, cap. XII "La terra, un astro in moto fra tutti gli altri, di cui ci sono ignoti gli abitatori")

Similmente alle posizioni di Cusano, 400 anni dopo si allineerà il domenicano francese Jacques-Marie-Louis Monsabré (Blois 1827 - Le Havre 1907), famoso per le sue prediche tra cui la nota "Introduzione al dogma cattolico" (1857-65) e le conferenze tenute ogni Quaresima a Notre-Dame tra queste la celebre "Esposizione del dogma cattolico" (1873-90).

«Perché - si domandava il domenicano - gli astri non sarebbero popolati da esseri meno grandi degli angeli, ma più grandi di noi? Tra la vita intuitiva dei puri spiriti e la nostra vita composta, ragionevole, sensitiva e vegetativa, vi è luogo per altre vite... Non è forse perché il divino Pastore volendo condurre tutto il suo gregge al pascolo della eterna felicità, lasciò negli spazi le novantanove pecorelle per venire a cercare quaggiù la centesima smarrita?»

Sempre nel 1800 un ulteriore e favorevole giudizio fu quello espresso dal famoso gesuita nonché astronomo padre Angelo Secchi (1818-1878). Il poliedrico gesuita italiano, oltre che all'astronomia i suoi interessi spaziavano dall'archeologia alla geodesia e geofisica fino alla meteorologia, fu direttore dell'Osservatorio Vaticano e uno dei pionieri nell'analisi spettroscopica e nella classificazione stellare su base spettroscopica.
Anche il dotto gesuita proprio in merito alla possibilità di altre forme di vita nell'Universo ebbe a dire:

«Ma il creato, che contempla l'astronomo, non è un semplice ammasso di materia luminosa: è un prodigioso organismo, in cui, dove cessa l'incandescenza della materia, incomincia la vita. Benché questa non sia penetrabile ai suoi telescopi, tuttavia, dall'analogia del nostro globo, possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri. La costituzione atmosferica degli altri pianeti, che in alcuni è cotanto simile alla nostra, e la struttura e composizione delle stelle simile a quella del nostro sole, ci persuadono che essi o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema, o percorrono taluno di quei periodi, che esso già percorse, o è destinato a percorrere.»
("Lezioni elementari di Fisica Terrestre" - Roma 1879).

IL REVERENDO CONNELL E IL FENOMENO DEI DISCHI VOLANTI
Il 10 agosto 1952 il quotidiano "Il Popolo" pubblica un articolo edito negli USA dal "Catholic Standard", un organo settimanale dell'arcivescovado di Washington, e intitolato: "Teoria sull'esistenza dei dischi volanti".
Il pezzo in questione, scritto dal reverendo Francis Connell, decano dell'Università Cattolica di Teologia di Washington, oltre che direttore aggiunto del periodico "The American Ecclesiastical Review", si occupava della questione teologica legata all'esistenza di esseri umani su altri pianeti.
Proprio in merito al fenomeno dei dischi volanti e alla teoria che provenissero da altri mondi, il reverendo americano rammenta come l'esistenza su altri pianeti di creature dotate di ragione sia un'ipotesi ammessa da lungo tempo dai teologi cattolici.
Sempre nell'articolo, Connell espone che i principi della dottrina cattolica sono estremamente conciliabili con le più straordinarie ipotesi di vita razionale sugli altri pianeti.
Le ipotesi, esposte dal reverendo, sono:
  1. «Gli esseri degli altri pianeti hanno ricevuto da Dio un "destino soprannaturale", come quello di Adamo ed Eva prima che commettessero il peccato.
    Alla loro creazione essi sono stati dotati di qualità soprannaturali, per esempio, dell'immortalità del corpo e di un puro spirito. Successivamente essi hanno peccato come Adamo ed Eva ed hanno perso i loro attributi soprannaturali. E questo non è che il problema degli esseri umani trasportato puramente e semplicemente su un altro pianeta.
  2. Le creature extra terrestri sono state create da Dio allo "stato di natura" vale a dire, a differenza di Adamo ed Eva prima del peccato, senza alcune degli attributi soprannaturali contenuti nella prima ipotesi. Dopo la loro morte essi consoceranno l'eterna felicità, senza tuttavia avere la possibilità della visione di Dio. La loro sorte è, pertanto, quella dei bambini morti senza Battesimo.
  3. Gli esseri extra terrestri hanno ricevuto da Dio gli stessi doni naturali di Adamo ed Eva, ma non hanno commesso peccato. Essi vivono dunque in condizioni paradisiache e possono essere da lungo tempo padroni di tutte le scienze di cui gli uomini di questa terra vanno così orgogliosi. È ragionevole supporre che essi siano più progrediti di noi e che viaggi interplanetari non presentino alcuna difficoltà per loro. Se poi si considera che essi dispongono, come Adamo ed Eva prima del peccato originale, dell'immortalità del corpo, ne consegue che è assolutamente inutile attaccarli con i caccia a reazione o con i nostri proiettili teleguidati. È anche naturale pensare che essendo dotati di un puro spirito e della volontà di seguire fedelmente i precetti divini gli esseri provenienti da un altro pianeta non abbiano nessuna intenzione di dichiararci guerra o di farci del male.
  4. Le creature extra terrestri potrebbero però essere "esseri razionali" che hanno peccato contro Dio come gli angeli caduti, ed hanno perso per sempre la grazia di Dio senza possibilità di redenzione. Quest'ultima ipotesi è la meno rassicurante, perché si avrebbe a che fare con un mondo di esseri malvagi; dotati di eccezionale intelligenza e di cattive intenzioni, che non possono certamente arrecare del bene all'umanità.»
Un articolo altrettanto interessante è quello pubblicato dal quotidiano "La Gazzetta del Popolo" il 28 ottobre 1954 e intitolato: "Una sensazionale ipotesi sull'origine dei dischi volanti".
Il pezzo, scritto dal corrispondente di Parigi Bonaventura Caloro, riporta quanto era stato espresso in Francia dall'autorevole scrittore cattolico Daniel Rops, proprio in merito ai misteriosi velivoli, e apparso sul settimanale Carefour. Rops, allora candidato all'Accademia di Francia, esordisce ponendosi il quesito sull'eventualità che i dischi volanti potessero essere angeli.
Lo scrittore, si legge nel pezzo, rammenta come il 14 maggio 1950 un giornale di San Francisco aveva pubblicato un suggestivo articolo sulle conseguenze religiose derivanti dall'esistenza dei dischi volanti.
L'autore dell'articolo notava che i libri santi non escludevano affatto l'esistenza, oltre gli abitanti della Terra, di altri esseri provvisti di intelligenza umana: per esempio gli angeli erano di questi esseri; e l'autore stesso fu il primo a vedere nel fenomeno dei dischi volanti un segno divino.
Tempo dopo, riferisce Rops, un teologo tedesco inviò al giornale cattolico "Wort und Warheit" una raccomandazione, di accogliere i piloti dei dischi volanti con sentimento di carità.

«Che non si creda uno scherzo - dichiara Daniel Rops - il discorso del teologo tedesco. Mi sarebbe facile citare un gruppo di teologi molto seri che discutono attualmente di tali problemi e so di un amico gesuita, ricco di spirito in tutto il senso della parola, che recentemente dichiarava, con una punta di ironia, ma non alla leggera, che non era proibito credere che i visitatori dei dischi volanti fossero angeli o almeno creature perfette, non macolate dal peccato originale, esseri "preadamitici", ma sopravanzati a noi di qualche migliaio di anni.»

Tra l'altro Rops rammenta come nel giugno del 1951 la rivista "Ecclesia", in anticipo sulla stampa di molti paesi progrediti, chiedeva allo scienziato e teologo Gabriel Remy, membro dell'Accademia astronomica di Francia e autore dell'opera "De la creation et de l'ère atomique", la sua opinione sui dischi volanti.
Lo scienziato-teologo aveva realizzato un serio studio sul problema elaborando una sorta di piccola teologia sui marziani.
Il punto iniziale dello studio di Remy sottolinea come la scienza e la fede siano concordi nell'ammettere che il Sistema Solare, come composizione, non è unico nel suo genere. Soltanto entro un raggio di sedici anni luce ci sono trentotto soli; se la stessa proporzione si ripete in tutta la Galassia fra i suoi cento miliardi di stelle si potranno contare a centinai di milioni i pianeti. Pertanto sarebbe una bella pretesa credere che solo gli abitanti della Terra siano gli unici esseri umani dotati di cervello e anima e che la rivelazione divina limiti a noi quali supremi termini di essa.

«La scienza d'oggi - afferma Remy - sorride di una tale credenza. Per cui si pone il problema: I principi della rivelazione sarebbero smentiti se esistessero su un altro pianeta esseri viventi provvisti di una intelligenza eguale o superiore alla nostra? Questi esseri sono reincarnazione del verbo e susseguenti alla redenzione di Gesù Cristo?»

Tra l'altro Daniel Rops evidenzia come il monaco benedettino Dom Raymond Thibaut nel suo volume "L'Union à Dieu dans le Christ, d'après les lettres de direction de Dom Marmion" consacrato alle idee dell'abate Dom Columba Marmion (N.d.R. Uno dei principali scrittori spirituali della prima metà del XX secolo beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel Settembre del 2000) scrive che l'incarnazione essendo una escursione di Dio nella creazione, non è detto che debba avvenire solo sulla Terra.

«Anche San Tommaso - dichiara Rops - è della stessa opinione. Il maestro della teologia moderna scrisse queste frasi che sembrano rispondere alle questioni del momento: "Sembra che dopo la incarnazione, il figlio di Dio possa assumere una natura umana diversa da quella che egli assunse".»

Lo scrittore cattolico, infine, conclude con questa considerazione: «Insomma, ha ben ragione il teologo tedesco che chiede ai terreni di accogliere con sentimento di carità i marziani: anche se fisicamente non ci assomigliamo, essi possono essere spiritualmente più vicini a noi di quel che supponiamo.»

LA TEOLOGIA AMMETTE ALTRI MONDI ABITATI
In base a quanto fino a ora esposto emerge chiaramente come l'argomento degli UFO (anche se all'epoca era in voga il termine Dischi Volanti) e della Vita Extraterrestre fosse già oggetto di seri dibattiti teologici oltre che di mero interesse mediatico all'estero come in Italia sin dai primi anni '50.
Anche nel nostro Paese, in effetti, l'attenzione sulle possibili implicazioni religiose legate agli oggetti volanti non identificati venne immediatamente colta dagli organi di stampa. Non mancarono, così come negli anni '60, i quotidiani che si occuparono della pubblicazione di servizi il cui tema principale riguardasse il possibile pensiero o posizione sugli extraterrestri da parte della stessa Chiesa Cattolica.
Il 31 dicembre del 1954 il quotidiano "Il Giornale" pubblicò un breve ma significativo articolo intitolato: "L'esistenza dei marziani non esclusa dalla religione". Il pezzo riportava che:

«La discussione sulla abitabilità o meno dei pianeti e quindi sulla possibilità che in essi (o almeno alcuni di essi) esista la presenza di esseri rispondenti alla caratteristica fondamentale degli uomini, cioè di esseri ragionanti e pensanti, passata dal campo strettamente scientifico a quello più vasto delle comuni intelligenze, più facili quindi a smarrirsi nei dubbi dell'indole religiosa, non ha lasciato indifferente la Chiesa. Le autorità vaticane, interrogate dall'Agenzia Nazionale, hanno dichiarato che se anche un giorno la scienza arriverà a provare l'esistenza di questi esseri, la Chiesa non avrà difficoltà ad accettarne il responso e non si verificherà certo quanto è accaduto in altri tempi al riguardo di altre scoperte della scienza. La Chiesa - si dichiara - non si rifiuta oggi di andare pari passo con la scienza. Lo ha affermato lo stesso Pontefice qualche tempo fa in un discorso che ebbe larga eco nel mondo scientifico. Per ora i teologi si limitano a rilevare che se si trattasse di essere ragionevoli, questi non potrebbero essere considerati come facenti parte della famiglia umana, che ha per suo capostipite Adamo. Essi sarebbero pertanto governati da altra legge morale e destinati ad altro fine. Probabilmente si tratterebbe di esseri viventi allo stato naturale, con bisogni e aspirazioni più limitati dei nostri. Le ipotesi che possono essere avanzate, sempre dal punto di vista religioso, il solo che interessa la Chiesa, sono naturalmente molte e diverse.»

Altrettanto significativo è l'articolo "La teologia ammette gli abitanti di altri mondi" scritto da Raffaele Mezza e pubblicato dal quotidiano "Il Mattino" il 26 ottobre 1966 (Ripubblicato anche sul Corriere di Napoli il 13/12/1973 con il titolo: "L'esistenza degli UFO non contrasta con la fede") dal quale emerge tra l'altro un breve retroscena verificato si durante i lavori preparativi del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962-7 dicembre 1965) indetto da Papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959. L'articolo di Mezza vuole riassumere il punto di vista cattolico sull'argomento, ecco alcuni passi salienti:

«Anzitutto un po' di storia. Sembra che il primo a formulare l'ipotesi di altri mondi abitati sia stato il Cardinale Cusano, morto nel 1464, che ne parla nella sua opera "De docta ignorantia". Questa teoria si fece strada ai tempi di Galileo, anche se l'abate Ciampoli consigliava il grande astronomo di scartarla per non inimicarsi i teologi. Altri presunti contatti con la Bibbia pensò di trovarli, nella prima metà del Seicento, l'Abate La Cazre, il quale raccomandava al filosofo Gassendi di non insistere troppo sugli abitanti degli altri pianeti. Il rinnovamento delle scienze bibliche seguito alla riforma protestante fece giustizia di questi preconcetti o partendo dal principio, già espresso da Sant'Agostino, secondo il quale la Sacra Scrittura serve ad inculcare verità religiose senza pretese scientifiche ("...christianos vult facere, non mathematicos..."), chiarì che era assurdo aspettarsi dalla Bibbia un linguaggio aderente all'astronomia, quando si sa che all'epoca in cui fu scritto il Libro sacro gli uomini avevano dell'Universo una concezione sbagliata.»

«Fatta questa premessa, vediamo ora più da vicino perché la fede non esclude la possibilità di altri mondi abitati. Già il celebre Monsanbrè, alla fine del secolo scorso, predicava nella Cattedrale di Parigi la possibilità che altri esseri intelligenti si unissero agli uomini nel glorificare Dio. Sei anni prima, nel 1884, il teologo tedesco Pohle aveva pubblicato uno studio affermando che il fine della creazione, cioè la gloria di Dio, non sarebbe compiutamente raggiunto se non ci fossero altri mondi abitati. Lasciamo da parte, tuttavia, queste opinioni per limitarci a delle considerazioni del tutto obiettive. Nulla vieta di pensare che il Signore abbia creato altri esseri intelligenti più o meno simili all'uomo. Ciò non significa che la teologia provi, o almeno esiga, l'abitabilità dei mondi lontani. La stessa incarnazione del Figlio di Dio il quale, come si legge nel Credo, "discese dal Cielo per noi uomini e per la nostra salvezza", non esclude l'esistenza di altre creature intelligenti, per le quali la Provvidenza potrebbe aver escogitato un'altra economia di salvezza.»

«C'è anzi chi pensa di trovare riferimenti positivi nella Sacra Scrittura. Le pecorelle che Gesù, nel Vangelo di Giovanni, dice di avere in un altro ovile, la pecorella smarrita di cui si parla in San Matteo, nella lettera ai Colossesi, afferma che in Cristo "tutte le cose furono create: quelle celesti e quelle terrestri, le visibili e le invisibili..." e che piacque a Dio riconciliare a sé, per mezzo di Gesù Cristo, "tutte le cose, sia quelle che sono sulla Terra che quelle che sono in Cielo". Secondo alcuni esegeti queste cose celesti rappresenterebbero gli esseri ultraterreni riconciliati a Dio grazie al sacrificio della Croce. Come osserva il teologo Roberto Masi - che insieme al Prof. Michelangelo Alessandri ha scritto sull'argomento un libro edito dalla Pro Civitate Christiana - "Oggi possiamo dire soltanto che i brani scritturistici citati non sembrano avere riferimento ad abitanti di mondi lontani. Se però un giorno la scienza arriverà a scoprire questi misteriosi abitanti del cielo, allora potremo non escludere che quelle frasi della Scrittura, e forse altre, alludano implicitamente anche a misteriosi esseri celesti."»

L'articolo di Mezza, tra l'altro proprio in conclusione, riporta un fatto "insolito" avvenuto duranti i lavori preparativi del Concilio e che sembrerebbe ricollegarsi in qualche modo a quanto confidatomi nel 2001 dal Gesuita (vedi: "Intervista al Gesuita" secretum-omega.com).
Quest'ultimo mi rivelò che uno dei motivi che diede il via al Concilio Ecumenico Vaticano II fosse proprio la necessità di fare un primo e concreto passo verso il rinnovamento della Chiesa, anche in vista di un possibile e imminente "contatto" alieno.
In effetti, stando a quanto riportato dal giornalista italiano, nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II un vescovo propose che si discutesse anche l'opportunità di spedire "missionari spaziali" negli altri pianeti, per convertire gli eventuali abitanti.
La singolare proposta, che fu riferita ai giornalisti dal Segretario Generale del Concilio Mons. Pericle Felici, a quanto è dato sapere, non ebbe un immediato seguito ma negli anni a venire, come vedremo più avanti, sarebbe stata seriamente considerata. Del resto, due anni dopo, "Il Giornale d'Italia" pubblicava un articolo in cui si tornava a parlare di "missionari spaziali" e di evangelizzazione di esseri interplanetari sulla scia della corsa verso la Luna da parte dell'Apollo 11.
Il 19 luglio 1969 il quotidiano pubblicò "Missionari sulla Luna? La Chiesa e la scoperta di nuovi mondi" un pezzo scritto dal vaticanista Benny Lai. Il giornalista traendo spunto dall'imminente sbarco sulla Luna da parte USA analizza le implicazioni teologiche legate alla possibile esistenza di esseri extraterrestri.

«Ricordo - scrive Lai - che, nel 1955, l'annunzio del primo lancio di un satellite artificiale, che apriva le speranze agli attuali viaggi interplanetari, interessa teologi e pensatori cattolici sotto un profilo particolare, vale a dire sui rapporti tra scienza e fede. Nacque tutta una serie di quesiti: se esistevano altri mondi abitati e, in caso positivo, se gli abitanti di tali mondi abitati avessero un'anima; se Cristo si fosse incarnato negli ipotetici extraterrestri e avesse concesso loro i benefici della redenzione. Si dirà che nella generale euforia dettata dalla novità ogni categoria guardava al suo campiello, ed è giusto solo in parte. La verità è che i teologi non erano impegnati come oggi. Già tre anni prima, infatti, due autorevoli studiosi s'erano quasi accapigliati disputando sui medesimi argomenti. L'uno, il teologo americano padre Francis J. Connel, aveva tirato fuori la strana ipotesi della possibile esistenza di esseri totalmente cattivi o totalmente buoni, a seconda appunto di avere avuto o no la redenzione; l'altro, l'allora rettore dell'Università cattolica di Milano, il francescano padre Agostino Gemelli, aveva negato l'esistenza di una vita superiore almeno nei satelliti del nostro Sistema Solare, messo in evidenza che le Sacre scritture non parlano di altre creazioni di esseri intelligenti e di conseguenza ipotizzare forme di vita per generazione spontanea avrebbe significato negare l'esistenza di Dio.»

«Adesso neppure un seminarista avrebbe il coraggio di riaprire simili dispute. Adesso non si tira fuori Emanuele Kant (che in fatto di astronomia poi non era del tutto digiuno) per supporre abitati i pianeti o ci si appella a San Tommaso che ammetteva la pluralità di incarnazioni divine poiché in caso contrario, sostenendo cioè che Dio non abbia potuto incarnarsi in altri esseri come nell'uomo, significherebbe porre un limite all'Onnipotenza divina.»

«Per il Papa - scrive Lai - che ha dedicato al viaggio dei tre cosmonauti già due discorsi, la avventura transplanetaria deve richiamare l'uomo alla umiltà, a non considerarsi causa e principio del mondo, a non restringere la realtà e ogni cosa a se stesso. "Esiste un cosmo, esiste un universo: esiste fuori, prima e dopo l'uomo che lo osserva, lo scopre, lo esplora".»

Diversi anni fa, in un articolo sull'astronautica apparso sull'"Osservatore Romano", il giornalista scriveva:

«Alle spedizioni fuori della Terra si affiancherà qualche sacerdote così come accadde nelle precedenti spedizioni terrestri; una nuova epoca si apre per le spedizioni missionarie. I monsignori romani sorrisero ma più per vedersi in una astronave alla Jules Verne, con le vesti svolazzanti, che per andare a cristianizzare i pagani interplanetari.»


CRISTIANESIMO, ANGELI E VITA EXTRATERRESTRE

di Cristoforo Barbato (Seconda Parte)

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 169 del Giugno 2009

La posizione e lo studio della Santa Sede riguardo al fenomeno UFO e alla Vita Extraterrestre attraverso 60 anni di testimonianze autorevoli esponenti della Chiesa Cattolica. Esiste un possibile legame tra le apparizioni UFO e le manifestazioni angeliche descritte nei testi sacri?


PADRE O'GRADY, UN REVERENDO CHE HA STUDIATO GLI UFO
Nell'agosto del 1972 la rivista "Gli Arcani" di Milano pubblica un'intervista al reverendo Padre Jorge O'Grady de Paiva rilasciata a un giornalista brasiliano sul fenomeno dei dischi volanti.
L'intervista, fatta nel convento di Nostra Signora del Cenacolo, venne pubblicata dal quotidiano "O Cruzeiro" e riportata in seguito dal bollettino di Ufologia "Cielo-Terra".
Quanto segue è la versione integrale dell'intervista così come pubblicata sulla rivista "Gli Arcani" ("Stanno tentando di parlare con noi") che ho ritenuto riportare nella sua interezza onde evidenziare come a suo tempo ci fossero esponenti della Chiesa che studiavano attentamente il fenomeno UFO.

«L'argomento è serio dal punto di vista scientifico - ci ha detto il sacerdote - e sta per essere studiato nel mondo intero da organismi composti da scienziati di varia specialità, come psicologi, astronomi, medici, fisici, matematici e anche sacerdoti. lo non ho mai visto un disco; ma credo nei dischi volanti. Non in tutte le apparizioni che si manifestano. Alcune non resistono alla più semplice analisi. Ma per dire la cosa in due parole, io direi così: circa il 10% delle apparizioni di dischi nel mondo intero resiste completamente all'analisi più rigorosa. L'unica conclusione è questa; non sono veicoli terrestri né sono illusione ottica o qualsiasi altro fenomeno che si possa spiegare. Il disco volante esiste ed è extraterrestre. C'è chi ha visto i piloti dei dischi volanti, dei più vari tipi, compresi nani e giganti; tuttavia riguardo all'equipaggio dei dischi volanti non c'è ancora un pronunciamento scientifico. Quelle persone che dicono di avere contatti con i piloti non hanno esposto un racconto che soddisfacesse tutte le esigenze scientifiche. La mia impressione generale è la seguente: i dischi non sono pilotati. Essi debbono essere servomeccanici, cioè debbono dirigersi da soli, risolvendo attraverso cervelli elettronici tutti i problemi che sorgono, come se fossero pilotati.»

"Se essi esistono e non sono della Terra, di dove sono?"

«A questa domanda nessuno può dare la più piccola risposta. Probabilmente non saranno del nostro sistema solare; probabilmente, perché Venere e Marte, per quanto si possa sapere, non debbono avere essere superiori come l'uomo. Deve esserci vita, lì, ma di tipo inferiore. L'astronomia non ci consente di concludere che Venere e Marte, i pianeti più vicini a noi abbiano vita. Se volessimo passare ai pianeti più distanti, il problema rimane più difficile. Giove, Saturno e Urano, più distanti di noi, sono pianeti per così dire gassosi e, pertanto, con molto meno condizioni di vita, soprattutto vita umana, come la nostra. L'impressione più ragionevole è quella secondo cui i dischi volanti sono extraterrestri e vengono da un altro sistema solare, da altre stelle, da altri mondi, dentro la nostra galassia che è la Via Lattea. Sarebbe impossibile dire che essi vengono da un'altra galassia. Questa cosa non avrebbe la più piccola convenienza. Dentro la Via Lattea esistono sistemi planetari in gran numero come quello del Sole; pertanto non c'è ragione perché non siano abitati. Come noi stiamo cercando di andar lì, essi più in fretta arrivano fin qui; di ciò non c'è alcun dubbio.»

"Che relazioni avrebbero con noi esseri di altri astri?"

«Essi sarebbero uomini per definizione filosofica. Esseri razionali. Avrebbero corpo come noi, talvolta un po' differente in qualche cosa. Sarebbero animali diciamo razionali; non terreni, evidentemente, ma di un altro astro, di un altro tipo. Finora la filosofia considera il genere umano uguale alla specie umana. Noi parliamo dell'uomo come del genere o come della specie, indifferentemente. Diciamo il genere umano e la specie umana. Tuttavia il genere comprende la specie. La specie è contenuta nel genere. Con la possibilità di esistenza in altri mondi, l'uomo sarebbe il genere e la specie sarebbe di ogni astro. L'Universo è immenso e praticamente infinito e, pertanto, non ci sarebbe nessuna ragione per giudicare che solo la Terra sia abitata. Ciò sarebbe ridicolo oggigiorno. L'astronomia già ammette questo. Attualmente c'è un indizio di primo ordine riguardo all'esistenza di esseri umani in altri astri. Il radiotelescopio ha captato messaggi cifrati. Sappiamo che sono messaggi di esseri intelligenti perché si vede in un'onda che non è l'onda del rumore naturale della radio. Questi messaggi non possono essere spiegati come cosa d'ordine naturale. Si è supposto allora che siano messaggi intelligenti. Non riusciamo ancora a decifrarli, ma essi obbediscono a un ritmo, a un periodo determinato, dando l'impressione che si sia fatta una chiamata perché l'uomo possa rispondere. Ciò è stato captato dall'Osservatorio di Arecibo, nell'America Centrale. La verità è che esseri di altri mondi stanno tentando di comunicare con noi. Non riusciamo a decifrare questi messaggi, data la difficoltà immensa perché non abbiamo evidentemente la stessa maniera di parlare con loro, e non ci sono mezzi, a questa immensa distanza, per ottenere il codice convenzionale allo scopo di intenderci. In un Congresso Astronautico fu proposto che la Terra inviasse segnali radio artificiali, con messaggi per altri astri, sulle seguente basi: serie semplici di matematica perché la matematica sarebbe un linguaggio comune. Ogni essere intelligente dovrebbe conoscere la matematica. Non siamo soli nell'Universo. Davanti a questo, è più che naturale che essi stiano cercando di venire fin qui.»

"Quanto allo spostamento dei dischi cosa ci dice?"

«Lo spostamento dei dischi è uno dei punti tecnici che ci portano ad affermare che essi provengono da altri mondi. Il modo con cui si muovono nello spazio sfugge alla conoscenza delle nostre leggi. Essi non ubbidiscono alla legge dell'inerzia gravitazionale e, pertanto, debbono avere un campo di gravità loro. Con assoluta certezza non sono mossi da nessuno dei nostri combustibili, neanche atomico.»

"Che cosa pensa del modo con cui i vari Governi agiscono nei confronti dei dischi volanti?"

«Ovunque le autorità governative hanno usato cautela perché questo argomento non venga a portare panico. Allora lo circondano di molto segreto. Arrivano anche a usare la tecnica della negazione: non esistono i dischi volanti. Ma in realtà il Governo è il primo a sapere che esistono. E per darle una dimostrazione di questo mi riferisco al Governo nordamericano. Il presidente Johnson approvò una richiesta del Senato perché gli Stati Uniti si preparassero con una difesa solida ad una possibile invasione dei dischi volanti. Negli Stati Uniti esiste il progetto di procedere ad una difesa con armi atomiche: sono in ascolto giorno e notte. Nell'ora in cui si dovesse verificare un avvicinamento alla Terra di veicoli metallici con velocità non conosciuta da noi e con caratteristiche non terrestri, tutto il sistema di difesa sarebbe azionato per controbilanciare una possibile invasione. Basta questo fatto per provare che i dischi volanti, se fossero una frottola, non impegnerebbero tutte le attenzioni della difesa.»

LE IPOTESI DEL GESUITA PADRE GRASSO
Un altro attento studioso del fenomeno UFO è stato senza alcun dubbio il teologo gesuita padre Domenico Grasso, noto soprattutto negli anni settanta per i suoi interventi sia in dibattiti pubblici che su alcuni periodici e organi di stampa nazionali oltre che, due volte, sulla rivista del CUN "UFO Notiziario".
Padre Grasso, laureato in teologia all'università Gregoriana di Roma dove ha insegnato teologia pastorale, è stato perito in tutte le sessioni del Concilio Vaticano II e ha tenuto diversi corsi presso le Università americane, ha insegnato per otto anni all'istituto "Lumen Vitae" di Bruxelles e per quattro anni all'Istituto Pastorale a Madrid.
Nel 1977 in occasione della IV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (30 settembre - 29 ottobre) lavorò in qualità di consulente teologico accanto all'allora Cardinale Karol Wojtyla (N.d.R. Wojtyla il 24 ottobre fu eletto al Consiglio del Segretariato Generale del Sinodo). Neanche due settimane dopo la chiusura del Sinodo il gesuita rilasciò al giornalista Lamberto Fumo del quotidiano "La Stampa" un'intervista che venne poi pubblicata 1'11 novembre.
Ecco alcuni stralci del servizio pubblicato dal giornale torinese e intitolato "I teologi e gli extraterrestri":

"La teologia - chiede il giornalista - si pone solo da qualche anno l'ipotesi che esistano uomini su altri pianeti?"

«Tutt'altro. Il problema è vecchio di secoli. Il primo a formulare l'ipotesi della possibilità di vita umana fuori del nostro pianeta fu Nicolò Cusano, autore del "De docta ignorantia". Quando Galileo cominciò a fornire le prove scientifiche del sistema copernicano, fra le perplessità suscitate in molti teologi, ci fu anche quella riguardante la possibilità dell'esistenza di uomini fuori della Terra. Questa ipotesi sembrava loro non conciliabile con la nostra fede. Essi non potevano concepire che il Figlio di Dio si fosse incarnato su un pianeta che il sistema copernicano veniva a perdere la sua importanza. Perciò chiesero allo scienziato di essere più prudente nelle sue affermazioni.»

"Galileo, prudente o no, aveva ragione, ma fu condannato come eretico. Ora il Concilio Vaticano II lo ha riabilitato. Ma i teologi hanno superato le perplessità che portarono alla condanna di Galileo?"

«Col passare del tempo non solo ci riuscirono, ma arrivarono addirittura a farsi convinti assertori della possibilità di una vita razionale fuori dalla Terra. Specialmente nel secolo scorso videro nella ipotesi della pluralità dei mondi abitati una risposta ai problemi del nascente razionalismo. Uno dei più noti predicatori di "Notre Dame", la cattedrale di Parigi, padre Felix, contrapponeva a chi gli domandava del piccolo numero di uomini terrestri che si sarebbero salvati, i miliardi di uomini abitanti in altre località dello spazio cosmico che si salvano. In Italia il padre Angelo Secchi, fondatore dell'Osservatorio astronomico del Collegio Romano e uno dei massimi esponenti dell'astrofisica, riteneva assurdo pensare che gli immensi spazi rivelati dalla scienza fossero vuoti. L'ipotesi è stata creduta probabile dal filosofo francese Bergson in forza della sua teoria sui "gradi della vita". Come si vede, per i teologi il problema è sorto molto prima che i dischi volanti apparissero nel nostro cielo.»

"Se si scoprisse, un giorno, l'esistenza di uomini, nel senso di esseri razionali, su altri pianeti o corpi celesti, che cosa direbbero i teologi a sostegno della Rivelazione e della Redenzione che Cristo ha operato, a quanto riteniamo, solo sulla Terra?"

«I teologi saranno molto contenti di constatare che la potenza di Dio non si è limitata a creare un solo mondo abitato da esseri razionali e che la sua sapienza è veramente "multiforme", come dice San Paolo. Faranno anche un bell'atto di umiltà constatando la propria pochezza di fronte all'immensità di Dio. In particolare, poi, scopriranno che l'ordine di provvidenza nel quale noi viviamo, e che ha come avvenimenti centrali la creazione, la caduta dell'uomo e la sua redenzione, non è l'unico esistente, ma uno dei tanti voluti da Dio.»

"Ma ci saranno pure cose, pensieri, idee anche religiose diverse fra noi e gli extraterrestri."

«Infatti. Non avremo in comune l'ordine di provvidenza nel quale siamo stati creati. Ripeto che nel nostro ordine di provvidenza gli avvenimenti fondamentali sono il peccato originale e la redenzione. Può darsi che gli abitanti degli altri mondi non abbiano né l'uno né l'altra: cioè che non abbiano peccato, come noi uomini, che si siano mantenuti fedeli a Dio. In tal caso, essi non hanno avuto bisogno di redenzione. Cristo perciò sarebbe loro "capo" non a titolo di redenzione, ma semplicemente a titolo di creazione, in quanto li ha creati a sua immagine e somiglianza. Navighiamo nel campo delle ipotesi. Solo la scienza positiva ci potrà dire se un giorno saranno realtà.»

A distanza di un anno il gesuita rilasciò al giornalista Marco Nese un'altra intervista pubblicata il 16 novembre 1978 sul noto settimanale "La Domenica del Corriere". Ecco alcuni passaggi della conversazione tra il teologo ed il reporter tratti dall'articolo "Negli UFO volano brave persone".

«Un argomento del genere - afferma Grasso - non può lasciare indifferente la teologia. Da anni, ormai, si cerca di far uscire il problema dall'anticamera della fantascienza per assegnargli il titolo di massima scoperta scientifica di tutti i tempi. Gli uomini l'attendono, come denota l'ansia con cui si affrettano a segnalare l'avvistamento di quei misteriosi velivoli battezzati dischi volanti. E gli scienziati da parte loro, non mancano di avvalorare il sentimento popolare con dichiarazioni che non solo non escludono la vita al di fuori della Terra, ma anzi lasciano credere alla sua probabilità. Allora mi sono chiesto: quali conseguenze avrebbe sulla religione cattolica la scoperta degli extraterrestri? In questa prospettiva bisogna dire che la Bibbia non contempla l'ipotesi di altre umanità. Neanche però le esclude, appunto perché i suoi argomenti sono limitati alla Terra. Sicché l'eventuale esistenza di extraterrestri non sarebbe in contrasto con le Scritture. Un cattolico, in sostanza, è libero di accettare o negare l'ipotesi di altri mondi abitati.»

"Ma lei crede alla vita su altri pianeti?"

«Spetta, naturalmente, agli scienziati dare una risposta definitiva. Ma io, come teologo, posso dedurre per conseguenza logica l'esistenza di altre umanità. Ma c'è un'altra considerazione che mi spinge a pormi l'ipotesi di altri mondi abitati, ed è il problema del male. Per alcuni, il male è talmente assurdo da essere inconciliabile con l'esistenza stessa di Dio. "Di fronte al dolore del mondo, di fronte all'ingiustizia, - dice Horckheimer - è impossibile credere nel dogma dell'esistenza di un Dio onnipotente e sommamente buono." lo, invece, rovescio il discorso. Proprio perché questo mondo è pieno di dolore e di ingiustizia, si può pensare che ne esistano altri in cui l'uomo, sempre creato da Dio, abbia fatto un uso migliore della sua libertà, senza il peccato.»

"Ammesso, come dice lei, che gli extraterrestri siano moralmente migliori di noi, esiste una possibilità di dialogo con loro?"

«Certamente. Se la scienza riuscirà a stabilire veramente un rapporto con gli abitanti di altri mondi, il nostro incontro con gli uomini extraterrestri sarà religiosamente fecondo. In ogni caso, sia noi sia loro siamo obbligati all'osservanza della legge naturale, a fare il bene e fuggire il male, secondo i dettami della nostra natura razionale. I dieci comandamenti sarebbero quindi il terreno sul quale incontrarci e collaborare.»

Le dichiarazioni di Padre Grasso sulle questione UFO (compresi, come vedremo, i due suoi interventi apparsi sull'allora organo d'informazione del CUN) vanno a inserirsi in quel susseguirsi di eventi a carattere ufologico che caratterizzarono gli anni '70.
È noto come il periodo 1973-1979 sia stato il più intenso e ricco per quanto concerne l'attività UFO in tutto il mondo, e che toccò il suo apice, specialmente in Italia, nel biennio 1978-79.
In quel periodo il fenomeno UFO si manifestò massicciamente nel nostro Paese, l'impatto e la portata che ebbe sull'opinione pubblica e, sulle stesse autorità, fu tale da calamitare sistematicamente l'attenzione sia degli organi d'informazione nazionali che di rotocalchi vari.
Tra l'altro anche periodici legati alla Chiesa stessa si occuparono di tali eventi, rivolgendosi con la dovuta attenzione, che inevitabilmente furono oggetto di dibattiti anche tra gli stessi fedeli.
Il 28 gennaio del 1979 il settimanale cattolico di informazione "Famiglia Cristiana" pubblicò l'interessante articolo "Un inverno pieno di UFO" scritto dal noto giornalista Bruno Ghibaudi. Quest'ultimo già in passato si era interessato al fenomeno UFO con un'inchiesta a puntate sulla "Settimana Incom" che culminò in un ulteriore servizio, a fine '62, nel quale veniva riassunta la posizione generale della Chiesa cattolica.
Nel 1979 Famiglia Cristiana era divenuto l'organo di stampa più diffuso nel mondo cattolico nonché una delle riviste più vendute in Italia; il periodico era stato fondato nel dicembre 1931 dal beato Giacomo Alberione, il quale sosteneva che la "nuova frontiera" dell'evangelizzazione fossero proprio i mezzi di comunicazione.
L'articolo di Ghibaudi si proponeva di stilare una sorta di elenco dei più clamorosi avvistamenti avvenuti negli ultimi mesi del '78 all'estero e principalmente in Italia e in particolare alle note manifestazioni verificatesi sul versante adriatico.
In effetti, il servizio aprì proprio con le segnalazioni dei pescatori abruzzesi e marchigiani di Giulianova e San Benedetto del Tronto delle strane formazioni di colonne d'acqua di 5 metri di diametro che si levavano improvvisamente a oltre 30 metri, di fasci di luce che misteriosamente apparivano e scomparivano nel buio della notte; interferenze elettromagnetiche nelle comunicazioni radio e sui radar di bordo oltre a sagome scure o globi di luce emersi dall'acqua e silenziosi spostarsi a scatti per poi immergersi o sparire in tutte le direzioni.
Altro caso citato è quello della tragica fine dei due fratelli De Fulgentis trovati il 25 ottobre a circa 20 metri di profondità al largo di Martinsicuro. Entrambi pescatori, la sera prima, con condizioni di mare calmo, erano usciti per pescare; la loro imbarcazione immersa accanto ai corpi era "in linea di navigazione" ossia come se qualcuno l'avesse sommersa versando l'acqua dall'alto. La stessa autopsia, i cui referti furono secretati, sembra avesse rivelato l'assenza di tracce d'acqua nei polmoni di entrambe i pescatori.
L'articolo di Ghibaudi è un susseguirsi di segnalazioni: l'atterraggio il 12 novembre di un grande UFO discoidale vicino un centro di ascolto vicino la capitale Kuwait a cui assistettero diversi tecnici del Centro e di un vicino impianto petrolifero; sempre quel giorno, ma anche nei successivi, diversi avvistamenti con numerosi testimoni vengono segnalati in Abruzzo (Silvi, Sulmona), Molise (Campobasso) a Modena, Pisa e Napoli.
Il giornalista italiano, tra l'altro, riporta due casi importanti e che faranno discutere gli ufologi negli anni a venire, quello del rapimento alieno del metronotte Fortunto Zanfretta e la misteriosa scomparsa del pilota civile australiano Frederick Valentich e del suo velivolo Cessa in seguito a un incontro ravvicinato in volo con un UFO.
L'articolo non manca di citare diversi avvistamenti avvenuti in Italia - e che evito di menzionare per non dilungarmi troppo - nel mese di dicembre e che hanno fatto discutere i media nazionali come ad esempio l'avvistamento di UFO del 14 su Roma (a cui assisteranno agenti di Polizia sul tetto della Questura bombardata da segnalazioni dei cittadini) e quello del 28, del blocco della centrale elettrica di Pietracamela (TE), ai piedi del Gran Sasso, in concomitanza del passaggio a bassa quota di un globo rossastro.

LA PERFEZIONE È ANCHE IN ALTRI PIANETI
In concomitanza al servizio di Famiglia Cristiana nel gennaio del 1979 la rivista del CUN "Notiziario UFO" pubblicò un'intervista, fatta da Claudio Gallo, a padre Domenico Grasso e di cui riporto alcuni passaggi:

"Da quanto tempo Padre, lei s'interessa del fenomeno UFO?"

«La prima volta avvenne nel 1952, quando si cominciò a parlare con una certa insistenza dei dischi volanti. In quell'anno la rivista "OGGI" pubblicò un articolo di Padre Gemelli in cui il Rettore dell'Università Cattolica si dimostrava del tutto contrario all'esistenza di esseri razionali in altri pianeti. Letto l'articolo, alcuni si rivolsero al Direttore di "Civiltà Cattolica" perché questa rivista esprimesse il proprio parere sull'argomento. Ne fui incaricato io. Scrissi così l'articolo "La teologia e la pluralità dei mondi abitati", uscito nel novembre di quell'anno che ebbe un grande successo. La stessa rivista "OGGI" lo riprese e lo pubblicò integralmente.»

"Che cosa diceva in quell'articolo?"

«Dopo aver fatto un po' la storia del problema, esponendo così come era stato visto da teologi e predicatori cattolici dal Rinascimento ai nostri giorni, mi ponevo il problema sul piano strettamente teologico. Affermavo che, stando ai principi della teologia, l'ipotesi della pluralità dei mondi abitati da altri esseri razionali non era né richiesta né respinta da questa scienza. Si poteva cioè ammettere o respingere l'audace ipotesi, senza che ciò implicasse un mettersi contro la teologia. La questione era di competenza non della scienza sacra, ma della scienza positiva.»

"Finora l'autorità ecclesiastica si è mai pronunciata sul fenomeno degli UFO?"

«No, mai. La ragione è che l'autorità ecclesiastica prende posizione su un problema quando questo è arrivato a un grado di maturazione abbastanza avanzato, e presenta risvolti religiosi e morali. Finora ciò non è avvenuto. Il problema degli UFO sembra ancora rientrare nel dominio della fantascienza. È ancora riservato a pochi studiosi.»

"Padre, cosa succederebbe se un giorno gli uomini di scienza riuscissero, se non i dimostrare, almeno a dare una grande probabilità all'origine extraterrestre degli UFO?"

«La Chiesa allora sarebbe obbligata a prendere posizione, perché il problema la tocca da vicino, trattandosi di uomini creati da Dio, come quelli esistenti su questa terra. Di essi dovrebbe esaminare il piano di provvidenza nel quale sono stati creati e in quale rapporto stanno con Gesù Cristo che, a dire di San Paolo, è colui per il quale tutte le cose, sia quelle sulla terra sia quelle dei cieli, sono state fatte. Il problema esigerebbe un lungo discorso che è meglio rimandare ad altra sessione.»

"Secondo Lei con quale spirito i ricercatori debbono occuparsi della Ufologia?"

«Dovrebbero occuparsene con lo stesso spirito con cui si occupano degli altri problemi scientifici. Nulla vieta che in esso portino un certo entusiasmo perché la questione è veramente appassionante e, se le si potesse dare una risposta positiva, costituirebbe la più grande scoperta di tutti i tempi. L'entusiasmo però non deve far velo al ragionamento e indurli a esaminare il problema con un rigore inferiore a quello proprio dell'uomo di scienza.»

Inoltre, sempre sul periodico ufologico italiano il gesuita intervenne nuovamente con un suo articolo, in due parti, intitolato "UFO e teologia cristiana" pubblicato nei mesi di settembre e ottobre 1979 (e sua volta riproposto nel 1995 nei primi due numeri della nuova edizione di Notiziario UFO). Nel pezzo padre Grasso espone diverse argomentazioni di carattere teologico che in parte sono già state accennate in precedenza e, data la lunghezza del testo, riporto per completezza solo in alcune sue parti.
In base a quanto scritto nella Bibbia, Dio avrebbe creato tutto per la sua gloria e che avrebbe raggiunto questo scopo nell'uomo e per l'uomo.
Secondo padre Grasso (citando Salmo 18,2) tutti i cieli cantano la gloria di Dio perché essi riflettono le perfezioni divine, ma solo l'uomo è fatto a "immagine e somiglianza di Dio" (Genesi 2,7), perché soltanto nell'uomo ha infuso "l'alito" col quale egli partecipa della stessa natura di Dio.

«L'alito della vita dell'uomo - scrive il gesuita - fa di lui un'immagine di Dio, ciò che non avviene negli altri esseri nei quali di Dio c'è solo un riflesso, un vestigio. È in forza di questo alito divino, di questa "proporzione" divina che è in Lui che l'uomo è in condizione di conoscere Dio, di dialogare con Lui, di ascoltare la Sua voce e di risponderGli. È quest'alito che lo rende arbitro del proprio destino, libero di obbedire al piano concepito da Dio sui di Lui o di trasgredirlo... Creando l'uomo dotato di intelligenza Dio ha inteso fame un essere capace di dialogare con Lui, non solo ascoltando la sua parola e rispondendoGli, come liberamente si esprime il libro della Genesi in riferimento ai rapporti tra i nostri genitori e Dio, ma anche indirettamente, cioè conoscendo le cose create e riferendo alla loro sorgente le perfezioni di bontà, di verità e di bellezza in esse contenute. È proprio da questa prospettiva che parte l'ipotesi cui i teologi esigono di più per argomentare sulla possibilità, per non dire sulla probabilità dell'esistenza di uomini fuori dal nostro pianeta. Se essi dicono, le cose sono state create per rendere gloria a Dio, se d'altra parte questa gloria non può esserGli resa se non tramite l'intelligenza umana, dobbiamo legittimamente dedurre che negli spazi inaccessibili all'osservazione dell'uomo o alla portata dei suoi strumenti scientifici, debbano esserci altri uomini, altre umanità capaci di conoscere le perfezioni che Dio ha posto in quegli esseri e riferirne la gloria al creatore. Perché infatti, le perfezioni che Dio ha profuso con tanta larghezza nell'universo dovrebbero rimanere nascoste e non cantare esse pure la gloria di Dio? Non sarebbe questa una stonatura indegna di Dio? Chi scrive un libro sapendo che non verrà mai letto da nessuno, o dipinge un quadro per nasconderlo affinché nessuno lo veda?
Qualcuno potrebbe obiettare che l'argomento dimostra soltanto la necessità che tutte le perfezioni dell'universo siano riferite a Dio da qualche intelligenza di raccogliere, ma non che questa intelligenza debba essere quella di un uomo. Basterebbe che fosse quella di un angelo. L'argomento non sembra convincente. Infatti gli angeli sarebbero puri spiriti, e come tali non possono conoscere la materia, se non in modo mediato e indiretto, così come gli uomini fanno con lo spirito. In tal caso ci sarebbe qualcosa delle perfezioni divine che rimarrebbe nascosto allo stesso "occhio" angelico. Il Pohle perciò crede di poter concludere: "Sembra del tutto conforme al fine ultimo del mondo che i corpi celesti abitabili siano popolati da creature, che riferiscano alla gloria del Creatore le bellezze corporee dei mondi nello stesso modo che fa l'uomo per il suo mondo più piccolo".
(Joseph Pohle teologo tedesco, "Die Stemen Welt und ihre Bewohner", Colonia 1904, p. 457).
L'argomento non manca di una logica interna. Se tutto dev'essere riferito a Dio, dovunque c'è un essere creato, ivi deve esserci un 'intelligenza capace di farlo. In tal caso o ammettiamo che l'uomo con la sua intelligenza e la sua scienza sarà un giorno in grado di esplorare tutto l'universo, il che sembra un 'ipotesi davvero fantascientifica, o dobbiamo ammettere che l'uomo che noi conosciamo non sia il solo che popoli l'universo. Angelo Secchi, grande astronomo del secolo scorso, non poté fare a meno di dedurre questa conclusione di fronte all'immensità dell'universo che le sue scoperte venivano sempre più allargando. "Per noi, egli scrisse, sembrerebbe assurdo riguardare quelle vaste regioni come deserti inabitati: esse devono essere popolate da esseri intelligenti e ragionevoli, capaci di conoscere, di onorare ed amare il loro Creatore". ("Le soleil", Parigi 1877, voI. II, p. 480).
E più recentemente il Bavink: "Se questo universo deve avere un significato mi sembra in ogni modo assurdo cercare tale significato solo sulla nostra piccola storia terrestre". (Bemhard Bavink, matematico e filosofo, "Risultati e problemi delle scienze naturali", Firenze 1947, p. 272).
Vi sono però anche altri argomenti che i teologi ritengono di poter invocare a favore dell'esistenza di uomini in altri pianeti. In particolare quello della perfezione dell'universo. È un argomento di S. Tommaso del quale essi fanno un'estensione. Secondo l'Angelico (Contra gentes II, 92), l'ordine dell'universo esige che il meno nobile sia fatto per il più nobile, e che quest'ultimo abbia sul primo un'eccedenza anche numerica. È necessario perciò, in forza di questo principio, che le cose nobili si moltiplichino più di quelle inferiori. Così gli angeli tanto più nobili dell'uomo, debbono superare questo non solo nella perfezione, ma anche nel numero. Se il principio è valido, bisogna senz'altro concludere che gli esseri viventi siano più di quelli non viventi e che tra i viventi quelli razionali siano più di quelli irrazionali. Il che porterebbe alla conclusione che gli uomini, appunto perché più nobili, esistano dovunque esistano esseri meno nobili di loro. Anzi l'argomento potrebbe portarci alla conclusione ancora più densa di conseguenze. Il principio infatti che il più nobile possa prevalere sul meno nobile vale non solo nel raffronto tra il vivente e il non vivente, o tra il vivente razionale e quello irrazionale, ma anche all'interno della stessa classe di esseri, cioè, nel nostro caso, degli stessi esseri razionali. Come nel mondo vegetale ed animale vediamo un'infinita varietà di specie, l'una più perfetta delle altre, perché non dovremmo ammettere 10 steso fatto per gli esseri umani? Questo significa che come esiste una specie umana sul nostro pianeta dotata di determinate qualità (le quali per quanto ci consentano di parlare di stirpi diverse, non ci permettono di dire che esistano uomini superiori ed uomini inferiori), sarebbe possibile fare questo ragionamento tra gli uomini del nostro pianeta e quelli di altri. Chi ci vieta cioè di dire che il genere umano, con le caratteristiche psico-somatiche che lo distinguono, sia solo un modo di realizzazione dell'essere razionale, così come il protozoo e la scimmia antropomorfa sono modi diversi (e quanto diversi!) di realizzare lo stesso concetto di vivente? Il Secchi ci presenta l'argomento in questi termini. "La vita - egli dice - riempie l'universo, e con la vita va associata l'intelligenza, e come abbondano gli esseri a noi inferiori, così possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente più capaci di noi. Fra il debole lume di questo raggio divino che rifulge nel nostro fragile composto, mercé del quale potremmo conoscere tante meraviglie, e la sapienza dell'Autore di tutte le cose, è una infinita distanza che può essere intercalata da gradi infiniti delle sue creature, per le quali i teoremi, che per noi sono frutto di ardui studi, potrebbero essere semplici intuizioni". (La grandezza del creato, in op. cit. p. 215).
Ancora più chiaramente - scrive Grasso - l'argomento venne sfruttato dal Monsabré (N.d.R. Padre Jacques Marie Louis Monsabré predicatore domenicano 1827-1876): "Perché gli astri non sarebbero popolati da esseri meno grandi degli angeli, ma più grandi di noi? Tra la vita intuitiva dei puri spiriti e la nostra vita composta, ragionevole, sensitiva e vegetati va, vi è luogo per altre vite. Noi abbiamo avuto, è vero l'incarnazione. Non è forse perché il divino pastore volle condurre tutto il suo gregge al pascolo della eterna felicità, lasciò negli spazi le novantanove pecorelle, per venire a cercare quaggiù la centesima smarrita?". (Esposizione del dogma cattolico, conf. 102, Torino 1900, pp. 243-244.
Se cioè il Figlio di Dio per incarnarsi ha scelto la Terra, non l'ha fatto forse proprio perché ce ne era bisogno, avendo gli uomini di quaggiù peccato mentre al peccato sono rimasti immuni gli uomini di altri pianeti? Sono considerazioni forse un po' curiose, ma non destituite di una certa ragionevolezza. Di fronte all'enigma del male l'uomo cerca una spiegazione e non trovandola sulla Terra, la ricerca negli astri. È innegabile che se in una miriade di umanità, la nostra fosse la sola ad essere afflitta dal problema del male, questo potrebbe non poco del suo mistero. Le riflessioni finora fatte non oltrepassano il grado della probabilità e della verosimiglianza. Esse provano solo che l'ipotesi di una vita umana fuori della Terra non contrasta con nessun principio della teologia, la quale anzi sarebbe contenta che l'ipotesi fosse vera.»

Padre Grasso infine fornisce un altro argomento teologico che si aggancia a quanto finora esposto ed è quello del primato di Cristo sulla creazione:

«La considerazione del primato di Cristo - afferma il gesuita - ci porta logicamente a un'altra riflessione, anch'essa non decisiva, ma non priva di interesse per chi attinge dalla Bibbia le sue conoscenze. Noi sappiamo che sono possibili vari piani di Provvidenza. Volendo comunicare le proprie perfezioni a creature razionali, capaci cioè di entrare in dialogo con Lui, Dio aveva la scelta tra una gamma infinita di possibilità. Poteva per esempio creare un mondo di uomini talmente perfetti, nei quali l'armonia tra le facoltà inferiori della sensibilità, e quelle superiori dell'intelligenza e della volontà libera, sarebbe stata così piena che essi non avrebbero mai abusato della loro libertà per fare il male. È l'umanità che la Bibbia ci descrive, sia pure limitata a due persone, prima del peccato che chiamiamo originale. Come pure nulla avrebbe vietato a Dio di creare un mondo contrario, nel quale gli uomini avrebbero abusato della loro libertà molto di più di quello che ha fatto l'uomo storico che noi conosciamo. Avrebbe poi potuto creare un mondo di uomini in uno stato puramente naturale nel quale essi avrebbero conosciuto il loro Creatore col solo uso della loro intelligenza, senza che Dio venisse loro in aiuto con una particolare rivelazione. Né possiamo escludere un mondo di superdotati, nei quali tutte le facoltà umane sarebbero state possedute nel grado più alto, un mondo cioè di geni. Nulla vieta che queste possibilità, che per noi sono semplici ipotesi, siano state effettivamente realizzate da Dio fuori dalla nostra Terra. In tal caso avremmo varie umanità, espressione della sapienza di Dio, e da parte di Cristo vari modi di esercitare il suo primato, tanto su uomini comuni come siamo noi, quanto su uomini straordinari.»

I PAPI E GLI "ANGELI" (BUONI E CATTIVI)
Gli "Angeli", come abbiamo potuto constatare, rispetto agli argomenti in precedenza trattati, rivestono un ruolo chiave nella storia umana e non solo marginalmente da un punto di vista teologico legato magari esclusivamente al cristianesimo e alla loro eventuale natura soprannaturale o divina.
In base a quanto finora esposto (e a quanto verrà argomentato specialmente in questa Seconda Parte del dossier) si potrebbe analizzare e riconsiderare sotto una nuova luce le dichiarazioni fatte da alcuni Papi nel secolo scorso, proprio in merito agli "Angeli" e alla loro presenza.
Pio XII già negli anni '50 parlò della missione degli angeli nella vita cristiana, nella stessa Lettera Enciclica "Rumani generis", pubblicata nel 1950, indicò ai vescovi alcune false opinioni che minacciavano di sovvertire i fondamenti della dottrina cattolica.
Pacelli denunciò alcuni teologi e riaffermò l'esistenza degli angeli contro coloro che ne avevano messo in discussione, riducendo gli angeli stessi a figure mitiche e facendone quasi "volatili celesti" o entità vaporose.
E come non riflettere sulle parole pronunciate nel 1956 e citate dallo studioso Renzo Baschera nel volume "Le profezie di Pio XII - Le rivelazioni di Gesù al pontefice sul futuro dell'umanità", pubblicato nel 1996 dall'Armenia.
Baschera, profondo conoscitore di testi profetici, nel suo testo presenta una raccolta di vaticini attribuiti a Pio XII, tratti da fonti autorevoli e qualificate e dalle memorie di chi fu vicino a Pacelli.
Nel 1956 il Pontefice parlando a un gruppo di seminaristi francesi dichiarò:

«I tempi tendono ad allontanare l'uomo dalla spiritualità, per renderlo schiavo delle cose terrene... Il vostro compito sarà pertanto quello di riavvicinare l'uomo alle cose eterne, alle cose che non si vedono, ma che esistono, ed esisteranno in eterno... Bisogna allargare gli orizzonti dell'uomo... Bisogna far capire all'uomo che non è solo, perché legioni di angeli sono sulla terra. E verrà giorno in cui gli uomini parleranno con gli angeli...»

E come non ricordare gli interventi di Giovanni XXIII, noto per la sua fede nell'angelo custode, il quale spesse volte parlò pubblicamente degli angeli, come in occasione dell'Udienza generale tenuta sul Piazzale della Villa Pontificia di Castel Gandolfo, il 9 agosto 1961.
In quella occasione il Papa Buono, come venne ribattezzato, ebbe a dichiarare:

«[...] Lasciate che la Nostra voce, levatasi a monito paterno e accorato per il rispetto della vita umana, di ogni vita, della propria e dell'altrui, ritrovi qui verso il termine del Nostro semplice conversare le prime note del linguaggio angelico, che godiamo ripetere in più commossi accenti, come quello dell'Angelus Domini nutiavit Mariae. Il richiamo degli spiriti elettissimi, che la sollecita cura del Padre celeste pose e pone accanto a ciascuno dei suoi figli, infonde letizia e coraggio. Gli Angeli del Signore scrutano infatti il nostro intimo e vorrebbero farlo degno delle divine compiacenze! A essi fu affidato anche il compito di guidare i nostri passi. Per questo, il sentimento di viva carità paterna Ci ha suggerito di dare speciale risonanza alla invocazione dei Santi Angeli Custodi. La loro presenza penetra ed avvolge tutta la storia dei secoli: accanto ai progenitori nostri, e poi ai condottieri del popolo eletto, ai suoi re e profeti, fino allo stesso Gesù e agli Apostoli suoi [...].»

Tra l'altro, esisterebbe un episodio poco noto, e singolare, nella vita di Giovanni XXIII emerso in base a una confidenza fatta a un Vescovo canadese; Roncalli avrebbe confidato che l'idea del Concilio Ecumenico scaturì da un'ispirazione del suo angelo custode.
Tale indiscrezione viene riportata nel testo "Tu amico angelo" (Edizioni Villadiseriane, 2001) scritto dal missionario Padre Angel Peña un religioso agostiniano, di origine spagnola, da anni missionario in Perù.

«Giovanni XXIII - scrive il sacerdote - in una confidenza a un Vescovo canadese, attribuì l'idea della convocazione del Concilio Vaticano II al proprio angelo custode, e raccomandava ai genitori che inculcassero ai propri figli la devozione all'angelo custode.»

Anche Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso Albino Lucani, parlò degli angeli quando era Patriarca di Venezia parlò degli angeli definendoli "I grandi sconosciuti del nostro tempo" e ribadendo che:

«Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini.»

Rispetto ai vari pontefici che lo hanno preceduto Giovanni Paolo Il è stato di sicuro il Papa che si è espresso maggiormente sugli angeli tanto da dedicarvi un ciclo di catechesi durante le Udienze Generali del mercoledì nell'estate del 1986.
Papa Wojtyla in occasione dell'Udienza Generale tenuta il 9 luglio dichiarò:

«Le nostre catechesi su Dio, creatore del mondo, non possono concludersi senza dedicare adeguata attenzione a un preciso contenuto della rivelazione divina: la creazione degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama "angeli". Tale creazione appare chiaramente nei Simboli della fede, particolarmente nel Simbolo niceno-costantinopolitano: "Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose (cioè enti o esseri) visibili e invisibili".
Sappiamo che l'uomo gode, all'interno della creazione, di una posizione singolare: grazie al suo corpo appartiene al mondo visibile, mentre per l'anima spirituale, che vivifica il corpo, egli si trova quasi al confine tra la creazione visibile e quella invisibile. A quest'ultima, secondo il Credo che la Chiesa professa alla luce della rivelazione, appartengono altri esseri, puramente spirituali, non dunque propri del mondo visibile, anche se in esso presenti e operanti. Essi costituiscono un mondo specifico. Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli angeli ciò che alla fede non appartiene, o, viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata. L'esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama di solito "angeli", veniva già negata ai tempi di Cristo dai sadducei
(cfr. Atti 23,8).
La negano anche i materialisti e i razionalisti di tutti i tempi. Eppure, come acutamente osserva un teologo moderno, "se si volesse sbarazzarsi degli angeli, si dovrebbe rivedere radicalmente la Sacra Scrittura stessa, e con essa tutta la storia della salvezza". (A. Winklhofer, "Die Welt der Engel, Ettal 1961, p. 144, nota 2; in "Mysterium Salutis", II, 2, p. 726).
Tutta la Tradizione è unanime su questa questione. Il Credo della Chiesa è in fondo un'eco di quanto Paolo scrive ai Colossesi: "poiché per mezzo di lui (Cristo) sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati, Potestà, tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Colossesi 1, 16).
Il riferimento al "primato" di Cristo ci aiuta a comprendere che la verità circa l'esistenza e l'opera degli angeli (buoni e cattivi) non costituisce il contenuto centrale della parola di Dio. Nella rivelazione Dio parla prima di tutto "agli uomini e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé", come leggiamo nella costituzione Dei Verbum (Dei Verbum, 2) del Concilio Vaticano II. Così "la profonda verità sia di Dio sia della salvezza degli uomini" è il contenuto centrale della rivelazione che "risplende" più pienamente nella persona di Cristo. La verità sugli angeli è in certo senso "collaterale", eppure inseparabile dalla rivelazione centrale, che è l'esistenza, la maestà e la gloria del Creatore che rifulgono in tutta la creazione "visibile" e "invisibile" e nell'azione salvifica di Dio nella storia dell'uomo.
Gli angeli non sono dunque creature di primo piano nella realtà della rivelazione, eppure vi appartengono pienamente, tanto che in alcuni momenti le vediamo adempiere compiti fondamentali a nome di Dio stesso.
»

IL DIAVOLO E I SUOI "ANGELI CADUTI"
Sempre sugli angeli il Pontefice così si espresse durante l'Udienza Generale del 23 luglio:

«Proseguiamo oggi la nostra catechesi sugli angeli la cui esistenza, voluta da un atto dell'amore eterno di Dio, professiamo con le parole del simbolo niceno-costantinopolitano:"Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili". Nella perfezione della loro natura spirituale gli angeli sono chiamati fin dall'inizio, in virtù della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che conoscono nella verità in modo molto più pieno e perfetto di quanto non sia possibile all'uomo. Questo amore è l'atto di una volontà libera, per cui anche per gli angeli la libertà significa possibilità di operare una scelta a favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stesso creando gli spiriti puri come esseri liberi, Dio nella sua Provvidenza non poteva non prevedere anche la possibilità del peccato degli angeli... Di fatto, come dice chiaramente la rivelazione, il mondo degli spiriti puri appare diviso in buoni e cattivi. Ebbene, questa divisione non si è operata per creazione di Dio, ma in base alla libertà propria della natura spirituale di ciascuno di essi... A questo riguardo si deve dire anche che gli spiriti puri sono stati sottoposti a una prova di carattere orale. Fu una scelta decisiva riguardante prima di tutto Dio stesso, un Dio conosciuto in modo più essenziale e diretto di quanto è possibile all'uomo, un Dio che a questi esseri spirituali aveva fatto dono, prima che all'uomo, di partecipare alla sua natura divina... La scelta operata sulla base della verità su Dio, conosciuta in forma superiore in base alla lucidità delle loro intelligenze, ha diviso anche il mondo dei puri spiriti in buoni e cattivi. I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e definitivo, conosciuto alla luce dell'intelletto illuminato dalla rivelazione... Gli altri invece hanno voltato le spalle a Dio contro la verità della conoscenza che indicava in lui il bene totale e definitivo. Hanno scelto contro la rivelazione del mistero di Dio, contro la sua grazia che li rendeva partecipi della Trinità e dell'eterna amicizia con Dio nella comunione con lui mediante l'amore. In base alla loro libertà creata hanno operato una scelta radicale e irreversibile al pari di quella degli angeli buoni, ma diametralmente opposta: invece di un'accettazione di Dio piena di amore, gli hanno opposto un rifiuto ispirato da un falso senso di autosufficienza, di avversione e persino di odio che si è tramutato in ribellione.»

Nell'Udienza Generale del 30 luglio Wojtyla tornò nuovamente sull'argomento:

«Stando sempre alla Sacra Scrittura, gli angeli, in quanto creature puramente spirituali, si presentano alla riflessione della nostra mente come una speciale realizzazione dell'"immagine di Dio", Spirito perfettissimo, come Gesù stesso ricorda alla donna samaritana con le parole: "Dio è spirito" (Giovanni 4,24). Gli angeli sono, da questo punto di vista, le creature più vicine all'esemplare divino. Il nome che la Sacra Scrittura loro attribuisce indica che ciò che più conta nella rivelazione è la verità sui compiti degli angeli nei riguardi degli uomini: angelo (angelus) vuole infatti dire "messaggero". L'ebraico "malak", usato nell'Antico Testamento, significa più propriamente "delegato" o "ambasciatore". Gli angeli, creature spirituali, hanno funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che intercorrono tra Dio e gli uomini. Sotto questo aspetto la Lettera agli Ebrei dirà che al Cristo è stato affidato un "nome", e quindi un ministero di mediazione, ben superiore a quello degli angeli (cfr. Ebrei 1,4). L'Antico Testamento sottolinea soprattutto la speciale partecipazione degli angeli alla celebrazione della gloria che il Creatore riceve come tributo di lode da parte del mondo creato. Sono in modo speciale i salmi che si fanno interpreti di tale voce, quando, ad esempio, proclamano: "Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell'alto dei cieli. Lodatelo, voi tutti, suoi angeli [...]" (Salmi 148,1-2). Similmente il Salmo 102: "Benedite il Signore, voi tutti, suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola". Quest'ultimo versetto del Salmo 102 indica che gli angeli prendono parte, in modo a loro proprio, al governo di Dio sulla creazione, come "potenti esecutori dei suoi comandi" secondo il piano stabilito dalla divina Provvidenza. Seguendo il Libro di Daniele si può affermare che i compiti degli angeli come ambasciatori del Dio vivo si estendono non solo ai singoli uomini e a coloro che hanno speciali compiti, ma anche a intere nazioni (cfr. Daniele 10,13-21). Il Nuovo Testamento mette in rilievo i compiti degli angeli in rapporto alla missione di Cristo come Messia, e prima di tutto al mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, come constatiamo nel racconto dell'annunciazione della nascita di Giovanni Battista, di Cristo stesso, nelle spiegazioni e disposizioni date a Maria e Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori nella notte della nascita del Signore, nella protezione del neonato davanti al pericolo della persecuzione di Erode (cfr. Luca 1,11.26-30 ss; 2,9 ss; Matteo 1,20-21; 2,13)... Se passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla "parusia", troviamo che tutti i sinottici annotano che "il Figlio dell'uomo... verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi". Si può dunque dire che gli angeli, come puri spiriti, non solo partecipano nel modo che è loro proprio alla santità di Dio stesso, ma nei momenti-chiave circondano il Cristo e lo accompagnano nell'adempimento della sua missione salvifica nei riguardi degli uomini. Allo stesso modo anche tutta la Tradizione e il magistero ordinario della Chiesa ha attribuito nei secoli agli angeli questo particolare carattere e questa funzione di ministero messianico.»

Il mese successivo Giovanni Paolo II in due consecutive Udienze Generali, il 6 e il 13 agosto, continuò la sua catechesi angelica.
Nella prima il Pontefice dichiarò:

«Assieme all'esistenza, la fede della Chiesa riconosce certi tratti distintivi della natura degli angeli. Il loro essere puramente spirituale implica prima di tutto la loro non materialità e la loro immortalità. Gli angeli non hanno "corpo" (anche se in determinate circostanze si manifestano sotto forme visibili in ragione della loro missione a favore degli uomini) e quindi non sono soggetti alla legge della corruttibilità che accomuna tutto il mondo materiale... In quanto creature di natura spirituale, gli angeli sono dotati di intelletto e di libera volontà, come l'uomo, ma in grado a lui superiore, anche se sempre finito, per il limite che è inerente a tutte le creature. Gli angeli sono quindi esseri personali e, in quanto tali, sono anch'essi a "immagine e somiglianza" di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli angeli adoperando anche appellativi non solo personali (come i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche collettivi (come le qualifiche di Serafini, Cherubini Troni, Potestà, Dominazioni, Principati), così come opera una distinzione tra angeli e arcangeli. Pur tenendo conto del linguaggio analogico e rappresentativo del testo sacro, possiamo dedurre che questi esseri-persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in ordini e gradi, rispondenti alla misura della loro perfezione e ai compiti loro affidati... Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione chiamano propriamente angeli quegli spiriti puri che nella fondamentale prova di libertà hanno scelto Dio, la sua gloria e il suo regno. Essi sono uniti a Dio mediante l'amore consumato che scaturisce dalla beatificante visione, faccia a faccia, della santissima Trinità. Lo dice Gesù stesso: "Gli angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli" (Matteo 18,10). Quel "vedere sempre la faccia del Padre" è la manifestazione più alta dell'adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella "liturgia celeste", compiuta a nome di tutto l'universo, alla quale incessantemente si associa la terrena liturgia della Chiesa, specialmente nei suoi momenti culminanti.»

In occasione dell'Udienza del 13 il Papa polacco affermò:

«Come testimonia l'evangelista Luca, nel momento in cui i discepoli tornavano dal Maestro pieni di gioia per i frutti raccolti nel loro tirocinio missionario, Gesù pronuncia una frase che fa pensare: "lo vedevo satana cadere dal cielo come la folgore" (Luca 10,18). Con queste parole il Signore afferma che l'annuncio del regno di Dio è sempre una vittoria sul diavolo, ma nello stesso tempo rivela anche che l'edificazione del Regno è continuamente esposta alle insidie dello spirito del male. Interessarsene, come intendiamo fare con la catechesi di oggi, vuoI dire prepararsi alla condizione di lotta che è propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo della storia della salvezza (così come afferma l'Apocalisse)... Le precedenti catechesi sugli angeli ci hanno preparati a comprendere la verità che la Sacra Scrittura ha rivelato e che la Tradizione della Chiesa ha trasmesso su satana, cioè sull'angelo caduto, lo spirito maligno, detto anche diavolo o demonio. Questa "caduta", che presenta il carattere del rifiuto di Dio con il conseguente stato di "dannazione", consiste nella libera scelta di quegli spiriti creati, che hanno radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo regno, usurpando i suoi diritti sovrani e tentando di sovvertire l'economia della salvezza e lo stesso ordinamento dell'intero creato. Un riflesso di questo atteggiamento lo si ritrova nelle parole del tentatore ai progenitori: "diventerete come Dio" o "come dèi" (cfr. Genesi 3,5)... Nell'Antico Testamento la narrazione della caduta dell'uomo, riportata nel libro della Genesi, contiene un riferimento all'atteggiamento di antagonismo che satana vuole comunicare all'uomo per portar lo alla trasgressione (cfr. Genesi 3,5). Anche nel libro di Giobbe (cfr. Giobbe 1,11; 2,5-7) leggiamo che satana cerca di far nascere la ribellione nell'uomo che soffre. Nel libro della Sapienza (cfr. Sapienza 2,24) satana è presentato come l'artefice della morte, che è entrata nella storia dell'uomo assieme al peccato. La Chiesa, nel Concilio Lateranense IV (1215), insegna che il diavolo (o satana) e gli altri demoni "sono stati creati buoni da Dio ma sono diventati cattivi per loro propria volontà". Infatti leggiamo nella Lettera di san Giuda: "...gli angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la loro dimora, il Signore li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno" (Giuda 6). Similmente nella seconda Lettera di san Pietro si parla di "angeli che avevano peccato" e che Dio "non risparmiò, ma precipitò negli abissi tenebrosi dell'inferno, serbandoli per il giudizio" (2 Pietro 2,4) [...] Come effetto del peccato dei progenitori questo angelo caduto ha conquistato in certa misura il dominio sull'uomo. Di questo influsso sull'uomo e sulle disposizioni del suo spirito (e del corpo), troviamo varie indicazioni nella Sacra Scrittura, nella quale satana è chiamato "il principe di questo mondo" (cfr. Giovanni 12,31; 14,30; 16,11), e persino il Dio "di questo mondo" (2 Corinzi 4,4). Troviamo molti altri nomi che descrivono i suoi nefasti rapporti con l'uomo: "Beelzebul" o "Belial", "spirito immondo", "tentatore", "maligno" e infine "anticristo" (1 Giovanni 4,3). Viene paragonato a un "leone" (1 Pietro 5,8), a un "drago" (nell'Apocalisse) e a un "serpente" (Genesi 3). Molto frequentemente per designarlo viene usato il nome "diavolo" dal greco "diaballein" (da cui "diabolos"), che vuoI dire: "causare la distruzione, dividere, calunniare, ingannare". E a dire il vero tutto questo avviene fin dall'inizio per opera dello spirito maligno che è presentato dalla Sacra Scrittura come una persona pur asserendo che non è solo: "siamo in molti", gridano i diavoli a Gesù nella regione dei Geraseni (Marco 5,9); "il diavolo e i suoi angeli", dice Gesù nella descrizione del futuro giudizio (cfr. Matteo 25,41).»

Un argomento, quello dell'eterna lotta tra bene e male, ripreso anche dall'attuale pontefice Benedetto XVI lo scorso 1° marzo durante l'Angelus in Piazza San Pietro. Papa Ratzinger in occasione della prima domenica di Quaresima ha evocato proprio la figura del Diavolo e degli Angeli:

«"Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana" (Marco 1,12). Dopo aver ricevuto - continua Benedetto XVI - il battesimo da Giovanni, Gesù si addentrò in quella solitudine condotto dallo stesso Spirito Santo, che si era posato su di Lui consacrandolo e rivelandolo quale Figlio di Dio. Nel deserto, luogo della prova, come mostra l'esperienza del popolo d'Israele, appare con viva drammaticità la realtà della kenasi, dello svuotamento di Cristo, che si è spogliato della forma di Dio (cfr. Filistei 2,6-7)
... Si lascia tentare da Satana, l'avversario, che fin dal principio si è opposto al disegno salvifico di Dio in favore degli uomini. Quasi di sfuggita, nella brevità del racconto, di fronte a questa figura oscura e tenebrosa che osa tentare il Signore, appaiono gli angeli, figure luminose e misteriose. Gli angeli, dice il Vangelo, "servivano" Gesù (Marco 1,13); essi sono il contrappunto di Satana. "Angelo" vuoI dire "inviato". In tutto l'Antico Testamento troviamo queste figure, che nel nome di Dio aiutano e guidano gli uomini. Basta ricordare il Libro di Tobia, in cui compare la figura dell'angelo Raffaele, che assiste il protagonista in tante vicissitudini. La presenza rassicurante dell'angelo del Signore accompagna il popolo d'Israele in tutte le sue vicende buone e cattive... Alla fine dei tempi, gli angeli accompagneranno Gesù nella sua venuta nella gloria (cfr. Matteo 25,31). Gli angeli servono Gesù, che è certamente superiore ad essi, e questa sua dignità viene qui, nel Vangelo, proclamata in modo chiaro, seppure discreto. Infatti anche nella situazione di estrema povertà e umiltà, quando è tentato da Satana, Egli rimane il Figlio di Dio, il Messia, il Signore.»


IL SAPERE DISCESO DAL CIELO

di Cristoforo Barbato (Terza Parte)

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 170 del Luglio/Agosto 2009

Qual è la vera natura e identità degli angeli? Cosa ci celebra dietro il racconto biblico dei Nefilim e dei Vigilanti? Perché i contenuti del Libro di Enoc hanno provocato la costernazione delle autorità ebraiche e della Chiesa? Secondo antiche leggende la civiltà sarebbe nata da conoscenze date all'umanità non da Dio ma da intelligenze extraterrestri.

In precedenza, per quanto concerne la figura degli angeli, è stato evidenziato come in passato autorevoli personaggi del mondo cattolico, quali lo scrittore Daniel Rops, abbiano formulato il quesito sull'eventualità che i dischi volanti potessero essere riconducibili alle entità angeliche di biblica memoria.
Lo stesso Rops, come abbiamo visto, proprio in merito a tale ipotesi, rivela come un suo amico gesuita non ritenesse proibito credere che i visitatori dei dischi volanti potessero essere angeli o esseri "preadamitici" a noi sopravanzati di qualche migliaio d'anni. Una teoria questa avanzata anche da esponenti di quella disciplina nata negli anni '60, parallelamente all'Ufologia, che è la paleoastronautica.
Paleoastronautica che divenne ben presto nota grazie all'apporto di studiosi stranieri e italiani tra cui Gianni Settimo e Peter Kolosimo, lo svizzero Erich von Daniken e l'inglese Raymond Drake, il russo-americano Zecharia Sitchin e tanti altri.
Tale disciplina contempla la possibilità che intelligenze extraterrestri abbiano, sin dall'antichità, interagito nel bene e nel male con l'umanità nel corso della sua evoluzione.
La paleoastronautica ha offerto, in un certo qual modo, singolari prospettive storiche, antropologiche, archeologiche e mitico-religiose, non ultima la possibilità in un remotissimo passato di un'unione biologica fra l'Homo Sapiens e arcani esseri celesti successivamente divinizzati.
La stessa Bibbia assumerebbe un nuovo aspetto divenendo una sorta di compendio di avvenimenti che lascerebbero scorgere un universo più vasto di quello a noi noto; come se si fosse intravista una verità superiore non ancora scoperta nella sua reale fisionomia.
In tal senso va a inserirsi il lavoro d'indagine svolto da Raymond Drake (scomparso nel 1989) nei suoi volumi e in particolar modo nel libro "Gods and Spacemen in Ancient Israel" pubblicato in Italia, col titolo "La Bibbia e gli extraterrestri", nel 1976 dall'Armenia Editore.
L'inglese ha condotto per diversi anni minuziose ricerche operando su manoscritti medioevali così come sulla Bibbia, alla base del testo appena citato, consultata nelle tre versioni principali: cattolica, protestante e concordata.

«La parola "Angelo" - scrive Drake - deriva dal greco "Angelos" che significa "Messaggero", un essere situato tra Dio e l'uomo; "Demonio" dal greco "Daemon", "Divinità inferiore" o "Spirito servitore". Gli angeli furono creati in stato di "grazia" ma non di perfezione, molti si ribellarono e caddero sulla Terra dove si unirono alle "Figlie degli Uomini". [...] È stranamente significativo che sebbene possa essere avanzata la teoria della logica inconfutabile di spaziali che vengono sulla Terra da pianeti del nostro stesso universo materiale, oggi gli indagatori seri tendono a credere che siano un'emanazione dai Regni Interiori di cui hanno tanto parlato i veggenti di ogni religione. La scienza e la religione oggi si fondono in una nuova, eccitante Sapienza Cosmica infinitamente antica. L'immenso cosmo, rilucente di innumerevoli galassie popolate da esseri saggi e insani come noi, trascende ogni comprensione eppure il suo splendente fascino rispecchia solo la superficie visibile dell'universo e nasconde i segreti dello spazio profondo proprio come il mare azzurro cela le oscurità abissali. Platone paragonava gli uomini a dei prigionieri incatenati in una caverna che vedono delle ombre proiettate sulla parete a loro di fronte dalla luce di un fuoco, essendo immobilizzati nella stessa posizione presumono che quelle ombre di cose siano l'unica realtà; oggi i fenomeni paranormali, gli Oggetti Volanti non identificati e gli extraterrestri ci fanno percepire debolmente regni al di là dei nostri sogni, abitati da esseri a noi similari. [...] Il Vecchio e il Nuovo Testamento, il Talmud, il Corano, lo Zend Avesta, i testi Tantrici e Sciamanistici, patrimonio di tutto il mondo, rendono omaggio a esseri fantastici benigni o maligni che appaiono all'improvviso agli uomini aiutando gli eletti ad accelerare il futuro d'una nazione; questi antichi racconti sono tanto sorprendenti che ci scopriamo a collegarli ai dischi volanti attuali, mentre gli esperti che vagliano gli ultimi avvistamenti sono inevitabilmente affascinati dalla più antica sapienza del passato che svela la misteriosa e magica influenza sull'umanità di regni reali anche se invisibili. I Padri della Chiesa disquisivano dell'esistenza degli angeli con timore religioso ma intuivano con maggior perspicacia degli attuali scienziati una presenza extraterrena. Spogliandole della mistica reverenza, le dottrine cristiane degli albori della Chiesa riprendevano le credenze pagane dei popoli antichi, anticipando le conclusioni dei moderni studiosi di UFO e riconoscendo che paralleli alla Terra esistono regni invisibili e pur tuttavia reali, abitati da esseri fatti d'una sostanza più sublime della nostra che talvolta si materializzano tra di noi. Citazioni dai santi somigliano stranamente alle descrizioni di quei "Contatti" con gli spaziali che oggi ci turbano. Dionigi (N.d.R. "De coelesti hierarchia", cap. XIV) (1) asseriva: "Ci sono molte legioni sacre di intelligenze celesti che sorpassano le possibilità del debole e limitato computo dei nostri numeri...", egli indicava gli angeli come menti o intelletti, gli angeli superiori avevano più sapienza universale degli inferiori. Isidoro (N.d.R. "De Summo Bono") (2) scrisse: "Gli angeli hanno appreso molte cose dall'esperienza". Damascio dichiarò (N.d.R. Tradotto erroneamente, in realtà si tratta di Damasceno "De Fide Orthodoxa") (3): "Un angelo è una sostanza intellettuale sempre in movimento". Gregorio (N.d.R. S.Gregorio Magno nell'Omelia 34 sui Vangeli) disse: "Il Capo degli angeli, colui che peccò, essendo stato messo a capo delle schiere degli angeli, li sorpassava tutti in splendore ed era confronto a loro il più illustre"... Quella indiscussa Autorità, Sant'Agostino, asserì: "Sono chiamati demoni gli animali dell'atmosfera perché la loro natura è dello stesso genere di quella dei corpi aerei", egli credeva che "gli angeli apparirono ad Abramo in corpi assunti" (Sant'Agostino - Genesi) e riecheggiò i poeti greci e romani ponendo l'accento con stile sul fatto che: "Molte persone affermano di aver potuto sperimentare o di aver sentito in tal modo da essere come se l'avessero sperimentato, che i satiri e i fauni, i quali la gente comune chiama incubi, si siano sovente presentati innanzi alle donne e le hanno tentate e abbiano avuto rapporti con esse. Indi è follia negarlo" (N.d.R. "De Civitate Dei - Libro XV - I figli di Dio e le donne belle").
I contatti odierni confermano che gli spaziali controllano e influenzano realmente le menti dei terrestri in cui s'imbattono, ripetendo quello che sant'Agostino disse quattordici secoli fa. "A volte i diavoli con la più grande facilità apprendono le intenzioni dell'uomo, non solo quando le esprimono con le parole ma anche quando le concepiscono col pensiero, da certi mutamenti del corpo" (N.d.R. "Le Ritrattazioni Libro secondo - XXX - LVII - La divinazione dei demoni"). "Dai tempi più antichi - asserisce lo studioso inglese - si è accumulata una vasta letteratura esoterica tale da confondere la scienza moderna che ha solo pochi secoli di vita. Le rivelazioni di individui prescelti durante le ere parlano di fenomeni al di là delle normali esperienze; questi sensitivi ci presentano comunicazioni "spirituali, scritture automatiche, psicocinesi, teletrasporto, illuminazioni, apparizioni di angeli e diavoli, manifestazioni sostenute dagli odierni studiosi di UFO. Il concetto biblico di angeli è condensato nel Talmud (N.d.A. Abraham Cohen, "Everyman's Talmud" - lM. Dent & Sons, London), completato nel VI secolo dopo Cristo, che riporta le riflessioni di mille anni del popolo ebreo ed è l'attuale guida morale degli ebrei in tutto il mondo. Gli antichi ebrei concepivano l'universo come popolato da due specie di angeli: gli Elyonim (quelli di sopra), gli angeli; e i Tachtonim (quelli di sotto), la razza umana. Una concezione simile in modo significativo alla moderna ipotesi degli Eterei a livelli inaccessibili. La Bibbia evoca visioni di una Corte celestiale con Dio come re circondato da ministri e angeli, Servitori della Massima Altezza, un credo condiviso dai più antichi popoli del mondo che lo rappresentavano in Indra e i suoi Maruts, Zeus e gli Dei, Odino e gli Eroi del Valhalla. La maggior parte dei cristiani immagina gli angeli come esseri di puro spirito incorporei, sebbene la Bibbia non sostenga una tale credenza. Gli "Angeli Caduti" si unirono alle "Figlie degli Uomini" che diedero loro i "Giganti", uomini di gran fama (Genesi 6,4); Abramo accolse con onore il "Signore" e i due angeli (Genesi 22,25), diede loro acqua e cibo; Lot preparò da mangiare per due angeli, che sembravano tanto affascinanti che la gente di Sodoma gridò: "Mandali fuori, perché li vogliamo conoscere" (N.d.A. "conoscere" nella Bibbia è usato per "avere rapporti sessuali" - Genesi 19,5); gli angeli con sorprendente ferocia li accecarono e distrussero la città. Giacobbe lottò per gran parte della notte con un angelo (Genesi 32,25), tanto forte da slogargli una coscia. La Genesi non parla mai di angeli dotati di ali; il fregio sul tempio di Salomone era ornato da Cherubini alati (Libro Primo dei Re 6,27), come pure le sculture di Babilonia e gli affreschi del vecchio Messico. Noi mettiamo le "alette" sulle divise dei piloti d'aerei. Che gli antichi abbiano raffigurato gli angeli con le ali per mostrare che erano degli spaziali?»

APPARIZIONI E VISIONI ANGELICHE
Lo studioso inglese, infine, non manca di riportare alcuni casi emblematici di manifestazioni di "entità celesti" avvenute in alcune delle principali apparizioni mariane degli ultimi due secoli:

«Le vite dei santi - scrive Drake - riportano innumerevoli visioni di apparizioni fantastiche che d'un tratto si manifestano a uomini e donne e con la loro sublime ispirazione mutano le loro vite, spesso tali esperienze sono sogni oggettivati, probabilmente una forma mentale materializzata di qualcuno che soffre di tensione emotiva; alle volte lo spirito è visto da più persone suggerendo che abbia una reale esistenza e che venga teletrasportato da un regno in altra parte. Le leggende, il folklore e la nostra letteratura UFO hanno come punto comune queste misteriose apparizioni che influenzano la gente in bene o in male, attraverso i secoli si sono avuti molti casi di guarigioni divine, di sofferenze diaboliche, di profezie occulte e di ispirazioni celesti; tali fenomeni, l'autentica sostanza della nostra Bibbia, si sono sempre verificati e si verificano in questi giorni. Il mondo è a conoscenza della "Visione" di Bernadette, la fanciulla dodicenne che l'11 febbraio 1858 all'improvviso scorse una bella "Signora" a Lourdes. Una sorgente sgorgò più tardi nel luogo dove stava la Signora, da allora i malati di tutta l'Europa hanno fatto pellegrinaggi a Lourdes e hanno bevuto l'acqua santa, alcuni sono stati miracolosamente guariti. A Fatima, nel Portogallo, il 13 maggio 1917 (N.d.A. Paul Thomas "Flying Saucers") due bambine e un ragazzo raccontarono la comparsa di una "Signora di Luce": questa si manifestò il 13 luglio a una folla di pellegrini nella vicina Cova da Iria speranzosi in un miracolo. Verso mezzogiorno un immenso disco argentato simile a una stella pendeva sulla folla immobile, poi qualcosa simile a una palla di fuoco dai riflessi verdi, blu e cremisi precipitò a zig-zag, sfiorò il terreno e risalì in cielo (N.d.R. in merito vedere "Intervento Extraterrestre a Fatima" secretum-omega.com) La signora aveva parlato ai bambini e aveva fatto alcune profezie che furono in seguito trascritte e inviate in Vaticano; si dice che due si siano adempiute, l'ultima più importante non è stata rivelata (N.d.R. Il testo di Drake fu pubblicato nel 1976). [...] Il 18 giugno 1961 quattro bambine che stavano giocando poco lontano dal villaggio di Garabandal, in Spagna, ricevettero la prima di parecchie visite; dapprima si trattava di un "ragazzo", più tardi di una "signora", accompagnati in alcuni casi da due angeli (N.d.A. John Keel "Cavallo di Troia", Edizioni MEB).
Si dice che le bambine di Garabandal abbiano provato più di mille visioni, molte delle quali sono state fotografate. La loro testimonianza fu vagliata con molta cura da funzionari della Chiesa cattolica e da psichiatri; anche i teologi più prudenti concordarono nel dire che sono soprattutto i bambini a essere scelti per fini divini [...] Si dice che negli ultimi decenni svariati alieni siano atterrati sulla Terra. Questi ultraterrestri appaiono come giovani di bell'aspetto, splendide fanciulle, umanoidi, giganti mostruosi, nani, spesso come robot dotati di armi paralizzanti come gli antichi Dei; alcuni scendono da navi spaziali, altri si materializzano, molti mostrano buone intenzioni, pochi sono ostili. Sono tanto numerose le apparizioni che gli studiosi oggi tendono a concordare con gli Antichi che noi dividiamo la Terra con una razza non-umana. Forse dovremmo riecheggiare con umiltà San Paolo: "Non trascurate l'ospitalità, poiché alcuni esercitandola, senza saperlo, ospitarono degli angeli"
(N.d.A. "Lettera agli Ebrei" 13,2).»

Quanto esposto potrebbe apparire come l'audace concezione di ipotesi indimostrabili ma che in realtà hanno solo la caratteristica di essere "rivoluzionarie", essendo del tutto diverse rispetto a quelle comunemente tramandate dalle autorità religiose.
Del resto sulle stesse posizioni di Drake già in passato si sono allineati diversi studiosi tra cui il britannico Brinsley Le Poer Trench (scomparso nel 1995) Conte di Clancarty membro della Camera dei Lord e presidente della "House of Lords UFO Study Group", la commissione parlamentare permanente per lo studio degli UFO che venne costituita nel 1979 nel Regno Unito.
Lord Clancarty oltre a essere un attento studioso del fenomeno UFO fu anche socio onorario della "Ancient Astronaut Society" dedicando una serie di studi legati alle tematiche della paleoastronautica. Tra i testi scritti dall'autore inglese il libro "Gli abitatori del cielo" (edito dalle Mediterranee) affronta proprio la questione della presenza aliena negli antichi testi sacri.
Così come Drake, proprio in merito all'incontro di Abramo con gli angeli descritto nella Genesi, Lord Clancarty scrive:

«Ma vi è un episodio nella vita di Abramo che ha un 'importanza particolare nella nostra storia. Chi erano i tre uomini di cui parla la Genesi al capitolo 18, i tre uomini che fecero visita ad Abramo, parlarono, mangiarono, si lavarono e bevvero insieme a lui? Da dove venivano e in che modo erano venuti? "E il Signore gli apparve nelle pianure di Mam-re, ed egli sedeva sulla soglia della tenda nel caldo del giorno, e alzò gli occhi e guardò ed ecco, accanto a lui stavano tre uomini; e quando egli li vide corse loro incontro sulla soglia della tenda, e s'inchinò fino a terra. E disse: Mio Signore, se ho trovato grazia agli occhi tuoi, non allontanarti, ti prego, dal tuo servo" (Genesi 18,1-3). Esaminiamo attentamente questi tre versetti. Affermano con molta chiarezza che apparvero tre uomini, uno dei quali era il capo, il Signore. È un particolare molto interessante: non il Signore soltanto, bensì tre uomini. Abramo continuò a rivolgersi al visitatore più importante: "Permetti, ti prego, che venga portata dell'acqua, e lavatevi i piedi, e riposatevi sotto l'albero. E io prenderò un po' di pane, per confortare i vostri cuori; poi andrete oltre; perché sei venuto al tuo servo. Ed essi dissero: Sia fatto come tu dici" (Genesi 18,4-5). Abramo ha offerto ai suoi venerati ospiti di rinfrescarsi, e quelli hanno accettato il suo invito. "Ed egli prese burro e latte, e il vitello che aveva preparato, e li pose davanti a loro; e stette in piedi accanto a loro sotto l'albero ed essi mangiarono" (Genesi 18,8). In questo versetto abbiamo la prova definitiva che questi visitatori celesti, uno dei quali viene chiamato "Signore" da Abramo, presero tutti del cibo. È un fatto di importanza estrema. Infatti significa che questi esseri possono assumere forma umana, e che non erano affatto una visione angelica. Nel momento in cui si recarono a far visita ad Abramo, rivestivano corpi concreti e potevano mangiare cibo umano. Secondo la mia ipotesi, questi visitatori celesti, Signori e Angeli, non sono altro che quelli che noi chiamiamo "visitatori spaziali" e che oggi vengono sul nostro pianeta.»

Sempre in merito agli Angeli di Abramo lo scrittore inglese menziona poi il passaggio biblico inerente la distruzione di Sodoma:

«E vennero a Sodoma, la sera, due Angeli; e Lot sedeva alle porte di Sodoma; e vedendoli Lot si alzò per accoglierli, e si inchinò con il volto a terra. Ed egli disse: Miei signori, vi prego, entrate nella casa del vostro servo, e trattenetevi per tutta la notte, e lavatevi i piedi, e domattina vi leverete di buon'ora e proseguirete il vostro cammino. Ed essi risposero: No; ma rimarremo per la strada tutta la notte" (Genesi 19,1-2).»

Secondo lo studioso inglese si tratta, evidentemente, dei due uomini che erano insieme al "Signore" in Genesi 18, e che visitarono Abramo e poi si diressero verso Sodoma.

«Nel primo versetto - scrive Clancarty - di questo capitolo (Genesi 19), vengono chiamati esplicitamente "Angeli", anche Lot li tratta con il massimo rispetto. Anzi, notate che li chiama "Miei Signori". E li invita ad accettare la sua ospitalità. "Ed egli li supplicò grandemente, ed essi entrarono nella sua casa; ed egli preparò loro un festino, e cucinò pane azzimo, ed essi mangiarono" (Genesi 19,3) . Questi "Angeli" - messaggeri degli Elohim - mangiano di nuovo. È un altro esempio tratto dalla Bibbia, che dimostra come i visitatori spaziali siano venuti di tanto in tanto tra noi; e, quando sono venuti, questi Angeli hanno seguito le abitudini tradizionali della vita quotidiana del pianeta: mangiare, bere, lavarsi e dormire. Insomma, non sono affatto apparsi come "spiriti" o "visioni"; sono venuti tra noi come esseri eccezionalmente evoluti che rivestivano corpi chimici simili a quelli degli uomini terrestri".»

Tra le citazioni bibliche Le Poer Trench non manca di sottolineare alcuni passi inerenti la vita di Mosè:

«Si ritiene - scrive l'inglese - che egli abbia scritto il Pentateuco, cioè i primi cinque libri del Vecchio Testamento. Si dice che Mosè li abbia scritti tutti e cinque, il che è evidentemente un assurdo. Se tutti e cinque vennero scritti da lui, egli sarebbe stato il primo uomo, su questo pianeta, a descrivere la propria morte e i propri funerali (cfr. Deuteronomio 34) . In Esodo 3, si narra che Mosè custodiva il gregge del suo suocero Jethro, e che lo portava a pascolare sul monte Horeb. Fu là che egli ebbe il primo grande contatto con il Popolo del Cielo, al quale ne sarebbero seguiti molti altri. "E l'Angelo del Signore gli apparve in una vampa di fuoco, in mezzo a un roveto; ed egli guardò, ed ecco, il roveto ardeva nel fuoco, eppure non si consumava. E Mosè disse: Ora mi volgerò per vedere questo spettacolo grandioso, perché mai il roveto non brucia. E quando il Signore vide che egli si volgeva per guardare, Dio lo chiamò dal roveto e disse: Mosè, Mosè! Egli disse: Eccomi. Ed egli disse: Non ti avvicinare: togliti dai piedi i calzari, perché il luogo su cui ti trovi è terra sacra" (Esodo 3,2-5).»

Tra l'altro lo studioso britannico non manca di citare un altro emblematico passaggio biblico sempre tratto dall'Esodo nel quale il Signore ordina a Mosè di condurre gli israeliti oppressi fuori dall'Egitto attraverso il deserto fino al Mar Rosso:

«E il Signore li precedeva, di giorno in "una colonna di nuvole", per mostrare loro la strada; e di notte in "una colonna di fuoco", per dar loro luce; affinché procedessero di giorno e di notte. Ed egli non sottrasse mai alla vista del popolo la colonna di fuoco durante la notte (Esodo 3,21-22).»

Come giustamente sottolinea l'autore: che cos'era quella colonna, di nuvole durante il giorno, di fuoco la notte, che guidava e proteggeva gli israeliti?

«In questo periodo - scrive Clancarty - della storia biblica, gli israeliti erano un popolo nomade. Non vivevano in un'età della meccanica e dei reattori, come i popoli del mondo moderno. In quale altro modo avrebbero potuto descrivere le grandi astronavi, se non facendo ricorso alla comune terminologia del loro linguaggio quotidiano, e parlando di colonne o nuvole, nuvola densissima, colonna di fuoco, carro di fuoco e turbine di vento?»

I VIGILANTI E GLI "ANGELI CADUTI"
Sempre in merito ai cosiddetti "angeli caduti", così come ai "Figli di Dio", un ulteriore contributo chiarificatore è stato fornito dal giornalista Inglese Andrew Collins autore del pregevole saggio "Gli ultimi Dei - Alla ricerca dell'eredità negata degli angeli", pubblicato in Italia nel 1997 dalla Sperling & Kupfer.
Il testo, da cui ho doverosamente estrapolato diversi passaggi utili alla comprensione di quanto finora scritto, risulta ricco di sconvolgenti rivelazioni che lasciano emergere una tremenda verità occultata nel corso dei secoli dalle stesse istituzioni religiose.
Secondo Collins gli angeli non sarebbero entità incorporee ma esseri in carne e ossa, noti come Vigilanti, vissuti sulla Terra in un lontano passato e mescolatisi al genere umano.

«I teologi - afferma Collins - sono tutti più o meno concordi sul fatto che le storie di angeli caduti che convivono con donne mortali - come quelle che compaiono nel Libro di Enoc, nell'Apocrifo della Genesi e in testi analoghi - non sono altro che fantasiosi ampliamenti di tre versetti che si trovano nel capitolo 6 della Genesi, inseriti tra una genealogia dei patriarchi vissuti prima del Diluvio e una breve narrazione dell'Arca di Noè e dell'annuncio del Diluvio. Le prime righe in questione, che costituiscono i versetti 1 -2 del capitolo 6, sono scolpite nella mia mente: "Gli uomini incominciarono a moltiplicarsi sulla terra. Nacquero loro delle figlie. I Figli di Dio videro che le Figlie degli Uomini erano belle e si scelsero quelle che vollero". Con "Figli di Dio" il testo si riferisce ad angeli del cielo, anche se l'originale ebraico parla di bene ha-elohim, che andrebbe tradotto come "Figli degli dei", formula che offre una prospettiva molto più inquietante. Nel versetto 3 il Signore annuncia inaspettatamente che il suo alito vitale non rimarrà negli uomini per sempre e che, poiché il genere umano è fatto di fragile carne, la vita dell'uomo non potrà più superare i "centoventi anni". Nel versetto 4, però, il tono torna bruscamente all'argomento originale del capitolo: "Quando i Figli di Dio si unirono alle Figlie degli Uomini ed esse partorirono figli, sulla terra vi erano dei Nefilim (dei giganti). E ci furono anche dopo. Sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi" [...] Ciò che i testi affermano, dicono i teologi, è che se un male e una corruzione di tale portata si verificano sulla terra, solo i più puri di cuore e di spirito - individui esemplificati da Noè e dalla sua famiglia - vengono risparmiati dall'ira di Dio. Si tratterebbe dunque di un insegnamento puramente allegorico teso a trasmettere al lettore l'idea che inevitabili sono le conseguenze della malvagità.»

Come evidenziato anche dallo studioso inglese, secondo i teologi, tali riferimenti ai "Figli di Dio" che si unirono alle Figlie degli Uomini proverebbero che può essere contaminato anche chi si trova vicino alla purezza Dio.
Tra l'altro tra gli insegnanti di religione vi era l'opinione che l'illecita unione tra angeli e uomini, contraria al disegno divino, generasse inevitabilmente una prole mostruosa. Proprio questo concetto ispiratore avrebbe generato, secondo i Padri della Chiesa, la nascita di testi apocrifi e pseudepigrafi inerenti la caduta degli angeli e la corruzione degli uomini prima del Diluvio.
E gli aderenti alle fedi ebraica e cristiana come interpretavano tali miti?

«Molti commentatori - riporta Collins - saranno stati incapaci di spiegare esattamente che rapporto c'era tra simili storie e il mondo fisico nel quale viviamo, mentre altri ebrei o cristiani più integralisti avranno considerato il male e la corruzione come le azioni dei discendenti diretti di quei primi angeli caduti, corruttori e delle donne. L'idea può sembrare stravagante, ma ancora oggi esiste negli Stati Uniti un'organizzazione, i Figli di Iared, che prende il nome dal patriarca padre di Enoc. Nel loro manifesto, i figli di Iared combattono una "guerra senza quartiere contro i discendenti dei Vigilanti" che, a loro avviso, "in qualità di faraoni, re e dittatori hanno nel corso di tutta la storia dominato l'umanità". The Jaredite Advocate, la voce del gruppo, cita copiosamente dal Libro di Enoc e vede i Vigilanti come "una sorta di supermalavita, una mafia celeste che governa il mondo". Alcuni accademici, dall'altro canto, pur non disposti a riconoscere alcuna base fattuale all'idea degli angeli caduti e della loro prole mostruosa, sarebbero pronti ad ammettere che gli autori originali della Genesi (tradizionalmente attribuita a Mosè) basarono il loro materiale su leggende popolari preesistenti, probabilmente di provenienza mesopotamica. Lo storico S.H. Hooke (N.d.R. nel volume "Middle Eastern Mythology", Samuel Henry Hooke), per esempio, riconosce che: "Dietro il fugace e forse intenzionalmente oscuro accenno presente in Genesi 6,1-4 si cela un mito più diffuso riguardante una stirpe di creature semidivine che si ribellarono a Dio e furono precipitate negli inferi [...] Il frammento del mito qui preservato dallo Jahwista fu originariamente un mito eziologico che illustrava la credenza nell'esistenza di una scomparsa razza di giganti...". Potrebbe anche essere così, ma ritenere Genesi 6,1-4 prodotto di miti mediorientali molto più antichi lascia aperta la possibilità che, in un tempo lontanissimo della storia dell'umanità, esistesse sulla terra, si suppone proprio in territorio biblico, una élite, probabilmente un popolo superiore di esseri umani.»

Questi ultimi, secondo l'autore inglese, prima di decadere nella corruzione e nella malvagità avrebbero raggiunto probabilmente un certo livello di civiltà poi scomparsa in seguito a una serie di cataclismi planetari che avrebbero cancellato tale razza di "Giganti".
Tra l'altro, l'idea dell'effettiva esistenza fisica di entità angeliche e angeli caduti, vissuti in un'epoca antidiluviana e che lasciarono in eredità segrete conoscenze, era diffusa presso alcuni settori del popolo ebraico come la comunità Essena di Qurnran, vissuta vicino al Mar Morto tra il 170 a.C. e il 120 d.C. circa.

«Le opere storiografiche di questo periodo - riporta Collins - fanno pensare che gli Esseni non solo accogliessero nel loro canone il Libro di Enoc, ma che usassero anche gli elenchi degli angeli ivi contenuti per compiere rituali di esorcismo e guarigione. Studi recenti sui Rotoli hanno mostrato anche che gli Esseni possedevano un interesse quasi morboso per quelle parti del Libro di Enoc dove comparivano Vigilanti e Nefilim (N.d.A. J.T. Milik: "The Books of Enoch" - Aramaic Fragments of Qumran Cave 4). Anche se in buona parte queste opere risalgono solo al secondo secolo a.C., le dottrine occulte diffuse presso la comunità qumranica, e note con il nome di qabbalah, implicano che le scritture enochiche e noaiche furono trasmesse oralmente per secoli prima che fossero messe finalmente in forma scritta dagli Esseni medesimi. Con l'avvento del cristianesimo, il Libro di Enoc e altre opere consimili divennero per la prima volta accessibili a tutti. Molti capi della Chiesa delle origini, dal primo al terzo secolo, lo usarono e citarono abbondantemente dalle sue pagine. Alcuni trattatisti Cristiani ritenevano le donne responsabili della caduta degli angeli, mentre Paolo (Corinzi 11,10) ammoniva le donne perché si coprissero il capo affinché - come spiega Tertulliano (160-230) - non fossero una tentazione per gli angeli, che amano le donne senza velo con i loro magnifici capelli. Ancor più rimarchevole era l'accettazione, da parte di molti eminenti teologi, dell'idea che gli angeli caduti possedessero un corpo materiale (N.d.A. Lattanzio 260-330 d.C. e Taziano 110-172 d.C., per esempio, accettano pienamente nelle loro opere l'esistenza fisica degli angeli caduti. Vedi Schneweis, "Angels and Demons According to Lactantius", pp. 103,127). In realtà, solo dal tempo dei Padri della Chiesa, dal quarto secolo in poi, tali questioni furono messe seriamente in discussione. Per questi ultimi, gli angeli non erano esseri in carne e ossa, e chiunque si esprimesse in questo senso rischiava di cadere in disgrazia. l più bizzarri furono i commenti di sant'Agostino (354-430) nei confronti dell'antichità dei testi pseudoepigrafi. Sosteneva che, essendo "troppo antico" (ob nimian antiquitatem), il Libro di Enoc non poteva essere incluso nel canone delle Scritture (N.d.A. "De Civitate Dei", XV, 23). Che cosa mai poteva aver inteso affermando che era "troppo antico"? È una dichiarazione decisamente straordinaria, provenendo da un illustre padre della Chiesa. Caso singolare, il Libro di Enoc cadde in disgrazia anche presso gli Ebrei, dopo che il rabbino Simeon ben Jochai nel secondo secolo d.C. ebbe gettato l'anatema su tutti coloro che credevano che i Figli di Dio menzionati in Genesi 6 fossero realmente angeli. Questo, nonostante il fatto che la Bibbia dei Settanta, la versione greca dell'Antico Testamento, usi il termine "angelos" in luogo di "Figli di Dio". I Padri della Chiesa si spinsero più in là per soffocare lo strano fascino esercitato sui cristiani delle origini dagli angeli caduti, condannando come eretico l'uso delle centinaia e centinaia di nomi dati agli angeli e agli angeli caduti in vari testi religiosi.»

A questo punto, inevitabile sorge l'interrogativo sul come mai tali argomentazioni fossero temute dal Cristianesimo quando perfino esponenti della Chiesa primitiva di Gerusalemme ne avevano predicato apertamente. Stando alle informazioni raccolte da Collins nel suo volume, emergerebbero indizi concreti per asserire che nel passato esistevano iniziati e società segrete che custodirono, venerarono e commemorarono una conoscenza proibita, ossia che gli antenati della razza umana non avevano ricevuto ispirazione e scienza da Dio o dall'esperienza di vita ma da una stirpe dimenticata di cui oggi serbiamo il ricordo sopravvissuto sotto forma di angeli caduti, demoni, giganti e spiriti malvagi.
Un'ipotesi che se dovesse risultare vera, come osserva l'autore, celerebbe uno dei più grandi segreti mai occultati al genere umano.
Al fine di far luce su tale segreto il giornalista inglese, analizzando la storia di Enoch e degli scritti a lui attribuiti, cerca di risalire alle origini di questa presunta "razza caduta".
I famigerati testi o libri di Enoch (4) sarebbero costituiti da una serie di scritti a più mani risalenti a un'epoca che va dal 170 a.C. e il II secolo d.C. e a cui vanno ad aggiungersi alcuni testi apocrifi tra cui il Libro dei Giubilei.
Proprio nel cap. 4 di tale testo si apprende che:

«Fu in quei giorni che gli Angeli del Signore discesero sulla Terra, gli Angeli che vengono chiamati i Veglianti, al fine di istruire i figli degli uomini e di insegnare loro il senno della rettitudine sulla Terra. Enoch fu il primo fra i nati sulla Terra ad apprendere la scrittura e la saggezza dei Veglianti, e che descrisse in un libro le costellazioni del cielo secondo l'ordine dei mesi loro propri, affinché gli uomini potessero conoscere le stagioni dell'anno secondo l'ordine dei diversi mesi...»

Altri versetti decisamente interessanti, attribuiti al patriarca biblico, sono contenuti nella raccolta di testi pseudoepigrafi noti come "Libri dei Segreti di Enoch", risalenti ai primi secoli dell'era volgare, che sono giunti a noi grazie a una traduzione in slavo antico fatta dall'originale.
Nei capitoli 3 e 4 viene descritta l'assunzione nei cieli di Enoch:

«Allora gli Angeli mi chiamarono, mi presero sulle loro ali e mi sollevarono al primo cielo. Essi mi posero al di sopra delle nubi; io vidi l'aria, l'etere ancora più alto. E mi portarono nel primo cielo, e mi indicarono un mare vastissimo, più grande della Terra [...] Mi fecero vedere i Capitani e i Capi degli Ordini delle Stelle. Mi indicarono duecento Angeli che hanno autorità sulle stelle e sui servizi del cielo; essi volano con le loro ali e vanno intorno ai pianeti.»

JAMES BRUCE E LA RICERCA DEL LIBRO DI ENOC
Fino al XVI secolo nessuno ebbe modo di conoscere realmente cosa si celasse nel fantomatico Libro di Enoch fino a quando nel 1773 l'aristocratico scozzese James Bruce di Kinnaird, dopo una serie di lunghi viaggi esplorativi (iniziati nel 1768) in Europa, Nord Africa e Terrasanta alla ricerca di monumenti e antichi manoscritti, rinvenne tre codici completi del mitico testo.
Di questi tre codici, uno fu consegnato alla "Bibliothèque Nationale" di Parigi, uno fu donato alla Bodleian Library" di Oxford e il restante fu portato in patria da Bruce.
Tra l'altro, fatto questo alquanto insolito, la prima traduzione in qualsiasi lingua non vide la luce se non dopo più di quarant'anni, quando nel 1821 un professore di ebraico dell'Università di Oxford, dopo anni di lavoro, pubblicò la prima versione in lingua inglese.
Torniamo, per un attimo, alla figura di James Bruce e al suo viaggio intrapreso nel 1768 alla volta dell'Abissinia per cercare le sorgenti del Nilo Azzuro.
Il nobile scozzese, un uomo dalla corporatura gigantesca, conosceva diverse lingue, comprese alcune morte come l'aramaico, l'ebraico e il ge'ez, la lingua letteraria etiope.
Bruce, discendente diretto di una delle famiglie scozzesi più insigni, faceva parte della massoneria, le cui origini in Scozia si rifacevano al rito di Heredom, nato nel Medioevo e successivamente inglobato nel "Royal Order of Scotland". Quest'ultimo era un ordine cavalleresco edificato sui riti Templari dall'illustre antenato Robert Bruce in seguito alla sconfitta degli inglesi a Bannockburn nel 1314.
Del resto lo stesso James era membro della loggia "Canongate Kilwinning 2" di Edimburgo, una tra le più antiche di Scozia, provvista di ordini collaterali e dottrine mistiche derivanti dalla mitologia e rituali giudeo-cristiani.
Come sottolinea giustamente il giornalista inglese, essendo la massoneria un'istituzione con svariati segreti, è possibile che alcuni di questi fossero sicuramente noti allo stesso Bruce.
Nella tradizione massonica scozzese, per esempio, il patriarca Enoc (il cui nome ebreo significa l'iniziato) veniva considerato uno dei fondatori dell'Istituzione; egli avrebbe trasmesso all'umanità la conoscenza dei libri e della scrittura oltre che l'insegnamento, caro ai massoni, dell'arte del costruire (vedi Kenneth Mac-kenzie "The Royal masonic Cyclopaedia", 1877).
Enoc, secondo Collins, aveva molti punti di contatto con la moderna massoneria.
In base a una leggenda, saputo del Diluvio incombente, Enoc, insieme a suo figlio Matusalemme, costruì nove stanze (Nove Arcate o Volte) sotterranee, una sull'altra (N.d.A.. Manly Hall, "An Encyclopedic Outline of Masonic, Hermetic, Qabbalistic and Rosicrucian Symbolic Philosophy", Los Angeles 1977).
All'interno della più profonda mise una tavoletta triangolare d'oro con inciso il Nome Ineffabile (il nome impronunciabile del Dio ebraico); al figlio venne invece data in custodia una seconda tavoletta su cui erano iscritte misteriose parole che gli angeli avevano comunicato a Enoc.
Il patriarca biblico, una volta murate le stanze, fece edificare sul posto due colonne indistruttibili; una di marmo in modo che non potesse "mai bruciare" e l'altra di mattoni (o di bronzo secondo altre versioni) in modo da "non sprofondare nell'acqua". Sulla seconda colonna vennero incise le "sette scienze" dell'umanità, gli "archivi" della massoneria; sull'altra invece un'iscrizione che recitava "a breve distanza, in un locale sotterraneo, si trovava un tesoro preziosissimo" (Hall, op. cit.).
In seguito Enoc dopo essersi ritirato sopra il monte Moriah, che verrebbe individuato secondo la tradizione col monte del Tempio di Gerusalemme, venne fisicamente "traslato" in cielo senza gustare la morte.
Secoli dopo, gli architetti del tempio di Salomone scoprirono le stanze sotterranee di Enoc con le preziose iscrizioni, venendo così a conoscenza degli antichi segreti.
La memoria di quei due pilastri venne custodita e tramandata con i misteri dei Massoni, i quali ne avevano l'immagine nelle loro logge.
I due pilastri di Enoc (chiamati anche Pilastri Antidiluviani) in seguito vennero sostituiti dalle riproduzioni di due gigantesche colonne denominate "Jachin" e "Boaz" che secondo la tradizione erano poste ai lati d'ingresso del Tempio di Salomone (N.d.A. 1Re 7,21).
In effetti, come evidenziato dall'autore inglese in un'ampia nota - nonostante la costruzione dei Pilastri Prediluviani sia stata diversamente attribuita negli scritti giudaici e massonici a Set, il figlio di Adamo, a Jabal, Jubal e Tubal-cain, i figli di Lamech, e perfino al pronipote di Enoc, Noè - James Anderson, la cui costituzione riveduta della massoneria fu pubblicata nel 1738, afferma esplicitamente che "gli antichi massoni li chiamavano sempre Pilastri di Enoc, e credevano fermamente in questa tradizione", ovvero nella leggenda legata alla loro antica origine (Alex Home, "King Solomon's Tempie in the Masonic Tradition").
Tra l'altro, secondo lo storico della massoneria E.W. Donovan, la leggenda dei Pilastri era preservata nei gradi dell'Ordine Reale di Scozia, lo stesso ordine fondato dall'antenato di James Bruce, Robert the Bruce (Roberto I di Scozia), agli albori del quattordicesimo secolo (E.W. Donovan, "British Masonic Miscellany", VIII, opera citata nel volume di Home).

«La posizione leggendaria - scrive Collins - del patriarca Enoc, tanto tra i mistici ebrei quanto tra i moderni massoni, nasce da un'ipotesi molto singolare. Nella Bibbia, il capitolo 5 della Genesi contiene una genealogia dei dieci patriarchi vissuti prima del Diluvio, da Adamo a Noè. Per ognuno di essi si dà solo il nome, l'età in cui ha generato il primogenito e gli anni che aveva quando è morto: con un'unica eccezione, quella di Enoc. Nel suo caso, viene detto e ripetuto che ha "camminato con Dio", affermazione oscura che viene specificata solo la seconda volta, con le parole enigmatiche "e non fu più, perché Dio lo prese con sé". Qualunque cosa intendesse l'autore della Genesi con queste parole, la loro interpretazione fu che Enoc non morì come gli altri patriarchi, ma fu "traslato" in cielo con l'aiuto degli angeli di Dio. Secondo la Bibbia, solo il profeta Elia era stato preso da Dio in questo modo, e così anche a Enoc fu sempre concesso un posto speciale nella letteratura giudeo-cristiana. Anzi, la mistica ebraica afferma che, nell'atto di questa "traslazione" al cielo, Enoc fu mutato nell'angelo Metatron.»

La diffusione pubblica del Libro di Enoch e delle sue rivelazioni destò notevole e ampio scalpore sia negli ambienti accademici e letterari europei sia nel mondo ecclesiastico, artistico e dell'opinione pubblica in generale.
Non mancarono pittori e scrittori del movimento neo gotico che, colpiti dalla storia dell'unione dei Figli di Dio con le Figlie degli Uomini, inserirono tali figure nelle loro opere, come il romanziere Bram Stoker, che creò Dracula, l'oscuro angelo caduto.
Del resto è alquanto probabile, Secondo Collins, che le leggende sui vampiri sorte nell'Europa orientale dovrebbero avere una sorta di connessione con le cronache assiro-babilonesi inerenti esseri soprannaturali noti come Edimmu, i quali potrebbero rappresentare una prova effettiva della presenza dei Nefilim nell'antica Mesopotamia.
Tra l'altro, come rammenta l'autore inglese, le anime maledette dei Nefilim bevitori di sangue erano destinate a essere dannate, incapaci di assumere cibo "ma sempre affamate e assetate" (1Enoch 15,2).

«Assiri e babilonesi del primo millennio a.C. - afferma Collins - credevano fermamente all'esistenza dei vampiri: esseri assetati di sangue chiamati Edimmu, creati dall'"unione tra esseri umani e il mondo dello spirito". Sono in agguato pronti ad aggredire gli umani, prosciugando le famiglie del sangue vitale... Anche se questi Edimmu erano visti da Assiri e Babilonesi come "per metà spettri e per metà umani", probabilmente avevano un'origine molto più terrena, e forse appartenevano a una razza di persone fisiche che vivevano sottoterra. Si diceva che gli Edimmu abitassero un regno sotterraneo identificato dagli studiosi come "la casa delle tenebre", "la dimora del dio Irkalla" visitata dalla dea Ishtar (Campbell-Thompson, "Semitic Magie") [...] Forse i ricordi distorti di questa razza degenerata erano davvero alla base dell'idea dei vampiri immortali e succhiasangue del tipo reso popolare dai romanzi gotici dall'età vittoriana a oggi.»

Un altro aspetto degno di nota, riportato dallo stesso Collins, è che lo stesso Libro di Enoch sembra sia stato accolto favorevolmente come opera dai grandi meriti presso i massoni che lo avrebbero utilizzato per rivitalizzare la loro antica affiliazione con il patriarca.
La stessa copia della traduzione Laurence del 1838, usata dal giornalista inglese, è appartenuta alla Biblioteca del Supremo Consiglio dei 33°, la massima autorità del Rito Scozzese Antico e Accettato di Gran Bretagna; così come la terza copia portata in Europa sembrerebbe essere stata donata da Bruce alla Grande Loggia Scozzese di Edimburgo.
A ogni modo, con il diffondersi sempre maggiore del Libro di Enoch alcuni studiosi diedero vita a una campagna di ricerca nelle biblioteche di mezza Europa con il risultato di rinvenire nuovi frammenti e copie del testo enochico in lingua etiopica, greca e latina.
Vennero elaborate nuove traduzioni, in lingua inglese e tedesca, tra le quali l'importante versione elaborata da Robert Henry Charles pubblicata nel 1912; in aggiunta venne anche rinvenuto in Russia un nuovo testo, tradotto nel 1984 e ritenuto il seguito dell'originale, che fu denominato "Libro dei Segreti di Enoc".
Successivamente, in seguito alla scoperta dei Rotoli del Mar Morto, ulteriori conferme della veridicità del Libro di Enoch giunsero dall'analisi dei frammenti scritti in aramaico rinvenuti nelle grotte di Qurnran ed En-Gedi dove erano stati depositati intorno al 100 d.C. dagli ultimi rappresentanti della comunità essena.

«Solo assimilando - afferma Collins - i tenebrosi contenuti di questo libro negato potevo arrivare a capire perché il suo testo proibito avesse suscitato tanta esecrazione nei secoli precedenti. La prima volta che lessi il Libro di Enoc fu un'esperienza sconvolgente, accompagnata da più di un brivido lungo la schiena. Era quello, forse, uno dei più antichi racconti dell'umanità. Era stato trasmesso oralmente da un narratore a un altro per migliaia di anni. Alla fine, verso il 200 a.C., era diventato un libro, quasi certamente per opera della comunità essena di Qumran, sul Mar Morto. Ma che cosa diceva, e perché aveva provocato tanta costernazione tra le autorità ebraiche e la Chiesa delle origini? [...] Nei capitoli iniziali il narratore ripete l'episodio di Genesi 6 sull'unione dei Figli di Dio con le Figlie degli Uomini. Il lettore apprende poi che "al tempo di Iared" duecento Vigilanti "scesero" in "Ardis", cioè sulla vetta del monte Hermon: una località mitica identificata con le tre cime di Gebel esh Sheikh (2800 m), nell'estremo nord dell'antica Palestina. In tempi biblici le sue cime innevate erano venerate come sacre da vari popoli che abitavano la regione; è anche il probabile luogo della Trasfigurazione di Cristo, dove i discepoli videro che "il Signore si trasfigurò in loro presenza" (N.d.A. Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8; Luca 9,28-36). Su questo monte i Vigilanti prestarono giuramento e "si scambiarono promessa impegnativa" ben consapevoli, evidentemente, delle conseguenze che le loro azioni avrebbero avuto per loro e per l'umanità. È un patto ricordato dal nome dato al luogo della loro "caduta", perché in ebraico "hermon", o "herem", significa "maledizione". Il lettore fa quindi conoscenza con Semeyaza, il capo dei Vigilanti, e gli vengono presentati per nome altri diciotto suoi seguaci: "i più importanti dei duecento". Dopo che i Vigilanti ebbero preso moglie e le donne si furono "unite con loro rimasero incinte e generarono giganti la cui statura era di tremila cubiti: e questi consumarono tutto quanto avevano prodotto gli uomini. Quando gli uomini non poterono più sostentarli, i giganti si rivoltarono contro di loro per mangiare gli esseri umani. E cominciarono a peccare contro gli uccelli, gli animali, i rettili, i pesci e a divorarne a vicenda la carne e a berne il sangue. La terra, allora, lanciò la sua accusa contro quegli iniqui" (1Enoch 7,2-9)... "Peccare" contro "gli uccelli, gli animali, i rettili, i pesci" potrebbe significare tanto che i Nefilim li mangiavano quanto che commettevano con loro barbarici atti sessuali, o forse entrambe le cose. In ogni caso, sembrerebbero dotati di uno sviluppato gusto per il sangue, altra cosa che doveva essere vista come aberrante dalle comunità in cui erano nati e cresciuti.»

L'UMANITÀ CIVILIZZATA DA ESSERI EXTRATERRESTRI
Dalle cronache del patriarca biblico apprendiamo, tra l'altro, che i Vigilanti ribelli svelarono agli esseri umani i segreti proibiti del cielo; come il fabbricare spade, coltelli, scudi corazze e la lavorazione e l'uso dei metalli. Insegnarono a costruire braccialetti e ornamenti oltre all'uso dell'antimonio, un metallo bianco e fragile utilizzato nella medicina e nelle arti; alle donne venne insegnata l'arte di "abbellire" le palpebre, delle tinture coloranti e dell'uso di "pietre costose" oltre che il piacere sessuale e la promiscuità, nonché ad abortire.
I Vigilanti non si limitarono solo a questo, avrebbero istruito l'uomo nella conoscenza delle nuvole (meteorologia), dell'astrologia e dell'astronomia, dei "segni della terra" (geodesia/geografia), delle arti magiche e incantesimi, e della prima forma di scrittura.
Come giustamente osserva lo stesso autore, per quale motivo degli angeli del cielo avrebbero avuto conoscenze in tali campi? Per quale motivo avrebbero dovuto conoscere la lavorazione dei metalli, la scrittura, pratiche abortive ecc.?
Tali rivelazioni sottolineerebbero l'azione di una razza molto progredita che trasmette alcuni dei suoi segreti a una cultura meno evoluta che ancora ignora i principi basilari della vita.

«Si pensi - dichiara Collins - a come le culture cosiddette civilizzate occidentali abbiano introdotto di tutto, dal whisky agli abiti, dalle armi da fuoco al pensiero rigoroso e al dogma religioso, presso le etnie indigene di remote regioni della terra. Se si devono prendere alla lettera questi antichi testi, potrebbe essere questo ciò che è realmente avvenuto: la trasmissione di sapere da una cultura molto avanzata a un'altra meno evoIuta ancora impegnata nella lotta per la sopravvivenza?»

Potrebbe sembrare azzardata una simile ipotesi del tutto priva di credibilità eppure anche nell'ambiente accademico ufficiale in passato una simile teoria è stata incredibilmente avanzata dal professore Roger W. Wescott, il quale dichiarò: "L'uomo è stato civilizzato da esseri extraterrestri".
Wescott, plurilaureato all'Università di Princeton e Docente di Linguistica e Antropologia alla "Drew University" di Madison, nel New Jersey, avanzò nel 1969 tale tesi nel suo libro antropologico "The Divine AnimaI" (L'animale di Dio) improntato all'esplorazione delle potenzialità dell'Uomo.
Nel testo, Wescott sostiene che esseri provenienti da un altro mondo avrebbero civilizzato l'uomo diecimila anni fa, ma lo avrebbero poi abbandonato periodicamente a se stesso essendosi dimostrato nel tempo un cattivo allievo.

«Il nostro pianeta - scrive l'antropologo - è stato visitato da organismi extraterrestri? [...] non vi sono certamente prove indubbie di ciò. Ma non vi è, ovviamente, alcuna prova che lo escluda. E vi sono frammenti ricorrenti di prove alquanto ambigue secondo cui visitatori intelligenti si sarebbero periodicamente manifestati. Uno di essi è il motivo persistente "dell'uomo uccello" nell'arte preistorica: uomini con teste di uccello appaiono nelle pitture e nei bassorilievi dell'Europa paleolitica, dell'Oceania neolitica, del Perù dell'Età del Bronzo. E le tradizioni storiche giudaiche, cristiane e islamiche, naturalmente, hanno rappresentato da tempo memorabile i messaggeri divini, o Angeli con ali di uccello. Mentre queste raffigurazioni possono limitarsi a indicare niente di più di un culto dell'uomo comparabile a quelli africani del gatto e asiatici dell'orso, esse potrebbero denotare un grossolano tentativo iconografico di tramandare il fatto che creature simili all'uomo sono periodicamente apparse dal cielo, presumibilmente in veicoli che, dal momento che gli uomini primitivi non potevano darsene una spiegazione, erano considerati "uccelli". Una interpretazione analoga può essere riferita a creature leggendarie come Oannes, il "pesce ragionevole"' che i Sumeri sostenevano essere emerso dall'oceano per istruire sui fondamenti della civiltà l'uomo selvaggio. In tal caso, il pesce potrebbe avere rappresentato non gli istruttori, ma il veicolo che li trasportava: concettualmente, un mezzo plurifunzionale che fosse chiamato "uccello" in volo o "pesce" in acqua.
Alcune narrazioni bibliche sono state anche più esplicite circa tali, presunte visite. Nel solo libro della Genesi vi sono tre riferimenti a eventi che sono stati interpretati da alcuni scienziati, come l'astronomo franco-americano Jacques Vallée, come attribuibili a esseri o mezzi celesti "diversi da Dio in persona". Il primo di essi è la storia di Enoch, padre di Matusalemme (secondo la tradizione araba inventore della scrittura). In Genesi 5,24 leggiamo che "Enoch disparve, perché Dio lo prese seco". Sebbene queste poche parole sembrino oscure, l'apocrifo Libro di Enoch amplia considerevolmente tale succinta visione, riferendo l'assunzione di Enoch in cielo su di un mezzo angelico e le meraviglie colà osservate. In Genesi 6,2 ci viene detto che, dopo che gli uomini si erano moltiplicati sulla terra (in conseguenza forse della rivoluzione dovuta all'introduzione dell'agricoltura), "i Figli di Dio videro che le Figlie degli Uomini erano belle, ed essi presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte". Questo passaggio starebbe a indicare che donne terrestri e maschi extra terrestri avrebbero, quanto meno, fraternizzato. Infine in Genesi 28,12, Giacobbe, figlio di /sacco, vide "una scala appoggiata sulla terra, la cui cima toccava il cielo; ed ecco gli Angeli di Dio, che salivano e scendevano per la scala". Tale passaggio potrebbe interpretarsi come riferito o alla rampa di un mezzo spaziale, ovvero al collegamento a catena di una stazione interplanetaria (di un tipo proposto per il programma lunare americano sulla rivista Science). Per quanto concerne i libri più tardi del Vecchio Testamento, l'intero primo capitolo di Ezechiele è dedicato alla descrizione di splendenti ruote aeree giunte sulla Terra unitamente a "creature viventi" aventi "un aspetto d'uomo".
Sebbene tutte le narrazioni bibliche riferiscano, comprensibilmente, a una spiegazione di ordine soprannaturale gli eventi in esse descritti, ciò che esse inevitabilmente e naturalmente evocano è la carica emotiva indotta dai "dischi volanti" e dagli UFO in genere. Nei termini probabilistici dell'accostamento alla questione ufologica sopra enunciato, sarei comunque portato a congetturare che i "dischi volanti" da un lato non si ricolleghino ad allucinazioni, e dall'altro non si identifichino con organismi viventi, bensì siano ciò che la maggior parte degli "ufologi" sembra oggi portata a ritenere, e cioè prodotti inorganici reali controllati da esseri intelligenti extraterrestri. Poiché non riterrei plausibile la coincidenza che esseri di un pianeta extraterrestre raggiungibile abbiano sviluppato una civiltà nel corso dello stesso millennio o anche nello stesso periodo geologico che ha visto sorgere la nostra, azzarderei inoltre l'ipotesi che chi controlla i "dischi" (che da ora chiamerei "dischiani") abbia visitato il nostro pianeta anteriormente alla comparsa delle specie superiori e degli stessi ominidi. La mia opinione è che i "dischiani" si siano comportati nei confronti dei nostri antenati ominidi (ovvero scimmieschi) un po' come il biologo cattolico S. George Mivart suppone che Dio abbia agito nei confronti dei primati del Neocene: attendendo cioè che i nostri progenitori pre-umani sviluppassero una massa encefalica sufficientemente voluminosa da consentire un apprendimento ragionevolmente complesso per quanto riguarda la tecnologia e altre discipline, e quindi istruendoli per quanto possibile. Secondo me tale ipotesi consente di risolvere un problema che ha sempre fatto discutere gli antropologi, e cioè "perché mai l'uomo manifesta tante caratteristiche fisiche e comportamentali proprie di un animale domestico". La relativa mancanza di pelo, la differenziazione di colore della pelle, la dentatura debole in mascelle sempre meno pronunciate, il temperamento ipersensibile sono tratti che ricordano nettamente quelli sviluppati da cani, maiali, cavalli e altri mammiferi da noi addomesticati. La tendenza più recente degli antropologi è oggi quella di ammettere che "l'uomo è un animale addomesticato", sostenendo peraltro che, a differenza degli altri, si tratterebbe di una creatura che si è auto-addomesticata. Senonché, dal momento che non è mai stato chiarito come una qualche specie sia riuscita ad auto-addomesticarsi, tale ipotesi ha costituito un ostacolo insormontabile nella teoria dell'evoluzione umana. Ma se supponiamo che l'uomo sia stato fin dall'inizio addomesticato dai "dischiani" in maniera non molto diversa da quella in cui il cane è poi stato addomesticato dall'uomo, il paradosso insito nello stesso concetto di auto-addomesticamento viene eliminato. In ogni caso resta ancora da stabilire quando l'addomesticamento dell'uomo ha avuto luogo. Può essere cominciato fin dall'epoca degli Australopitechi, gli uomini-scimmia dell'Africa, circa un milione di anni fa...
Personalmente ritengo che i "dischiani" siano vissuti fra gli uomini, come maestri e guide, fin dal periodo Neolitico, circa 10.000 anni fa, quando la padronanza delle tecniche dell'agricoltura permise ai nostri antenati di sviluppare la loro ricchezza e il loro numero, e con ciò anche degli schemi comportamentali che i loro istruttori extraterrestri non avevano contemplato né previsto: accaparramento, schiavismo e guerra. A questo punto, i "dischiani" si ritirarono, mantenendo delle basi in quei posti dove avrebbero avuto la minima probabilità di essere incontrati e anche visti dai loro devianti protetti: e cioè nelle profondità marine. Queste due supposizioni non sono solo plausibili da un punto di vista intrinseco, ma aiutano anche a spiegare la diffusione di miti e leggende persistenti, che sarebbero altrimenti incomprensibili. La principale è quella che si trova presso quasi tutti i popoli, e cioè la leggenda riferita a un periodo preistorico (noto per esempio come l'Età dell'Oro per i Greci e l'Età del Sogno per gli aborigeni australiani, in cui gli Dei camminavano sulla Terra istruendo l'umanità; un rapporto terminato quando gli uomini cominciarono a manifestare più tendenze distruttive di quanto gli Dei intendessero tollerare [...] Da allora riterrei che i "dischiani" abbiano visitato la Terra solo come esploratori e osservatori, e mai più come colonizzatori e guide. Le descrizioni di creature estremamente simili all'uomo segnalate più volte in prossimità degli odierni UFO osservati al suolo si spiegano, se reali, solo con i membri di piccoli gruppi umani che i "dischiani" portarono certo con loro, ritirandosi. E poiché gli esseri umani appartenenti a tali gruppi non mostravano differenze genetiche-somatiche significative rispetto ai normali terrestri, è mia opinione che alcuni di loro siano stati periodicamente inviati sulla superficie terrestre allo scopo di infiltrarsi fra tribù e regni in conflitto, nello sforzo di conquistare queste nazioni a sistemi di vita più illuminati e meno distruttivi.
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LA CADUTA DEI VIGILANTI E IL "PECCATO ORIGINALE"
Tornando alle ricerche di Collins sugli Angeli caduti, è possibile constatare come nonostante i forti contrasti e divieti generati dalla Chiesa cristiana agli inizi del IV secolo, in seguito alla divulgazione dei testi apocrifi come il Libro di Enoch, siano stati condotti degli studi sui contenuti di tali manoscritti che avrebbero evidenziato terribili conseguenze per il genere umano.
Un esempio lampante è il trattato sul Libro di Enoc realizzato dall'erudito padre della Chiesa siriaca San Girolamo (ca. 342-420 d.C.) il quale dichiarò:

«Abbiamo letto in un certo libro apocrifo che, quando i figli di Dio vennero dalle figlie degli uomini, scesero sul monte Hermon e si accordarono per prenderle in moglie. Questo libro è molto esplicito ed è annoverato tra gli apocrifi. Gli esegeti antichi in varie occasioni si sono riferiti a esso, ma se noi adesso lo citiamo è solo per richiamare la vostra attenzione, e non perché sia autorevole [...] Ho letto di questo apocrifo nell'opera di un particolare autore che lo usava per confermare la propria eresia [...] Riconoscete la fonte degli insegnamenti di Manicheo, l'ignorante? Così come i manichei affermano che le anime desideravano che i corpi umani fossero uniti nel piacere, non vi sembra che chi dice che gli angeli desiderano dei corpi - le figlie degli uomini - stia facendo le stesse affermazioni dei manichei?»

Manicheo, noto come Mani, secondo la tradizione nacque intorno al 215 o 216 d.C. nel villaggio di Mardinu, vicino a Seleucia (Ctesiphon) sul fiume Tigri, in Babilonia.
La famiglia era d'origini nobili persiane legata, si dice, alla dinastia dei principi parti in esilio; la religione ufficiale praticata presentava diversi elementi di zoroastrismo, la fede monoteistica e in parte dualistica fondata nel sesto secolo a.C., secondo la tradizione iraniana, dal profeta Zarathustra (Zoroastro).
La chiave di volta dell'intero sistema religioso di Mani, basato sul sincretismo tra cristianesimo, buddismo, mazdeismo e mandeismo (una religione originaria della Mesopotamia), sta nella sua cosmogonia.
La religione creata dal filosofo persiano si configurava come religione di pura ragione in contrasto con la credulità cristiana: pretendeva di spiegare l'origine, la composizione e il futuro dell'universo, aveva una risposta per tutto e disprezzava il cristianesimo perché era pieno di dogmi.
In questo senso, Mani era un vero gnostico: secondo lui, la salvezza arrivava solo attraverso la conoscenza.

«Influenzato forse dal fatto - afferma Collins - che lo zoroastrismo riconosceva intere gerarchie di angeli e demoni (i daeva), Mani sembra avesse accettato in toto il racconto enochico della caduta dei Vigilanti. Di conseguenza, formulò il proprio credo dualistico e gnostico, completo di sacre scritture e miti della creazione. Nei suoi libri sacri presentava il mondo materiale non come dominio di Dio ma dei Signori delle Tenebre, ossia di Satana e dei suoi angeli caduti. A Dio rimaneva soltanto lo spirito divino imprigionato nel corpo fisico, e solo lottando per trovare l'identità con Dio l'umanità poteva sperare di conseguire l'aldilà promesso nel Paradiso celeste. Secondo una confutazione del manicheismo scritta dai suoi avversari cristiani, molti ritenevano che Adamo fosse stato il prodotto di un embrione fecondato nell'unione tra due angeli caduti, maschio e femmina, e poi inghiottito da Satana, il quale, a sua volta, si accoppiò con la sua compagna mettendo così al mondo il primo Uomo [...] L'esistenza di eresie come il manicheismo e altre forme di gnosticismo cristiano sollevava ancora una volta la questione fondamentale della natura fisica degli angeli caduti e dei Figli di Dio nella mente dei teologi ed ecclesiastici più eminenti dell'epoca. Un padre della Chiesa, Giovanni Crisostomo (ca. 347-407), arcivescovo di Costantinopoli, si scagliò con veemenza contro il Libro di Enoc, affermando che sarebbe stato "follia accettare un 'insana bestemmia come quella che dice che un essere incorporeo e spirituale si sia potuto unire a un corpo umano". Era diventata cosa blasfema ed eretica predicare, propagare o sostenere la dottrina contenuta nel Libro di Enoc, e anzi in ogni altra opera apocrifa o pseudo epigrafa. Per la Chiesa, opinioni diverse circa la caduta dell'umanità e la discesa degli angeli andavano rigorosamente contrastate.»

A questo punto sono più che leciti i quesiti che l'autore, e non solo, si pone sul reale motivo di tale accanimento della Chiesa cristiana sul racconto dei duecento angeli caduti e della loro unione con le Figlie degli Uomini. Forse non tutti i messaggeri di Dio potevano definirsi "perfetti"?
Secondo l'autore inglese le risposte andrebbero trovate nell'evidente sovrapposizione del racconto della caduta dei Vigilanti con la narrazione biblica della tentazione di Eva da parte del serpente presente nella Genesi. Tentazione che portò sia Eva sia Adamo ad assaporare il famigerato frutto proibito dell'Albero della "conoscenza del Bene e del Male". Un atto che aveva permesso a entrambi di raggiungere una saggezza tale, "come dèi, conoscendo il bene e il male" (Genesi 3,5). Atto che causò la maledizione del Signore sia sul Serpente (ovvero Satana che ne assunse la forma) sia su Adamo ed Eva, i quali in virtù della loro nuova "saggezza" e per evitare che cogliessero frutti anche dall'altro albero presente nel giardino, l'albero della Vita che li avrebbe resi immortali come Dio, vennero cacciati dall'Eden. Evento quest'ultimo che sancirà la cosiddetta "caduta dell'uomo" e l'inizio delle tribolazioni che l'umanità erediterà per sempre a causa dell'atto di disobbedienza divenuto noto come il "peccato originale".
In merito al Serpente da un punto di vista teologico si è sempre ritenuto che fosse la forma scelta da Satana per corrompere l'umanità a causa della sua abilità nel soggiogare le proprie prede.
In realtà essendo la figura del serpente molto antica e comune a diverse culture e religioni del medi oriente, che lo vedevano quale simbolo del sapere occulto e del desiderio sessuale, la spiegazione andrebbe secondo Collins individuata altrove.

«Il serpente - ribadisce il giornalista - fa la sua apparizione in numerosissimi miti della creazione dove compaiono i primi esseri umani, ed è spesso raffigurato come uno spirito saggio e benefico, non un fraudolento portatore di tentazione e male. Inoltre, in questi miti il serpente ha un'intrinseca associazione con la prima donna, un fatto confermato dalla circostanza che il nome Eva è sinonimo tanto di "vita" quanto di "serpente". Per esempio, in ebraico "awwah", ossia Eva, significa "colei che fa vivere", ma ha relazione anche con "hevia", che vuol dire "serpente femmina". Inoltre, in arabo "serpente" è "hayya", che a sua volta è imparentato con "hayat", che significa "vita"; e il nome arabo di Eva è "hawwa". In altre leggende del folklore ebraico, Eva è presentata come la progenitrice dei Nefilim, descritti nel mito ebraico come "awwin", ossia "devastatori" o "serpenti". Anche gli angeli sono intimamente legati alla forma del serpente: una delle principali classi di esseri angelici nella tradizione popolare ebraica è quella dei serafini, "serpenti fiammeggianti", che sono "mandati da Dio come suoi strumenti per infliggere le giuste punizioni per i peccati" (N.d.A. Graves - Patai: Hebrew Myths, "The Book of Genesis"). Il legame è rafforzato ulteriormente da un accenno che compare occasionalmente nel Libro di Enoc. Nel capitolo 69, per esempio, che enumera le arti proibite insegnate all'umanità dai Vigilanti, l'angelo di nome Kasdeya è accusato di avere istruito gli uomini su come sventare "i morsi del serpente e i colpi di chi al meriggio è figlio del serpente chiamato Tebaet", riferimento, sembra, a un Nefilim nato da un "serpente", o Vigilante, di nome Tebaet.»

Ora, se i Vigilanti sono collegati al serpente, simbolo di conoscenze proibite e sapere occulto, in che forma potrebbero essere connessi al Serpente biblico dell'Eden?
Secondo l'autore la risposta andrebbe ricercata in un indizio fondamentale presente nel Libro di Enoc (capitolo 69) in quanto tra i Vigilanti che svelarono i segreti celesti all'uomo c'era l'angelo caduto Gadriel il quale "fece errare Eva".
Per Collins tale affermazione sarebbe interessante soprattutto sul suo effettivo significato. Inoltre, come potrebbe combinarsi con la storia della caduta dell'uomo a noi nota?
Questo passo, per lo studioso, legherebbe decisamente la ribellione dei duecento Vigilanti con la tentazione di Eva e la corruzione dell'umanità. Vigilanti che in un lontano passato vennero visti come "il Serpente" che insegnò il sapere occulto ai nostri progenitori inducendoli a compiere il primo peccato, ovvero l'atto di autocoscienza.
Tale interferenza nelle vicende umane causò l'inizio, per i nostri antenati, di un'esistenza del tutto diversa dal naturale progredire dell'evoluzione alla quale probabilmente erano destinati a seguire non fosse stato per quella ingerenza.
Se i fatti si fossero svolti in questo modo a questo punto occorrerebbe capire come ciò possa collegarsi alla figura di Satana e del Demonio. E quale sarebbe, come si domanda anche Collins, la sua connessione con i Vigilanti e il Libro di Enoc?

«Il nome Satana - scrive l'autore inglese - viene dall'ebraico "Ha-satan", che vuoi dire "l'avversario". Nell'Antico Testamento questo termine è usato esclusivamente per indicare i nemici di Dio o i nemici del popolo d'Israele in generale. Il diavolo non è mai indicato come l'incarnazione del male. Solo con il Nuovo Testamento la parola assume questa connotazione importantissima. A questo punto Satana diventa un angelo che ha perso la grazia di Dio ed è stato espulso dal cielo, assieme ai suoi compagni ribelli, dall'arcangelo Michele. Riferimenti alla caduta di Satana compaiono in Luca 10,18, dove si dice che Cristo ha "visto Satana precipitare dal cielo come un fulmine". Ma è soltanto nel libro conclusivo del Nuovo Testamento, l'Apocalisse di San Giovanni, scritto durante il primo secolo d.C., che l'intera storia della caduta di Satana viene rivelata per la prima volta. Nel capitolo 12, versetto 9, si proclama: "E il Drago fu scaraventato fuori. Il grande drago, cioè il Serpente antico, che si chiama Diavolo e Satana, ed è il seduttore del mondo, fu gettato sulla terra, e anche i suoi angeli furono gettati giù". E poi di nuovo, in 20,2-3, si dice: "L'angelo afferrò il drago, il serpente antico, cioè Satana, il Diavolo, e lo incatenò per mille anni, lo gettò nel mondo sotterraneo, ne chiuse l'entrata e la sigillò sopra di lui. Così il drago non avrebbe più ingannato nessuno". Questo è tutto ciò che si ricava dalle Scritture sulla caduta di Satana, anche se è chiaro che san Giovanni basò la sua visione di Satana e dei suoi angeli caduti sulla storia dei Vigilanti contenuta nel Libro di Enoc; un'affermazione supportata dal fatto che quest'opera apocalittica circolava liberamente tra i primi cristiani in quel periodo. Avendo assegnato a Satana il ruolo di arcinemico di Dio, i cristiani lo indicarono come la fonte di tutti i mali del mondo, e qualsiasi rapporto con lui o con i suoi angeli caduti era visto come magia nera, eresia, stregoneria: atti puniti con la morte per tutta l'era cristiana fino a tempi relativamente vicini a noi. [...] C'era dunque Satana dietro la storia del Serpente dell'Eden? Forse gli studiosi medievali videro giusto, comprendendo che i riferimenti dell'Apocalisse alla cacciata di Satana dal cielo corrispondevano esattamente ai racconti precristiani della caduta dei Vigilanti a cui si allude in Genesi 6. Satana è chiamato nell'Apocalisse "il serpente antico". Formula che sembrerebbe riferirsi non solo al Serpente della Tentazione ma anche ai Vigilanti ribelli del Libro di Enoc. Poiché la rivelazione all'umanità dei segreti nascosti del cielo da parte dei Vigilanti sembra essere stata la forza motrice del sorgere della civiltà, così come la conosciamo oggi, e Satana e i suoi angeli caduti vanno identificati con gli angeli caduti del Libro di Enoc, questo implica che, almeno in un'ottica cristiana, la genesi del mondo civile può essere attribuita non al volere di Dio bensì all'intervento del suo avversario: il Diavolo. L'universo dualistico di Mani doveva essere pieno di contraddizioni: da una parte predicava la purezza di Dio e la Via dello Spirito Santo, mentre dall'altra insegnava che le radici del male sono dentro noi tutti. È questo il motivo per cui i primi Padri della Chiesa condannarono il Libro di Enoc con tanta energia definendo la storia della caduta dei Vigilanti un'"insana bestemmia"? Evidentemente no, visto che essi stessi arrivarono ad accettare proprio questa dottrina, cui sant'Agostino diede il nome di "peccato originale", che attribuiva la colpa non ai Vigilanti ma a Eva. È interessante notare che Agostino, che condannò il Libro di Enoc come "troppo antico" per includerlo nel canone, era stato lui stesso, a suo tempo, manicheo. È più probabile che quegli eretici, che come Mani abbracciavano e predicavano l'ipotesi demoniaca delineata nella letteratura enochica, fossero perseguitati così ferocemente per questa sola ragione.»

Inevitabile chiedersi a questo punto, come fa lo stesso autore, cosa c'è che spaventa tanto (specialmente la Chiesa) nella storia degli angeli caduti?
Sempre in merito al "peccato originale" e alla "caduta dell'uomo" l'analisi di testi legati alla tradizione ebraica, come per esempio "Le leggende degli ebrei", ci può fornire una spiegazione più chiara e logica di quanto contemplato dal testo biblico ufficiale.
In tal senso, mi sembra opportuno menzionare quanto evidenziato dal giornalista e ufologo italiano Alfredo Lissoni nel volume "UFO Progetto Genesi", pubblicato nel 2001, il quale solleva alcune osservazioni condivisibili.

«Ammettendo - afferma Lissoni - che la vicenda di Adamo (ovvero, dell'umanità, dato che Adam indica anche l'essere umano in senso generico) non sia né un mito, né una favoletta ma il racconto mitizzato di eventi molto antichi, per quale motivo il Dio degli Ebrei avrebbe scacciato il genere umano dal paradiso terrestre? La versione ufficiale della Genesi ci parla di un peccato indotto dal diavolo (informa di serpente), di una trasgressione culminata nella raccolta di un frutto proibito, identificato in una mela. Che si tratti di un evento mitizzato è certo, a cominciare dalla banalità dell'episodio. Se Dio è onnipotente, perché non aveva previsto la caduta dell'uomo? E perché avrebbe dato libero spazio al diavolo, ben sapendo quanto l'uomo fosse indifeso? E perché l'Onnisciente si sarebbe limitato a proibire la coltura del frutto, quando sarebbe stato più efficace porvi a guardia uno degli angeli fiammeggianti della Bibbia? La stessa Chiesa ammette che l'intera vicenda vada letta come una parabola sulla caduta dell'umanità; un episodio dunque da non prendere in senso letterale, a maggior ragione si pensa che gli alberi di mele, nel Medioriente antico, non esistevano (tant'è che nel Medioevo si credeva che il frutto proibito fosse la banana, perché se tagliata sezionalmente mostra i semi disposti a croce, mentre i rabbini pensavano a una palma da datteri). L'episodio, così tradotto e così narrato, rimase a lungo oscuro. La vicenda si svolse in realtà diversamente. Così nei testi ebraici originali: "È vero che il Signore Iddio collocò l'uomo nel giardino dell'Eden perché lo coltivasse e lo custodisse, ma ciò significa che là egli doveva studiare la Torah e adempiere i comandamenti di Dio. Come gli angeli, anche gli animali esaudivano i desideri di Adamo. Erano assoggettati a lui. Fu l'esagerazione di Adamo che fornì al serpente lo spunto per persuadere Eva ad assaggiare il frutto proibito; egli la spinse contro l'albero e disse: Vedi che toccare il frutto proibito non ti ha recato la morte. Nemmeno mangiarne il frutto ti nuocerà. Solo la malevolenza ha dettato questa proibizione, perché nel momento in cui ne mangerete sarete come Dio. Come Egli crea e distrugge mondi, così avrete il potere di creare e distruggere. Anche Lui mangiò dapprima del frutto dell'albero e poi creò il mondo. Per questo vi proibisce di mangiarne, per tema che voi creiate altri mondi." In quest'ottica l'intera vicenda assume contorni assai diversi: il vero peccato era che l'umanità, nel tentativo di imitare i propri creatori, imparasse a creare altri mondi abitati; oggigiorno la NASA sta studiando tecniche per rendere abitabili i mondi morti del nostro sistema solare, con la creazione di un'atmosfera accettabile e l'introduzione di vegetazione e forme elementari di vita animale; creare dunque "mondi abitati" non è più l'utopia dei tempi biblici; non solo, se rileggiamo con gli occhi dell'uomo moderno questo mito, e vediamo in Adamo l'umanità primigenia in grado di attingere a segreti tecnologici avveniristici, e negli Elohim degli scienziati extraterrestri (come già supposto da molti ufologi), la storia diventa comprensibile. E credibile. Il peccato originale era la conoscenza scientifica!»

IL TESTAMENTO DI AMRAN E IL CONFLITTO COSMICO TRA BENE E MALE
In base a quanto finora esposto risulta alquanto evidente che la natura incorporea degli angeli risulta decisamente improbabile, così come una loro diretta associazione ai cosiddetti "Figli di Dio" o ai Vigilanti, un punto quest'ultimo ribadito anche dallo studio condotto da Collins.

«Quale che sia - osserva il giornalista - la reale natura degli angeli dell'Antico Testamento, tanto per la fede giudaica quanto per quella cristiana essi sono soltanto questo: angeli, messaggeri di Dio, senza connessione alcuna con la razza angelica caduta di cui parlano Genesi 6 e la tradizione apocrifica ebraica. Mai, in nessun punto del Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, gli angeli sono identificati con i Figli di Dio, i Vigilanti o i Nefilim, e non si insinua mai che furono duecento dei loro compagni celesti ad assumere forma corporea per giacere con le Figlie degli Uomini nelle generazioni precedenti il Grande Diluvio. È quasi come se gli autori del Pentateuco o non fossero a conoscenza della connessione tra gli angeli e la caduta dei Vigilanti, o evitassero deliberatamente l'argomento. Chi erano dunque gli angeli, celesti o caduti che fossero? Da dove venivano? Dove vivevano? Che aspetto avevano? Solo stabilendo questi fatti potevo proseguire nelle mie congetture sulle vere origini di questa che appariva come una stirpe o cultura perduta e ignorata dalle pagine della storia.»

In effetti, grazie alle traduzioni fatte dei Rotoli del Mar Morto negli anni '90 emergono nuove informazioni sui Vigilanti tali da turbare l'opinione che Collins s'era fatto in precedenza. In quegli anni venne ultimata la ricostruzione, da parte del prof. Robert Eisenman (docente di religioni mediorientali alla "California State University") uno dei massimi esperti degli antichi manoscritti del Mar Morto, di un frammento (in realtà sono 3) di un testo apocalittico realizzato nel II secolo a.C. e denominato "Testamento di Amran" (dal nome del padre di Mosè). Il manoscritto, ricavato da un rotolo rinvenuto nel 1954 in una delle grotte di Qumran e in seguito custodito dal "John Rockefeller Museum" di Gerusalemme, narra dell'apparizione di due Vigilanti ad Amran. Nel "Testamento di Amran" (4Q543, 545-548) nella linea 13 del Manoscritto B, proprio in merito ai Vigilanti, si legge quanto segue:

«lo vidi dei Vigilanti nella mia visione, la visione del sogno. Due uomini stavano lottando al mio riguardo e ingaggiando una grande disputa su di me. lo domandai loro: "Chi siete voi, per avere su di me un tale potere?" Essi mi risposero: "Noi abbiamo ricevuto potere e dominio su tutta l'umanità". Essi mi dissero: "Quale di noi tu scegli perché ti governi?". lo alzai i miei occhi e osservai: Uno di loro era d'aspetto terrificante, come un serpente, il suo manto era variopinto, ma molto scuro... E io osservai di nuovo e... nel suo aspetto, il suo volto era come una vipera. Gli replicai: "Questo Vigilante, chi è?" Egli mi rispose: "Questo Vigilante è il Principe delle Tenebre e Re del Male". lo gli dissi: "Mio Signore, quale governo ha?" e Lui rispose "ogni sua via è oscura, ogni sua opera oscura. Nelle Tenebre egli vive. Tu vedi, egli ha potere su tutte le Tenebre, mentre io ho potere su tutta la Luce. Dalle, regioni superiori alle regioni inferiori io governo su tutta la Luce, e su tutto quello che è buono. lo governo su ogni uomo. lo ho ricevuto potere su tutti i figli della Luce". lo gli chiesi: "Quali sono i tuoi nomi" Egli mi rispose: "I miei tre nomi sono: Michele - Principe della Luce-Re della Giustizia. lo tutto vi farò conoscere, certamente io vi farò sapere; che tutti i figli della Luce saranno resi Luce, mentre tutti i figli delle Tenebre saranno resi oscuri. I figli della Luce avranno accesso alla Conoscenza, e i figli delle Tenebre saranno distrutti poiché tutta la follia e il Male sarà oscurato, mentre tutta la Pace e la Verità sarà resa Luce. Tutti i figli della Luce sono destinati alla Luce, alla gioia eterna, alla letizia. Tutti i figli delle Tenebre sono destinati alle Tenebre, alla morte e alla distruzione, per lo splendore per il popolo.»

Come evidenziato da Collins il manoscritto identifica uno dei due Vigilanti come Belial, il Principe delle Tenebre - Re del Male, l'altro invece come Michele - Principe della Luce Re della Giustizia (noto anche come Melchisedech).

«Fu però l'apparizione spaventosa di Belial - afferma l'autore inglese - a richiamare la mia attenzione, perché è presentato come orribile a vedersi e come un "serpente", termine così spesso usato per definire tanto i Vigilanti quanto i Nefilim. Il Vigilante dunque possiede un volto "come quello di una vipera", ma visto che porta anche un mantello "di tanti colori ma molto scuro", presumibilmente si trattava di un serpente antropomorfo.»

La descrizione di un Vigilante di aspetto serpentiforme risulta alquanto insolita, tuttavia come vedremo più avanti esistono raffigurazioni in terracotta di esseri-lucertola scoperti il secolo scorso tra le rovine di Tell al'Ubaid, una città mesopotamica esistita settemila anni fa vicino Ur nell'attuale Iraq.
Come già accennato in precedenza le cronache dei cosiddetti "Figli di Dio" e delle "Figlie degli Uomini" risultano chiaramente anomale rispetto al resto dei resoconti contenuti nella Genesi.
Tra l'altro in tutto il testo biblico non sono presenti, salvo in Genesi 6, riferimenti diretti all'avvento dei Figli di Dio o dei Nefilim, tanto meno qualche tipo di identificazione tra i" bene ha-elohim e i Vigilanti.

«L'informazione - ribadisce Collins - viene esclusivamente dalla letteratura enochica del primo e secondo secolo prima di Cristo. Genera ulteriore confusione il fatto che l'espressione bene ha-elohim significa in realtà "figli degli dèi"; anzi, il termine "elohim" è un femminile plurale irregolare, e quindi non si tratta neppure di "dèi", bensì di "figli delle dee". È una "patata bollente" teologica che non è mai stata spiegata in maniera soddisfacente. Nei capitoli della Genesi che seguono immediatamente quei versetti sibillini leggiamo delle generazioni di Noè e del suo successivo ruolo di salvatore del regno umano e animale. È una storia che impariamo tutti alle elementari, ma, come gran parte della Genesi, è scritta in modo poco chiaro, ripetitivo e contraddittorio. La Bibbia afferma che il Signore purgò la terra dalla sua corruzione e iniquità provocando un Diluvio Universale. ma non dice mai che i Figli di Dio, i Nefilim o gli uomini potenti vennero sterminati da questa catastrofe planetaria. Lo si deduce dal fatto che i soli sopravvissuti al Diluvio sono Noè e la sua famiglia. Ma molti elementi fanno pensare che alcuni membri della razza caduta siano sopravvissuti al cataclisma. Nel Pentateuco compaiono sparsi enigmatici riferimenti all'esistenza di giganti vissuti nel mondo biblico molto dopo la generazione di Noè. Questi terrificanti individui spesso figurano nelle guerre combattute nella terra di Canaan, l'attuale territorio comprendente Palestina, Giordania e Libano... Più avanti, nel Deuteronomio, si parla di Canaan come di una "terra di Refaim", o giganti. Il Deuteronomio dice anche che gli Ammoniti "li chiamavano Zamzummin: erano un popolo forte, numeroso e alto di statura come gli Anakim". E chi erano gli Anakim? Quale legame potrebbero avere con i Vigilanti e i Nejilim? Un buon indice analitico della Bibbia cita spesso gli Anakim; il luogo più importante si trova nel Libro dei Numeri (Numeri 13,33): "E laggiù abbiamo visto i Nejilim, i figli di Anak, discendenti di Nejilim: di fronte a loro sembravamo formiche, e loro così ci vedevano" [...] Il Libro dei Numeri riconosce esplicitamente gli Anakim come discendenti dei Nejilim: non dei Vigilanti o Figli di Dio, ma dei Nejilim. Questo è importante, perché implica che ai tempi di Mosè, quando il nucleo del Pentateuco veniva fissato e registrato per la prima volta, solo il termine "Nejilim" era usato per indicare la razza gigante caduta. Se, per un momento, consideriamo le controverse parole di Genesi 6 come interpolazioni molto successive, vediamo che altre denominazioni della razza caduta, come Vigilanti o Figli di Dio, erano chiaramente "ignote" alle tribù israelite del tempo di Mosè, attorno al 1300 a.C. Ciò implica che "nejilim", una parola che vuoi dire "i caduti", o "coloro che sono caduti", era il nome originale dato dagli israeliti agli angeli caduti. Una conferma si trova in Genesi 6. Il versetto 2 parla dei Figli di Dio che si presero le Figlie degli Uomini, mentre il versetto 4 dichiara fermamente che "i Nejilim erano sulla terra a quei tempi, e ci furono anche dopo, quando i Figli di Dio si unirono alle Figlie degli Uomini". La cosa sembrava abbastanza chiara: ci trovavamo davanti a due diverse tradizioni intrecciate tra loro: una relativa alla razza caduta nota agli antichi Ebrei con il nome di Nejilim, l'altra relativa ai benè ha-elohim, i Figli di Dio, esplicitamente identificati con i Vigilanti della tradizione enochica.»

Secondo l'autore inglese tutto lascerebbe supporre che il racconto di Genesi 6 possa essere un'aggiunta posteriore o manipolata al fine di includervi le due origini, indipendenti, di Nefilim e Vigilanti.
Da dove perverrebbe allora la leggenda dei Vigilanti? Possibile che fosse stata diffusa oralmente tra le tribù israelite da tempi remoti o proveniva da altre località mediorientali?
In effetti l'indagine condotta da Collins, attraverso i resoconti biblici di Geremia e Daniele, evidenzia proprio questa possibilità e in particolare l'influenza religiosa persiana esercitata sugli Ebrei durante l'esilio Babilonese.
All'epoca Babilonia oltre a essere una città cosmopolita era l'incrocio di vari culti religiosi diffusi in tutta la Mesopotarnia, fra cui lo zoroastrismo (dal nome del suo fondatore Zoroastro o Zarathustra vissuto in Persia tra il VII e il VI secolo a.C.).
Religione monoteistica, come il giudaismo, lo zoroastrismo (tra le più antiche e importanti religioni note dell'Iran antico o preislarnico) contempla un regno di angeli denominati "yazata" al servizio del supremo Ahura Mazda.
Tra gli yazata ci sono quelli più vicini ad Ahura Mazda, noti come i sei Amesha Spenta (gli Immortali benevoli) la cui origine andrebbe individuata in alcuni miti indoiranici più antichi dell'Asia centrale. Questi sei Amesha Spenta insieme ad Ahura Mazda, secondo l'autore inglese, corrisponderebbero ai sette arcangeli giudaici presenti nel Libro di Tobia, di Enoc e nei documenti del Mar Morto.
Lo Zoroastrismo (conosciuto anche come Mazdeismo, dal nome di Ahura Mazda) si presenta come una versione riformata di una precedente tradizione religiosa persiana, caratterizzata da numerosi elementi in comune con la religione vedica indiana. Il punto centrale dello zoroastrismo è la costante lotta tra bene e male; agli inizi della creazione, il Dio Supremo Ahura Mazda ("Signore saggio" caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà) è opposto ad Angra Mainyu (o Ahriman) uno spirito malvagio delle tenebre, violenza e morte.
Il conflitto cosmico risultante interessa l'intero universo, inclusa l'umanità, alla quale è richiesto di scegliere quale delle due vie seguire; quella del bene e della giustizia porterà alla felicità, quella del male apporterà infelicità, inimicizia e guerra.

«Due importanti ebraisti - scrive Collins - WOE. Oesterley e TH. Robinson, hanno riconosciuto l'influenza dello zoroastrismo sul giudaismo in moltissimi aspetti, dall'angeologia alla demonologia, al dualismo, all'escatologia, alle epoche del mondo e alla resurrezione dell'anima, specialmente nel caso del Libro di Enoc. Inoltre, hanno concluso che le acquisizioni dalla religione persiana si verificarono sicuramente quando gli Ebrei si trovavano in esilio a Susa. Queste stesse opinioni sono condivise da uno studioso di antichità persiane come Richard N. Frye, professore di studi all'Harvard University, che sottolinea gli intensi apporti reciproci tra lo zoroastrismo e il giudaismo del dopo esilio. Sembrava proprio che, a proposito dell'influenza persiana sul Libro di Enoc, fossi sulla strada giusta: e riguardo alla storia dei Vigilanti? Erano venuti anch'essi dall'Iran? RH. Charles, lo studioso la cui traduzione inglese dell'Enoc etiopico rimane una delle migliori mai prodotte, sembrava pensare di sì. Le sue conclusioni erano che la leggenda dei Figli di Dio e delle Figlie dell'Uomo presentata in Genesi 6 apparteneva a "un mito molto antico, presumibilmente di origine persiana, secondo il quale i demoni avevano corrotto la terra prima dell'arrivo di Zoroastro e si erano alleati con le donne" (Charles, "The Book of Enoch", 1912). Della stessa opinione è il professor Philip Alexander, una delle massime autorità sul libro di Enoc: "L'angeologia fiorì nel giudaismo dopo l'esilio sotto l'influsso della religione iranica. È molto probabile che l'interpretazione dei Figli di Dio come angeli fosse uno dei modi in cui queste idee alquanto estranee furono inserite nel corpus della religione precedente l'esilio e naturalizzate" (N.d.A. Alexander, "The Targumin and Early Exegesis of Sons of God").»

Probabile a questo punto, come ipotizza lo stesso Collins, che i resoconti sui Figli di Dio sarebbero stati inseriti nel capitolo biblico della Genesi o ricomposti nel periodo in cui gli scribi revisionarono l'Antico Testamento, ovvero intorno al 445 a.C., cioè dopo il ritorno degli Ebrei dalla Persia.
Tra l'altro, che il termine "Figli di Dio" fosse un ennesimo nome dei Vigilanti lasciava dedurre che le credenze sulla loro caduta narrata dal patriarca Enoc provenissero dall'Iran. Non solo, la stessa Persia sembra abbia avuto una pesante influenza sui testi del Mar Morto.

«Per esempio - sottolinea l'autore inglese - nel Testamento di Amram, i due Vigilanti chiedono ad Amram, il padre di Mosè: "Chi di noi due vuoi che ti governi?" e quindi si presentano come "Belial... (Principe delle Tenebre) e Re del Male" e "Michele... Principe della Luce e Re del Bene". Altrove, nei Rotoli del Mar Morto, Belial, il Maligno, è appaiato a parole quali "Tenebre", "Mentitore" e "il Bugiardo", mentre il suo omologo opposto, Michele o Melchisedek, è legato a termini come "Luce", "Rettitudine" e "Verità". L'idea che l'oggetto della visione scelga tra luce e tenebre, verità e menzogna, rettitudine e falsità, si trova nei libri sacri dello zoroastrismo, dove a un individuo viene chiesto di scegliere tra "asha", "rettitudine" o "verità", e "druj", "falsità" o "menzogna". Questo principio dualistico è rappresentato da una parte da Ahura Mazda, il "saggio signore", e dall'altra da Angra Mainyu (spesso chiamato Ahriman nei testi persiani), lo "spirito malvagio" o "Principe del Male", equivalente iraniano di Belial, Satana o il Diavolo".»

L'ennesima conferma, sempre secondo l'autore, della connessione tra zoroastrismo e le cronache di Qurnran sarebbe riscontrabile nel fatto che per gli Esseni i seguaci della verità venivano definiti "Figli di Zadok" (Figli della verità, giusti) e i seguaci di Belial come "Figli delle Tenebre" o "della Menzogna".
Tra l'altro nella letteratura zoroastriana ritroviamo gli "ashavan" "seguaci della Rettitudine" o "della Verità" e i "dervan" "seguaci della Menzogna".
Tali conclusioni per il giornalista inglese confermerebbero decisamente non solo il rapporto tra lo zoroastrismo e il giudaismo ma anche tra la religione iranica e gli insegnamenti delle comunità del Mar Morto che si rifacevano alle leggi di Mosè.
Pertanto, viste le probabilità che tali comunità fossero anche alla base di testi apocrifi come il Libro di Enoc e il Testamento di Amram, sembrava ipotizzabile che le cronache sulla caduta dei Vigilanti provenissero dalla mitologia Iraniana.

IL LEGAME TRA CIELO E TERRA
In effetti, un ulteriore tassello chiarificatore sull'origine dei Vigilanti e dei Nefilim sembra provenire proprio dall'antica area mesopotamica, oggi compresa tra Iraq e Iran, e dallo studio della civiltà dei Sumeri.
Verso la fine del diciannovesimo secolo (1888-1900) il sito di Nippur (una delle più antiche città della Mesopotamia, sede del culto del dio sumero Enlil, leggendario fondatore della potente città stato), nell'Iraq meridionale a circa 160 chilometri a sud-est di Bagdad, fu oggetto di studi e scavi archeologici da parte di ricercatori americani dell'Università della Pennsylvania tra cui i professori John Peters e John H. Haynes.
Nel corso degli anni furono rinvenute migliaia di tavolette d'argilla scritte in cuneiforme, fra queste furono trovate le versioni più antiche, fra quelle note, della storia del Diluvio, dell'Epopea dell'eroe sumero Gilgamesh e di altre opere importanti tra cui testi in lessico e documenti scritti in Sumerico e Accadico.
Oltre alle tavolette furono ritrovate la ziggurat cadente, nota ai sumeri come Dur-an-ki "legame tra cielo e terra" e il famoso tempio dedicato a Enlil, chiamato E-kur, la "Casa della Montagna".
Tra i reperti rinvenuti Haynes esaminò dei frammenti di un cilindro che seppur poco comprensibili, essendo in parte semicancellati, lo fecero ritenere un cilindro di fondazione depositato in seguito a riparazioni del tempio condotte durante i regni di Naram-Sin o SharkaliSharri, gli ultimi due re di Akkad, la dinastia di origine semita che regnò sui Sumeri nella seconda metà del terzo millennio a.C.
In seguito il cilindro e le tavolette, oltre a vari reperti archeologici rinvenuti a Nippur e in altre località mesopotamiche, vennero trasportati all'"University Museum" di Filadelfia dove furono depositati nei sotterranei del museo all'interno di casse che vennero aperte solo negli anni '20 del secolo scorso dal professor George Aaron Barton del "Bryn Mawr College" di Filadelfia.
Barton, che divenne docente di Lingue semite presso l'"University of Pennsylvania", essendo al corrente degli studi fatti da Haynes decise di tradurre le iscrizioni contenute sui frammenti del cilindro di fondazione di E-kur (la Casa della Montagna).
Barton dopo un meticoloso e lungo lavoro si dichiarò convinto di trovarsi davanti al più antico testo conosciuto della Sumeria "forse il più antico al mondo" (Barton, "Miscellaneous Babylonian Inscriptions"). Al suo interno erano nominati diversi degli antichi dèi come Enlil, Enki e la poco nota dea Serpente Sir; quest'ultima, stando al testo di Barton, sembrava corrispondere alla sposa di Enlil, Ninlil o Ninkharsag, cosa che spinse il professore americano a ritenere Nippur quale probabile centro di culto di questa antica dea Serpente.
Inoltre alcune tavolette, per Barton non del tutto comprensibili nel loro contenuto, sembravano fornire una versione del mito sumero della creazione nonché inni su divinità e re divinizzati.
A ogni modo una volta terminati i suoi studi, i quali furono poi pubblicati dalla "Yale University Press", Barton abbandonò le tavolette di Nippur di cui per diversi anni nessuno sembrò interessarsi.
Tuttavia, negli anni '70 Christian O'Brien un ex geologo inglese, che aveva lavorato con una compagnia petrolifera in Iran, si appassionò al lavoro di Barton dopo aver letto una copia del suo libro.
O'Brien, che sapeva l'alfabeto cuneiforme, si rese conto che lo studioso americano aveva frainteso gran parte del contenuto delle tavolette e del cilindro di E-kur, per cui decise di ritradurre tutto facendo tra l'altro delle sorprendenti scoperte. Queste ultime vennero inserite nel libro, scritto insieme alla moglie Barbara Joy O'Brien, intitolato "The Genius of the Few - The Story of Those Founded the Garden in Eden", pubblicato in Gran Bretagna nel 1985.

«Gran parte del testo - riporta Collins - sembrava raccontare la storia di una razza di esseri divini noti come Anannage o Anunnaki (N.d.R. da Anun-na-ki tradotto generalmente "il cielo che giunge in terra" che secondo Z. Sitchin inidicherebbe "Coloro che dal Cielo sono venuti sulla Terra"), i grandi o principeschi discendenti, o figli, del cielo e della terra, che arrivano in una regione montuosa e si installano in una fertile valle. Chiamano l'insediamento "edin", parola accadica per "altopiano" o "gradone", o anche "gar-sag", o "Kharsag", che significa, secondo O'Brien, "zona recintata principale" o "zona recintata e levata". Gli Anannage gradatamente sviluppano una comunità agricola [...] I fondatori principali della comunità erano cinquanta, e i capi erano Enlil, il Signore della Coltivazione, e sua moglie Ninkharsag, la Signora di Kharsag, nota come Ninlil. Ripetutamente viene detta "la Signora Splendente" e, cosa più significativa, "la Signora Serpente" (Sir), il titolo che aveva indotto Barton a pensare che fosse una sorta di dea Serpente adorata a Nippur. Del gruppo faceva parte anche Enki, Signore della Terra, e Utu, o Ugmash, un dio solare. Gli Anannage possedevano un'organizzazione democratica, ma per le decisioni più importanti sul futuro di Kharsag si riuniva un consiglio di sette eletti. Occasionalmente l'essere supremo, Anu, il cui nome significa "cielo" o "alture", partecipava al consiglio per dare il suo parere sulle deliberazioni.»

In base alle traduzioni di particolari tavolette fatte da Q'Brien sarebbero emersi forti parallelismi tra alcune narrazioni epiche (in particolare un testo che narra di un'epidemia abbattutasi su Kharsag) e il resoconto ebraico del giardino dell'Eden:

«Le giare di pietra traboccavano di grano. La Signora Serpente si affrettò al Grande Santuario. Nella casa del suo uomo, il signore Enlil, era colpito dal male. La splendente costruzione, la casa della Signora Serpente, era colpita dal male. Malattia... malattia - correva dappertutto... La nostra splendida Madre - che sia protetta - che non soccomba... Dalle la vita - proteggila dalla disgrazia della malattia... non c'è riposo per questo Serpente; dalla malattia alla febbre [...] In Eden il cibo dev'essere cotto meglio. In Eden il cibo lavato dev'essere lavato molto meglio...»

Come giustamente osservò Q' Brien, non solo il termine "Eden" è menzionato due volte, ma il riferimento alla "Signora Serpente", epiteto per Ninkharsag, sarebbe secondo il geologo inglese la conferma evidente della natura scientifica dell'opera svolta dall'equivalente Serpente del racconto ebraico.

«Il "Serpente nel racconto ebraico" - afferma Collins - è un riferimento ai Vigilanti e ai Nefilim nel Libro di Enoc. Un'ulteriore conferma del legame tra Vigilanti e Anannage era il duplice riferimento al marito di Ninlil, Enlil, come allo "Splendido Serpente dagli occhi scintillanti", che ricorda le vivide descrizioni dei Vigilanti presenti nella letteratura enochica e del Mar Morto, in particolare nel testamento di Amran [...] Ancor più significativo era il riferimento al consiglio dei sette Anannage che deliberava sulle questioni più importanti dell'insediamento. Questi cosiddetti Sette Consiglieri, o Sette Saggi, avevano un posto di rilievo nella mitologia sumerica, o inoltre, negli scritti assiri del regno di Assurbanipal (668~627 a.C.), i sette Anannage, o Anunnaki, sono citati assieme agli "dèi stranieri" di Assaramazash, evidente riferimento al dio iranico Ahura Mazda e ai sei amesha spenta, che lascia pensare che le due serie di esseri divini fossero in realtà un solo insieme. Se le cose stanno così, ciò vuoi dire che il consiglio dei sette Anannage era quasi certamente la fonte non solo degli amesha spenta ma anche dei sette arcangeli della tradizione giudeo-cristiana. Questi, si ricorderà, sono citati nel Libro di Enoc come i principali Vigilanti rimasti fedeli al cielo al momento della caduta. Non c'era però, nelle tavolette di Kharsag, alcuna indicazione di una "caduta" degli Anannage, anche se niente fa pensare che il testo sia completo. Inoltre, anche altri testi sumerici presentano riferimenti agli Anannage, testi che fanno molta più luce sull'argomento. Sembra che originariamente gli Anannage fossero solo dèi del "cielo di Anu". Solo più tardi erano stati separati in due campi: gli dèi del cielo e gli dèi del ki, "la terra". Si fanno perfino le cifre: trecento Anannage al comando del dio Anu in cielo e seicento al comando del dio infero Nergal, che viveva "nella terra". Queste informazioni costituivano una prova, come pensava O'Brien, di una sorta di frammentazione dell'originario insediamento di Kharsag, in seguito alla quale un folto gruppo di Anannage ribelli avevano deciso di non rimanere in isolamento tra le montagne ma di scendere nelle pianure dell'antico Iraq e vivere in mezzo al genere umano? Era la stessa vicenda raccontata nel libro di Enoc sulla "caduta" dei duecento Vigilanti ribelli? Certo, sono molte le strane storie, conservate nella mitologia sumerica, che raccontano di come gli Anannage un tempo vissero tra i mortali. Per esempio, si diceva avessero progettato e fondato l'antica città sumerica di Kish. Si erano anche "messi al lavoro per aiutare nella costruzione del tempio a Girsu", mentre in un altro mito veniva loro assegnata "una città come luogo in cui dimorare". Questo "luogo" probabilmente era Eridu, la più antica città stato sumerica, che si dice avesse non meno di cinquanta Anannage, lo stesso numero che compare nei testi di Kharsag.»

Quanto finora esposto sia da Collins sia dagli O'Brien in merito agli Anannage-Anunnaki, anche se entrambe non condividono la natura extraterrestre di tali esseri, sembrerebbe collimare incredibilmente con la teoria diffusa sin dal 1976 dal sumerologo Zecharia Sitchin nel famoso volume "The 12th Planet" ("Il Dodicesimo Pianeta", edito in Italia nel 1983). Sitchin, nei suoi libri, la serie denominata "Cronache della Terra", sostiene la teoria che i Nefilim fossero una razza in carne e ossa d'origine extraterrestre giunta sulla Terra da un "dodicesimo pianeta", in realtà sarebbe un "Decimo Pianeta", presente nel Sistema Solare (con un'orbita ellittica che transiterebbe tra Marte e Giove ogni 3.600 anni circa) chiamato nei testi antichi sumeri Nibiru (Pianeta dell'Attraversamento).
In base a quanto scrive Sitchin la parola Anunnaki significa letteralmente "Coloro che dal Cielo vennero sulla Terra".
Tra l'altro il noto studioso evidenzia come la storia ebraica di Enoc sembri ricalcare quella del mito sumero dell'antidiluviano En.me.dur.anna ("Maestro delle Divine Tavole del Legame Celeste"), meglio noto come En.me.dur.an.ki ("Maestro delle Divine Tavole del Legame tra Terra e Cielo") originario di Sippar.
Stando a quanto riportato da Sitchin nel volume "Divine Encounters", pubblicato in Italia dal Gruppo Editoriale Futura nel '97 col titolo "Dio, angeli, extraterrestri ed esseri multidimensionali" (riedito nel 2007 dalle Edizioni Piemme col titolo: "La Bibbia degli Dèi"), i parallelismi tra i due racconti sono evidenti: come la lista biblica dei regni dei dieci Patriarchi antidiluviani, la lista sumera dei primi Re menziona dieci governanti prima del Diluvio.
La lista biblica riporta Enoch quale settimo governante così come risulta settimo Enmeduranki nella lista sumera.
Così come descritto nel racconto di Enoch anche Enmeduranki venne portato in cielo da due esseri divini per assimilare diverse scienze.
Inoltre, stando a quanto riportato da Sitchin nel volume "Gli Architetti del Tempo" (Piemme, 2001) secondo gli "Elenchi dei Re" sumerici, Enrneduranna era il settimo detentore della sovranità dell'epoca precedente al Diluvio, e regnò a Sippar per sei orbite di Nibiru prima di diventare sommo sacerdote e ricevere il nuovo nome di Enrneduranki.

«Nel Libro di Enoch - afferma Sitchin - leggiamo che fu l'arcangelo Eriel ("Dio è la mia luce") a mostrare a Enoch i segreti del Sole (solstizi ed equinozi, "sei portali" in tutto), le "leggi della Luna" (compresa l'intercalazione) e le dodici costellazioni di stelle, "tutti i meccanismi del cielo". E alla fine di quest'opera di istruzione Uriel diede a Enoch - come Shamash e Adad avevano dato a Enmeduranki - "tavole celesti" che egli doveva studiare attentamente e sulle quali doveva annotare "ogni singolo fatto".»

Tra l'altro, quest'ultimo resoconto era già stato analizzato dal noto sumerologo nel saggio "Divine Encounters" proprio per evidenziarne l'evidente somiglianza con il racconto di Enoch.

«Le Liste dei Re sumeri - scrive Sitchin - parlano di un "regno" di 21.600 anni (sei Sar) per Enmeduranki a Sippar - un dettaglio estremamente significativo. Innanzitutto rivela che a un certo punto del tempo gli Anunnaki nominarono alcuni esseri umani prescelti, affinché agissero come EN ("capo") di uno degli insediamenti antidiluviani (in questo caso, Sippar), un aspetto tipico del fenomeno dei semidei. In secondo luogo, come nella nostra ipotesi per riconciliare la durata della vita dei Patriarchi biblici prima del Diluvio con quella dei Sumeri, notiamo che 21.600 diviso per 60 dà 360. Sebbene la Bibbia assegni a Enoch una presenza sulla Terra durata 365 anni, il Libro di Enoch dà 360 come numero dei libri scritti da Enoch, nei quali egli registrò la conoscenza che gli era stata concessa. Questi dettagli non soltanto mettono in evidenza le somiglianze tra Enoch ed Enmeduranki, ma confermano anche la nostra ipotesi sul calcolo del tempo dei Sumeri e della Bibbia riguardo al periodo anteriore al Diluvio. Il testo che narra l'ascesa e l'apprendistato di Enmeduranki fu ricomposto a partire da frammenti di tavolette, provenienti per la maggior parte dalla biblioteca di Ninive, presentate in una versione di W.G. Lambert ("Enmeduranki e il materiale relativo", pubblicata su "Journal of Cuneiform Studies"). La fonte principale è il racconto di alcuni eventi antidiluviani iscritti su tavolette di argilla da un re babilonese a sostegno della sua pretesa al trono, grazie alla sua "antica discendenza regale, seme preservato da prima dell'Alluvione, progenie di Enmeduranki che governò a Sippar". Dopo aver così affermato il suo importante collegamento ancestrale con un governante antidiluviano, il re babilonese continua raccontando la storia di Enmeduranki: "Enmeduranki era principe a Sippar, beneamato di Anu, Enlil ed Ea. Shamash nel Tempio Luminoso lo nominò sacerdote. Shamash e Adad (lo portarono) nell'assemblea (degli dèi)"". [...] Dopo aver appreso "i segreti del Cielo e della Terra", tra cui in particolare la medicina e la matematica, Enmeduranki fu riportato a Sippar con l'ordine di rivelare alla popolazione il suo Incontro Divino e trasmettere le sue conoscenze all'umanità, tramandandone i segreti da una generazione di sacerdoti all'altra, di padre in figlio: "Il saggio erudito, che conserva i segreti dei grandi dèi, legherà il suo figlio prediletto con un giuramento davanti a Shamash e Adad. Con le Divine Tavole, con uno stilo, lo istruirà nei segreti degli dèi". La tavoletta con questo testo, ora conservata al British Museum di Londra, porta un postscriptum: "Così fu creata la linea dei sacerdoti, coloro che hanno il permesso di avvicinare Shamash e Adad". Secondo questa versione dell'ascesa al cielo di Enmeduranki, la sua dimora era a Sippar ("il centro di culto" postdiluviano di Shamash) ed è qui che egli usò le Tavole Divine per insegnare la conoscenza segreta ai sacerdoti suoi successori. Questo dettaglio stabilisce un solido collegamento con gli eventi del Diluvio, perché secondo le fonti mesopotamiche riportate anche da Berossus (un sacerdote babilonese, che nel secondo secolo avanti Cristo compilò una "storia del mondo" in greco), le tavolette contenenti la conoscenza rivelata all'umanità dagli Anunnaki prima del Diluvio vennero seppellite a Sippar per conservarle.»

Note:
1. San Dionigi l'Areopagita - nobile ateniese vissuto nel primo secolo d.C., convertito da Paolo alla fede cristiana fu suo discepolo e in seguito venne consacrato primo vescovo di Atene. A lui sarebbero attribuiti i 15 capitoli del breve trattato "De Caelesti Hierarchia " (La Gerarchia Celeste).
2. S. Isidoro di Siviglia (560-636 d.C.) vescovo, storico e grammatico fu uno dei più importanti compilatori e uno dei più grandi maestri del Medio Evo. Scrittore enciclopedico noto per le sue Etimologie, un'utile "somma" della scienza antica, della quale condensò i principali risultati.
3. San Giovanni Damasceno (Damasco, 676 circa - Laura di San Saba, 749 circa) è stato un presbitero e teologo siriano. Di famiglia araba di fede cristiana, figlio di Sarjun ibn Mansur e nipote di Mansur è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. L'opera più ricordata è il "De Fide Orthodoxa", ma il teologo è stato autore di trattati teologici dedicati alla Madonna, del compendio di teologia "Fonte della conoscenza" e dei "Tre discorsi in favore delle sacre immagini". Nel 1890 Leone XIII lo ha proclamato dottore della Chiesa.
4. Il Libro di Enoch è un testo apocrifo di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C. Ci è pervenuto integralmente in una versione in lingua ge' ez (antica lingua dell'Etiopia), donde il nome "Enoch etiope". Non è accolto tra i libri della Bibbia ebraica e cristiana, a eccezione della Bibbia copta. Al patriarca antidiluviano la tradizione ebraico-cristiana ha riferito 3 distinti testi: 1Enoch o Enoch etiope, generalmente indicato come Libro di Enoch; 2Enoch o Enoch slavo o Apocalisse di Enoch o Libro dei Segreti di Enoch; 3Enoch o Apocalisse di Enoch. Secondo gli studiosi il Libro di Enoch" sarebbe il frutto di una rielaborazione conclusiva armonizzante a partire da 5 testi precedenti autonomi (a volte il Libro di Enoch viene definito come il Pentateuco di Enoch): "Libro dei Vigilanti", "Libro delle Parabole", "Libro dell'Astronomia", "Libro dei Sogni", "Lettera di Enoch". In seguito ai ritrovamenti avvenuti presso Qumran sarebbe stato stabilito con certezza che la lingua originaria dei 5 testi fosse l'aramaico.


DAL CIELO ALLA TERRA

di Cristoforo Barbato (Quarta Parte)

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 171 del Settembre 2009

Si avvia a conclusione questo studio sul rapporto intercorrente fra la tradizione giudaico-cristiana e il problema della vita extraterrestre. Nel prossimo numero ne chiuderemo il cerchio.

CARL SAGAN E I "MITI" SUMERI
Ora, affrontare ulteriormente le ricerche del noto sumerologo in tale contesto comporterebbe un'ampia divagazione che rischierebbe di deviare troppo dal fiIone principale di questo dossier.
L'unico aspetto che vorrei sottolineare è quello delle implicazioni che scaturirebbero dall'effettiva veridicità dei contenuti dei testi sumeri inerenti Nibiru e gli stessi Anunnaki.
Come evidenziato dallo stesso Sitchin confermerebbe non solo che nello spazio c'è vita ma anche l'esistenza di esseri intelligenti dalle conoscenze altamente avanzate, capaci di viaggiare nello spazio già migliaia di anni fa e che avrebbero ciclicamente interagito con la Terra.
Tuttavia il vero interrogativo, che lo stesso sumerologo si pone, è questo:

«E sarà proprio svelare l'identità di chi vive su Nibiru - non la sua esistenza - a sconvolgere l'ordine politico, religioso, sociale, economico e militare. Quali saranno le ripercussioni "quando" - non "se" - Nibiru verrà trovata? Su questa domanda, credetemi, molti hanno già iniziato a riflettere a fondo.» ("L'altra Genesi" Ediz. Piemme).

Sfortunatamente ancora oggi negli ambienti accademici come all'interno della comunità ufologica si tende a etichettare sbrigativamente, e anche con un certo pressappochismo o esclusiva malafede, come totali fandonie le tesi sviluppate da Sitchin (pur con alcune luci e ombre) così come le leggende e i miti legati alla civiltà dei Sumeri.
Atteggiamento quest'ultimo che decisamente non contraddistinse il famoso astronomo Carl Edward Sagan (scomparso nel 1996) il quale invece mostrò una certa attenzione ai miti sumeri giungendo, pur con tutte le cautele, a conclusioni non molto dissimili da quelle formulate da Sitchin.
Figlio di una coppia di immigrati ebrei russi, Sagan, laureato in fisica (specializzato in astrofisica) presso l'Università di Chicago, oltre a essere uno dei più famosi astronomi del XX secolo è stato un grande scrittore e divulgatore scientifico (nel 1978 vinse il Premio Pulitzer) autore di centinaia di articoli specialistici.
Pioniere dell'esobiologia, Sagan oltre a essere direttore del "Laboratory for Planetary Studies" alla "Cornell University" è stato consulente della NASA per i principali programmi esplorativi spaziali americani "Mariner", "Viking", "Apollo", "Voyager" e "Galileo"; fu anche uno tra i principali ideatori e divulgatori del programma SETI (il programma per la ricerca di intelligenza extraterrestre).
Nel 1980 fondò con Bruce Murray e Louis Friedman la "Planetary Society", una società senza fini di lucro, con la missione di ispirare i popoli della Terra a esplorare altri mondi, comprendere il nostro, e cercare vita altrove.
L'astronomo americano, che insieme a Frank Drake suggerì di collocare la famosa targa, con un messaggio universale rivolto a eventuali intelligenze extraterrestri, a bordo della sonda "Pioneer 10", era noto per il suo ufficiale e apparente scetticismo sugli UFO e l'Ufologia in generale, definita una pseudoscienza. Tuttavia, non sempre Sagan è stato di questo avviso, un esempio lampante sono le affermazioni che fece, in tempi non sospetti, nel corso di un convegno dell'"American Rocket Society", tenuto a Los Angeles nel 1962, dove dichiarò:

«L'uomo deve essere preparato ad affrontare la probabilità che siamo già stati visitati da esseri intelligenti da altri mondi - e che hanno, o hanno avuto - basi sulla nostra Luna.»

Tra l'altro Sagan fu a capo di una commissione della "Cornell University" che per conto della NASA realizzò i contenuti del "Voyager Golden Record", un disco registrato di rame placcato d'oro installato sulle sonde "Voyager 1" (lanciata il 5 settembre 1977) e "Voyager 2" (lanciata il 20 agosto 1977).
Nel disco, che conteneva immagini e suoni della Terra assieme a qualche istruzione su come suonarlo nel caso fosse stato trovato, venne inserito un messaggio omnicomprensivo, una sorta di capsula temporale con l'obiettivo di comunicare la storia del nostro mondo a eventuali forme di vita extraterrestre. Inoltre fu inserita una selezione musicale proveniente da diverse culture ed epoche, oltre ai saluti di abitanti della Terra in 55 lingue diverse (tra cui accadico, aramaico e sumero) e la riproduzione del messaggio del presidente USA Jimmy Carter e del Segretario Generale dell'ONU Kurt Waldheim.
Ebbene, un aspetto decisamente curioso del "Voyager Golden Record" è che i saluti nelle diverse lingue iniziano con l'accadico (lingua assiro-babilonese, che sostituì il sumerico, appartenente alla famiglia delle lingue semitiche, usata in Mesopotamia dal III al I millennio a.C.) la lingua parlata dai Sumeri circa 6000 anni fa.
In merito agli antichi sumeri Sagan fece delle considerazioni interessanti all'interno del suo primo saggio scientifico, pubblicato in USA nel 1966 "The Intelligent Life in the Universe" ("La vita intelligente nell'Universo", Feltrinelli 1980) e scritto assieme all'astrofisico sovietico losif Samuilovic Sklovskij.
Proprio nel capitolo 33 intitolato "Possibili conseguenze del contatto diretto" l'astronomo americano, indicando l'effettiva possibilità che sulla Terra si sia verificato un contatto con una civiltà extraterrestre in un lontano passato, evidenzia alcuni criteri che un mito scaturito da un tale evento dovrebbe presentare per essere seriamente preso in considerazione.

«A una leggenda - sostiene Sagan - noi chiediamo dunque qualcosa di più della comparsa di uno strano essere che fa cose straordinarie e che vive in cielo. Il racconto risulterebbe senza dubbio più attendibile se a esso non venisse aggiunto qualche ovvio elemento soprannaturale. La credibilità della leggenda sarebbe accresciuta da una descrizione della morfologia dell'essere intelligente non umano, da una chiara esposizione di realtà astronomiche che un popolo primitivo non potrebbe conoscere con i suoi propri mezzi, o da una trasparente presentazione delle finalità del contatto. Una tale, insolita evenienza sarebbe certamente descritta nelle leggende e nei miti del popolo che fosse venuto in contatto con i viaggiatori spaziali. Gli astronauti sarebbero probabilmente raffigurati come esseri in possesso di caratteristiche divine e dotati di poteri soprannaturali. Un particolare accento sarebbe posto sul loro arrivo dal cielo e sulla successiva partenza di nuovo alla volta del cielo. Questi esseri potrebbero avere insegnato agli abitanti della Terra arti utili e scienza fondamentali, che potrebbero trovare un riflesso nelle loro leggende e nei loro miti. [...] Alcuni anni or sono, mi imbattei in una leggenda che soddisfaceva più da vicino alcuni dei criteri che abbiamo fissato per un genuino mito sorto attorno a un contatto. È un mito particolarmente interessante perché si riferisce alle origini della civiltà sumerica. Sumer fu un'antica civiltà - forse la prima - nel senso contemporaneo del termine sul pianeta Terra. Fu fondata nel IV millennio a.C. o anche prima. Non sappiamo da dove i Sumeri provenissero. La loro lingua era strana; essa non ha affinità con alcuna lingua indoeuropea, semitica o di altra famiglia nota, e viene compresa solo perché un popolo posteriore, quello accadico, compilò un esteso dizionario sumerico-accadico. I successori dei Sumeri e degli Accadici furono i Babilonesi, gli Assiri e i Persiani. La civiltà sumerica è dunque sotto molti aspetti la progenitrice della nostra. lo penso che, se la civiltà sumerica è descritta dai discendenti dei Sumeri come una civiltà di origine non umana, valga la pena di esaminare con diligenza le leggende in questione. Non sostengo che quanto segue sia necessariamente un esempio di un contatto con extraterrestri, ma è il tipo di leggenda a meritare uno studio più approfondito. Presa alla lettera, la leggenda suggerisce che fra esseri umani e una civiltà non umana dai poteri immensi sulle rive del Golfo Persico, forse in prossimità dell'antica città sumerica di Eridu, sia avvenuto un contatto, nel IV millennio a.C. o ancor prima. Ci sono tre diversi racconti degli Apkallu, risalenti ai tempi classici. Ciascuno di essi può essere ricondotto a Beroso, un sacerdote di Bel-Marduk, nella città di Babilonia, al tempo di Alessandro Magno. Beroso, a sua volta, aveva accesso a documenti cuneiformi e pittografici risalenti a varie migliaia di anni prima. È importante citare la maggior parte della leggenda, nella forma in cui essa è disponibile oggi. Il modo di presentazione è non meno sorprendente del contenuto. Le traduzioni citate, dal greco al latino, sono tratte dagli "Ancient Fragments", a cura di Cory. Nell'edizione riveduta del 1876: L'esposizione di Alessandro Poliistore: "Beroso, nel suo primo libro sulla storia di Babilonia, ci informa di essere vissuto al tempo di Alessandro, figlio di Filippo. E dice che a Babilonia c'erano racconti scritti conservati con la massima cura, comprendenti un periodo di quindici miriadi di anni. Questi scritti contenevano una storia del cielo e del mare; della nascita dell'umanità; e anche di coloro che avevano un governo sovrano; e delle azioni da loro compiute... A Babilonia (a quei tempi) c'era una grande affluenza di gente di varie nazioni, che abitavano la Caldea e vivevano senza governo e senza ordine, come le bestie dei campi. Nel primo anno fece la sua comparsa, da una parte del Golfo Persico che confinava con Babilonia, un animale dotato di ragione, che veniva chiamato Oannes. (Secondo il racconto di Apollodoro) l'intero corpo dell'animale era simile a quello di un pesce; e sotto una testa di pesce aveva un'altra testa, e di sotto anche piedi, simili a quelli di un uomo, uniti inferiormente alla coda di pesce. Anche la sua voce e la sua loquela erano articolate e umane, e una raffigurazione di lui si è conservata sino a oggi. Quest'essere, di giorno era abituato a conversare con gli uomini; ma in quel tempo non prendeva cibo, e insegnava loro le lettere, e scienze e ogni sorta di arte. Insegnava loro a costruire case, a fondare templi, a compilare leggi e spiegava loro i principi della conoscenza geometrica. Insegnava loro a distinguere i semi della terra e come raccogliere i frutti. In breve, li istruiva in tutto ciò che poteva contribuire a ingentilire i modi e a umanizzare il genere umano. Da quell'epoca, tanto universali furono i suoi insegnamenti che nulla di importante è stato aggiunto a quanto fu insegnato da lui. Quando il sole tramontava, era costume di quest'essere rituffarsi in mare, e dimorare tutta la notte nell'acqua; era infatti anfibio. Dopo questo, apparvero altri animali simili a Oannes, dei quali Beroso promette che parlerà quando affronterà la storia dei re"... Il racconto di Apollodoro: "Questa è la storia che ci è stata trasmessa da Beroso: Egli ci dice che il primo re fu Aloro di Babilonia, un caldeo; egli regnò dieci sari; gli successero Alaparo e poi Amelone, che veniva da Pantibiblo; poi Ammenone il caldeo, al cui tempo apparve il Musaro Oannes, l'Annedoto, dal Golfo Persico. (Alessandro Poliistore, anticipando l'evento, dice che egli apparve il primo anno; Apollodoro ne colloca la comparsa dopo quaranta sari; mentre Abideno fa comparire il secondo Annedoto dopo ventisei sari.) Successe poi Megalaro, della città di Pantibiblo, che regnò diciotto sari; e dopo di lui Daono, il pastore, di Pantibiblo, regnò dieci sari; al suo tempo (egli dice) apparve di nuovo, dal Golfo Persico, un quarto Annedoto, che aveva la stessa forma dei precedenti, ossia la forma di un pesce mescolata con quella di un uomo. Regnò poi Euedoresco, della città di Pantibiblo, per la durata di diciotto sari. Al suo tempo apparve un altro personaggio, il cui nome era Odacon, dal Golfo Persico come gli altri, simile ai precedenti, con la stessa forma complessa intermedia fra quella di un pesce e quella di un uomo. (Tutti questi, dice Apollodoro, riferirono in modo particolareggiato e circostanziato su tutto ciò che Oannes li aveva informati...) Regnò poi Amempsino, un caldeo di Laranchae, che governò per otto sari. Alla morte di Otiarte, suo figlio Xisutro regnò per diciotto sari. Al suo tempo ci fu il Grande Diluvio"... Dal seguito del racconto di Alessandro Poliistore: "Alla morte di Ardate, gli successe il figlio Xisutro, che regnò diciotto anni. Al suo tempo ci fu il Grande Diluvio, la storia del quale viene riferita in questo modo. Il dio Crono gli apparve in una visione e gli dette notizia che il quindicesimo giorno del mese Daesia ci sarebbe stato un diluvio, dal quale l'umanità sarebbe stata distrutta. Gli ingiunse perciò di affidare a uno scritto la storia del principio, progresso e termine di tutte le cose, fino al presente, e di seppellire questi documenti in un luogo sicuro nella Città del Sole a Sippara; e di costruire una nave e di prendere con sé i suoi amici e parenti; e di portare a bordo tutto ciò che fosse necessario per sostenere la vita, e di prendere anche tutte le specie di animali che o volano o vagano sopra la Terra; e di fidarsi completamente. Avendo chiesto alla divinità verso dove doveva navigare, gli fu risposto: 'Verso gli Dèi'"... La civiltà sumerica viene rappresentata dai discendenti dei Sumeri stessi come di origine non umana. Nel corso di diverse generazioni appaiono vari strani esseri. Il loro unico scopo apparente è quello di istruire l'umanità. Ciascuno di loro conosce la missione e le opere dei predecessori. Quando una grande inondazione minaccia la sopravvivenza del nuovo sapere introdotto presso gli uomini, si prendono provvedimenti per assicurarne la conservazione. Così è spiegato formalmente l'accesso di Beroso a documenti anteriori al diluvio. La natura semplice di questo racconto di un contatto con esseri superiori è degna di nota. Oannes e gli altri Apkallu sono descritti variamente come "animali dotati di ragione", come "esseri", come "semidemoni" e come "personaggi". Essi non vengono mai descritti come dèi.»

Sagan, tra l'altro, non manca di fare riferimento ad alcuni dei sigilli cilindrici accadici analizzati anche da Sitchin nei suoi volumi, a partire dal 1976, tra cui il famigerato VA/243 (custodito presso il Museo di Stato di Berlino) in cui, secondo il sumerologo, sarebbe rappresentato il nostro Sistema Solare e il Decimo Pianeta.

«Possiamo menzionare infine - afferma Sagan - alcune idee rilevanti della mitologia sumerica. Gli dèi sono caratterizzati da una varietà di forme, non tutte umane. Essi hanno un origine celeste. In generale, ciascuno di essi è associato a un astro diverso. In effetti nei pittogrammi sumerici più antichi, che precedettero la scrittura cuneiforme, i simboli per dio e per stella sono identici. Il cosmo è concepito come uno Stato governato da un'assemblea apparentemente rappresentativa e democratica di dèi, che prendevano le grandi decisioni sul destino di tutti gli esseri. All'interno dell'assemblea c'era un gruppo più ristretto di divinità più eminenti, chiamate "i sette dèi che decidono le sorti" (N.d.R. cfr. Consiglio dei sette Anannage- Anunnaki menzionati in precedenza da Collins). Un tale quadro non è del tutto diverso da quello che potremmo attenderci se la Galassia fosse governata da una rete di civiltà confederate. Alcuni dati astronomici e altre idee della civiltà sumerica e di quelle che le successero sono registrati su sigilli cilindrici: piccoli cilindri che, fatti rotolare sull'argilla o su altro materiale molle, vi lasciavano in negativo la propria impronta [...] Nelle illustrazioni 5, 6, 7 e 8 vediamo le riproduzioni di quattro di tali sigilli cilindrici che si trovano oggi in vari musei. In ciascuno di essi c'è una chiara rappresentazione di un qualche oggetto celeste: un cerchio, o una sfera, centrale, circondato da altri cerchi o sfere generalmente più piccoli. Nell'illustrazione 5 vediamo che il cerchio centrale è circondato da raggi e che può essere identificato molto chiaramente come un sole o una stella. Ma come dobbiamo interpretare gli altri oggetti che circondano ciascuna stella? È quanto meno un assunto naturale che rappresentino i pianeti. Ma l'idea di pianeti che orbitino attorno a soli e stelle è un 'idea che ebbe origine sostanzialmente con Copernico, anche se speculazioni più antiche su questo stesso orientamento erano menzionate già nell'antica Grecia. Il sigillo cilindrico nell'illustrazione in alto a sinistra presenta, curiosamente, nove pianeti attorno al sole prominente in cielo (e, leggermente più a destra, due pianeti minori). Le altre rappresentazioni di sistemi planetari - se possiamo chiamarli così - presentano una variazione degna di nota del numero dei pianeti per ciascuna stella e i pianeti che la accompagnano sembrano associati a una particolare divinità. Un cilindro ancor più enigmatico può essere osservato nell'immagine 9. Questi sigilli cilindrici potrebbero non essere altro che gli esperimenti dell'inconscio degli uomini dell'antichità per comprendere e raffigurare un ambiente talvolta incomprensibile, talvolta ostile. Le storie degli Apkallu potrebbero essere state inventate di sana pianta, forse dallo stesso Beroso. La società sumerica potrebbe essersi sviluppata gradualmente nel corso di molte migliaia di anni. In ogni caso, una dimostrazione del tutto convincente di un passato contatto con una civiltà extraterrestre sarà sempre difficile da fornire sulla base di sole testimonianze scritte. Ma storie come la leggenda di Oannes e rappresentazioni specialmente delle civiltà più antiche comparse sulla Terra meritano uno studio critico molto più approfondito di quanto non si sia fatto finora, e la possibilità di un contatto diretto con una civiltà extraterrestre dev'essere tenuta presente come una fra le molte possibili interpretazioni alternative.»

LE STATUlNE SERPENTIFORMI DELLA CULTURA UBAID
In merito ai Vigilanti, e a quanto documentato da Collins nel suo volume, mi sembra doveroso riprendere il discorso, lasciato in sospeso precedentemente, sulla descrizione alquanto insolita di un Vigilante fornita dal "Testamento d'Amran".
In questo documento, come abbiamo visto, uno dei due, quello chiamato Belial, viene descritto con un volto di vipera, una caratteristica che curiosamente ritorna nel resoconto di Kharsag dove il dio Enlil viene definito "il serpente con gli occhi splendenti".
La descrizione di questo Vigilante d'aspetto serpentiforme sembra rievocare, come suggerito dallo stesso giornalista britannico, le figure in terracotta della dea "lucertola" risalenti alla cultura Ubaid presente nelle pianure dell'Iraq intorno al 5000 a.C.
La scoperta di questo popolo, il cui nome deriva dall'insediamento di Tell al'Ubaid rinvenuto a circa sette chilometri a nord dell'antica città di Ur e di Eridu, venne fatta nel 1922 dall'archeologo britannico Sir Leonard Woolley (famoso per gli scavi nell'antica città sumera di Ur, effettuati tra il 1922 e il 1929).
La campagna di scavi di Woolley, che continuò fino al 1934, venne condotta sotto il patrocinio del "British Museum" e del museo dell'Università della Pennsylvania.
Disceso dagli alti monti Zagros verso il 5000 a.C., il popolo Ubaid iniziò a insidiarsi nell'Iraq del nord per poi diffondersi verso sud in nuove comunità, tra cui Tell al'Ubaid, intorno al 4500 a.C.
Numerosi insediamenti erano stati ereditati da una cultura precedente più avanzata, specialmente in campo agricolo, nota come Samarra, la quale fu all'origine della nascita della prima città mesopotamica di Eridu verso il 5500 a.C.
Con la cultura di Ubaid si registrò un grande sviluppo della civiltà neolitica nel sud della Mesopotamia; l'agricoltura uscì dallo stadio primitivo grazie a nuove tecniche d'irrigazione e alla bonifica dei luoghi paludosi.
Nel corso degli scavi furono rinvenuti diversi reperti fra cui frammenti di terrecotte dipinte, attrezzi di selce e di ossidiana e delle enigmatiche "statuine antropomorfe serpentiformi". Queste ultime presentavano tratti maschili e soprattutto femminili (le statuine presentano o il pelo pubico femminile o i genitali maschili), con corpi proporzionati nudi e snelli, spalle larghe e strane teste di rettile definite dagli studiosi "del tipo della lucertola".
Le teste risultavano essere allungate, a punta e con grandi occhi obliqui (definiti "occhi a chicco di caffè") e una folta massa di bitume sulla sommità del capo a rappresentare un'alta acconciatura.
Alcune statuine femminili hanno le mani sui fianchi e i piedi uniti mentre tra le maschili una, con le braccia tese orizzontalmente sulla parte superiore del torace, regge con la mano sinistra una specie di scettro.
Sulla parte superiore del busto le statuine sembrano ornate da una sorta di sfere d'argilla che dovrebbero rappresentare perle di una qualche sorta di collana cerimoniale.
Tuttavia la più misteriosa di queste rappresentazioni è quella di una statuetta femminile che stringe sul suo seno un bambino il quale con la mano sinistra sembra stringere la mammella, come se stesse succhiando il latte).

«È un 'immagine toccante - ribadisce Collins - ma ha un particolare raggelante: il bambino ha lunghi occhi obliqui e la testa di rettile. La cosa è assai significativa, perché fa capire che il bambino è nato così: ossia, le figure degli adulti non portano una maschera né simboleggiano qualche forma di divinità animale, ma sono immagini di persone con lineamenti di rettile [...] Il serpente era stato un elemento fondamentale nelle pratiche religiose dell'antica Mesopotamia, dove era identificato con la saggezza degli dèi, la loro energia sessuale e il controllo sul regno dell'aldilà. Inoltre, il folklore armeno, come le religioni dei Magi di Media e degli Yezidi del Kurdistan iracheno, indicavano che l'adorazione e la venerazione del serpente erano rimaste un aspetto importante delle religioni irachena e iraniana fino ai tempi moderni. Tutto ciò non spiega perché la cultura di Ubaid dovesse porre queste immagini serpentiformi nelle tombe dei suoi morti. Le pratiche rituali spesso nascono dalla paura e dalla superstizione: è possibile dunque che l'uso nascesse dal timore che potesse accadere qualcosa di terribile se queste statuette non fossero state sistemate accanto al defunto. Quale poteva essere questo pericolo? E di quali serpenti si trattava? Quelli che strisciano al suolo o quelli che si introducono camminando in una comunità, spargono il terrore e portano via uomini e donne per i loro scopi, se dobbiamo credere ai racconti ebraici sulla caduta dei Vigilanti e sul flagello dei Nefilim? Forse l'uso di queste figurine si era sviluppato in conseguenza diretta del contatto tra la cultura dei Vigilanti delle alture kurde e le comunità neolitiche delle pendici montane kurdo-irachene, che trasmisero le loro pratiche superstiziose ai primi abitanti della Mezzaluna Fertile attorno al 5000 a.C.?»

Tra l'altro, secondo alcuni esperti, tali immagini "serpentiformi" in un passato venivano ritenute rappresentazioni della Dea Madre, cosa che però mal si concilierebbe col fatto che vi sono anche figure maschili.
Per i fautori della teoria sugli antichi astronauti, così come per alcuni ufologi, queste sarebbero l'effigie di entità extraterrestri.
In merito a queste due ipotesi Collins si definisce scettico, tuttavia in favore della seconda ipotesi si sarebbe schierato il dottor Arthur David Horn, un ex professore di antropologia biologica della "Colorado State University" di Fort Collins (USA) e specializzato in Ecologia dei Primati non-umani ed evoluzione umana.
L'aspetto sorprendente del dottor Horn è dato dal fatto che un professore con un tale bagaglio scientifico sia giunto alla conclusione che l'evoluzione Darwiniana non solo non sia valida ma che le origini stesse dell'umanità siano riconducibili all'intervento genetico, in un lontano passato, di diverse specie extraterresti.
Horn, un tempo sostenitore della teoria darwinista dell'evoluzione umana, è autore di una dettagliata ricerca esposta nel suo pregevole volume "Humanity's Extraterrestrial Origins: ET Influences on Humankind's Biological and Cultural Evolution". Ricerche che hanno portato lo studioso americano a convincersi che la razza umana sia stata selezionata da razze extraterrestri, ognuna con la rispettiva agenda, tra cui quella che i testi sumeri chiamano Anunnaki e che sarebbero riconducibili a una stirpe rettiliana.
Onde evitare ulteriori divagazioni, visto il contesto di questo dossier, mi riservo di affrontare, avendo copia del testo, il lavoro di Rom in altra sede.
Volendo fare ulteriori considerazioni rispetto alle informazioni finora esposte, risulta alquanto evidente come l'umanità sia stata fuorviata non solo sul suo passato e sulla sua stessa genesi ma anche sull'effettiva natura di certe entità e manifestazioni "divine".
Conclusione che lo stesso Collins trae sapientemente nel suo saggio asserendo come si sia ricevuta un'immagine di storta della nostra antica eredità a causa dell'inganno perpetrato non solo dal mondo accademico ma dalle stesse istituzioni religiose.

«I nostri capi religiosi - asserisce Collins - ci hanno spiegato che conoscenza e saggezza sono di origine esclusivamente divina, e che sono state rivelate all'umanità da esseri soprannaturali che trasgredirono alle leggi celesti. L'atto di ricevere conoscenza e saggezza da questi esseri soprannaturali - che si chiamino Angra Mainyu, Diavolo, Serpente, angeli caduti, daeva o quant'altro - è considerato il peccato originale e, a causa di questa disobbedienza, l'umanità possiede un'innata tendenza alla corruzione e al male. Furono queste tendenze a spingere l'umanità a fondare la civiltà. Questo è il credo fondamentale di molte religioni occidentali, ivi compresi il cristianesimo, l'islamismo, il giudaismo e, ovviamente, lo zoroastrismo, che hanno tutte perseguitato chi osava mettere in dubbio la loro autorità in materia. I miti associati a questi esseri soprannaturali sembrano non essere altro che ricordi stravolti del modo in cui i superstiti di una precedente civiltà evoluta trasmisero le loro capacità e conoscenze ai nostri antenati. Se è così, non stiamo parlando né di divino né di soprannaturale, ma di esseri in carne e ossa che comunicano direttamente con il genere umano [...] Se inizialmente erano visti come maestri del genere umano straordinariamente progrediti, come quelli incontrati da Enoc nella sua visita ai sette cieli, ben presto degenerarono da angeli della luce in paurosi diavoli e demoni dell'oltretomba. Ben pochi si sono resi conto che la civiltà ha le sue radici nelle ceneri degli angeli, e solo testi religiosi come il Libro di Enoc hanno conservato la memoria, distorta, dei primi scambi tra questa razza e il genere umano. Alcuni individui illuminati, però, sono riusciti a cogliere l'importanza che questa antica cultura ebbe nel modellare il destino dell'umanità. Anche se potevano leggere le loro informazioni solo attraverso la propria ottica confusa sulla storia del mondo. Ma già in questa fase primitiva dello sviluppo della religione ci furono anche quelli che si accorsero di quanto sarebbe stata pericolosa una conoscenza del genere, se fosse stata trasmessa a un pubblico molto più vasto. Se gli uomini avessero pensato che la civiltà era nata da un sapere concesso all'umanità non da Dio ma da serpenti che camminano e angeli caduti, la cosa avrebbe minato le basi stesse di una società stabile costruita sulla paura religiosa. Di conseguenza, coloro che insegnavano simili dottrine andavano trattati non solo come mentitori ma come adora tori del Maligno.
Inoltre, per soffocare queste credenze, gli eretici andavano denunciati pubblicamente e poi messi a morte, per dare un esempio che scoraggiasse gli altri dall'adottare simili idee empie. Lo zoroastrismo fu forse una delle prime religioni a istigare questa pratica feroce.
Fu seguito dagli Ebrei, dai Cristiani e dai Musulmani. Non solo queste religioni condannavano gli "eretici" perché credevano alla Menzogna, ma si adoperarono perché ogni testo antico che alludesse a simili questioni venisse immediatamente tolto dalla circolazione. È del tutto naturale che questa posizione dogmatica sul sapere proibito richiami l'attenzione dei curiosi. Forse è questo il motivo per cui molti culti gnostici del cristianesimo primitivo, come gli ofiti, adottarono il Serpente dell'Eden come simbolo della divinità. Fino a che punto questi gruppi sapessero della caduta dei Vigilanti è difficile determinarlo, anche se il Libro di Enoc circolava senza dubbio liberamente in questo periodo.
»

L'ANGELO SEMEYAZA E LA CAPPELLA DI ROSSLYN
Fortunatamente ci fu un personaggio come William St. Clair che sembrò aver compreso affondo il compito eseguito dagli angeli caduti.
St. Clair (divenuto poi Sinclair) fu colui che edificò la Cappella di Rosslyn, la celeberrima chiesa collegiale scozzese sita nei pressi di Edimburgo e risalente alla fine del quindicesimo secolo.
La cappella di Rosslyn, da molti ritenuta una sorta di "enciclopedia di pietra" del sapere esoterico, sembra essere stata progettata proprio col fine di custodire e trasmettere nei secoli Un importante segreto o conoscenza.
Del resto secondo la lingua gaelica, usata anticamente dai Celti e poi dagli Scozzesi, la parola "Rosslyn" significherebbe "antica conoscenza tramandata di generazione in generazione".
L'interno della Cappella, così come l'esterno, è costellato di numerose immagini scolpite e da bassorilievi; oltre a temi esoterico-religiosi vi sono elementi ftoreali, frutti, piante e rampicanti che sembrano fuoriuscire dalla bocca dei cosiddetti Uomini Verdi.
Andrew Sinclair, autore del testo "The Sword and Grail", ritiene l'edificio una sorta di erboristeria in pietra, una replica del paradisiaco giardino dell'Eden; ipotesi che troverebbe una conferma nello stemma araldico della famiglia St. Clair, una croce dentellata a linee curve, che oltre a essere l'emblema della Vera e Viva Croce di Cristo rappresenterebbe pure i quattro fiumi del Paradiso terrestre.
Per gli studiosi inglesi Crhistopher Knight e Robert Lomas, autori del celebre volume "La chiave di Hiram", la pianta della Cappella di Rosslyn corrisponderebbe a quella del Tempio di Erode, realizzato ai tempi di Gesù Cristo sul monte Moria nella città di Gerusalemme laddove, 3000 anni prima, venne costruito il Tempio di Salomone.
Le due colonne presenti nella Cappella avrebbero la stessa collocazione delle colonne principali Boaz e Jachim del Tempio di Erode mentre la struttura sovrastante il pianterreno riporta una rappresentazione della "Gerusalemme Celeste".
Inoltre, i due studiosi sostengono la tesi che nelle fondamenta della Cappella di Rosslyn sarebbero celati alcuni manoscritti, appartenuti alla comunità essena di Qumran, che riguarderebbero la dottrina cristiana.
La Cappella di Rosslyn presenta anche ulteriori temi misteriosi tra le sue sculture come, per esempio, le diverse statue di angeli. Alcuni, che presentano una croce sulla testa, sembrano arcangeli mentre tra quelli che reggono i plinti in pietra nel retro della cappella vi sono degli angeli alati di diverso tipo; sono coperti di piume o di pelo e ognuno fa un segno differente con le mani.
Le loro pose, ci rammenta Collins, sembrano evocare i segni segreti dei Massoni, suggerendo che le figure possano essere interpretate come gli angeli ribelli che rivelano i segreti celesti all'umanità.
Una di queste figure angeliche risulta essere legata a testa in giù e presenta sul suo corpo una catena o una sorta di collana di perle, queste ultime rappresentanti forse le perle di saggezza donate agli uomini dagli angeli caduti.
Le caratteristiche simboliche di questa figura riconducono senza alcun dubbio all'angelo ribelle Semeyaza, legato e appeso capovolto per l'eternità nella costellazione di Orione, quale punizione per aver consentito la "caduta" degli angeli.
Una scultura, quella di Semeyaza, probabilmente unica in tutta Europa e che lascerebbe presagire l'effettiva conoscenza, da parte della famiglia St. Clair, del reale significato degli angeli caduti.

«I St. Clair - afferma Collins - furono i custodi ereditari della Massoneria di rito scozzese, delle sue origini durante il regno di Robert Bruce nel quattordicesimo secolo fino alla prima libera elezione di un Gran Maestro nel diciottesimo secolo.
Fu in questo ambiente che James Bruce di Kinnaird divenne un eminente massone, prima di imbarcarsi nel 1768 nei suoi famosi viaggi in Etiopia alla ricerca del Libro di Enoc. Questo scozzese era dunque influenzato dalle conoscenze dei St. Clair sugli angeli caduti e sul ruolo di Enoc e di Noè nella trasmissione della saggezza celeste? Ritengo che la risposta debba essere affermativa, e credo molto probabile che, non fosse stato per l'intuito dei St. Clair in questa delicata questione, il mondo sarebbe stato privato del Libro di Enoc per molti e molti anni.
»

In merito agli "angeli caduti" e alla costellazione di Orione appare interessante quanto riportato da Raymond Drake nel suo volume "La Bibbia e gli extraterrestri" nel capitolo intitolato "Figli degli Dèi" dove viene riportata una citazione tratta da Giobbe (38,31): "Annodi tu i legami delle Pleiadi, oppure i vincoli d'Orione tu disciogli?"

«La data di composizione - afferma Drake - dello splendido poema di Giobbe non è nota; gli studiosi pensano che la stesura originale sia molto antica, persino più antica della Genesi; quell'allusione alle Pleiadi e a Orione si riferisce a un'era remota della civiltà, probabilmente ad Atlantide o anche a Lemuria. Alcione, la più luminosa delle Sette Sorelle della Pleiadi, era considerata dagli antichi come il punto centrale attorno al quale ruotava l'universo delle stelle fisse, il fuoco dal quale e verso il quale l'afflato divino del movimento opera nel nostro attuale arco spazio-temporale. I Caldei chiamavano le Pleiadi "Chimah" che voleva dire "perno". In tutto il mondo dalla Malacca alla Costa d'Oro, dalla Gran Bretagna all'Australia, le genti hanno studiato le Pleiadi; non è noto come abbiano potuto osservare le sette stelle senza l'aiuto di un potente telescopio; i Greci sapevano dell'esistenza di sette stelle che loro chiamavano con i nomi delle sette figlie di Atlante eppure non ne avrebbero potuto vedere che sei. Da chi ottennero quelle conoscenze astronomiche se non dagli Atlantidi ovvero dagli spaziali? Le leggende occulte associano le Pleiadi e Orione, noto agli Ebrei come "Kesil", il "Forte", al Diluvio Universale che distrusse Atlantide. La perdita delle bende di Orione voleva significare una distorsione della gravitazione che causò i cataclismi che afflissero la Terra? Giobbe nel cap. 38, verso 13, chiede: "Hai tu insegnato ad afferrare i lembi della Terra e a scuotere la Stella del Cane dal suo posto?". Lo spostamento di Sirio, sacra agli Egiziani, ci ricorda quei sacerdoti che dissero a Erodoto che l'asse della Terra s'era spostato notevolmente quattro volte, due volte il Sole era sorto a Occidente, come confermarono Ovidio (Ovidio Publio Nasone: "Tristis Il") e Seneca (Thyestes).»

Quanto appena riportato offre lo spunto per citare un curioso retroscena legato agli interessi coltivati da Papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini) durante il suo pontificato e riportato nel volume: "Dentro il Vaticano. Storia segreta del pontificato di Giovanni Montini, Albino Luciani e Karol Wojtyla", Pironti Editore 1989.
Nel testo, scritto da Gordon Thomas (giornalista britannico specializzato in materia d'intelligence a livello internazionale) e Max Morgan-Witts (produttore televisivo inglese) emerge come regolarmente Paolo VI fosse solito visitare l'Osservatorio Vaticano di Castel Gandolfo per scrutare tramite il suo telescopio alcune stelle tra le centinaia di miliardi del firmamento.

«Se ne stava là - scrivono gli autori - a esplorare la Cintura di Orione e Sirio, la stella della costellazione del Cane maggiore, la più splendente di tutte, con la sua accecante luce bianca che va a formare il tratto terminale della Cintura. Quando la notte era particolarmente limpida e i suoi occhi non erano affaticati, cercava di localizzare Aldebaran, della costellazione del Toro, e oltre i piccoli raggruppamenti di stelle conosciute come le Pleiadi. Quindi, spostando il telescopio verso occidente, individuava i Gemelli, Castore e Polluce, tanto lontani nello spazio infinito. C'era, poi, Andromeda, una galassia molto simile alla Via Lattea. Gli astronomi gesuiti, all'incirca una dozzina, che lavoravano nell'Osservatorio, dapprima lo incuriosivano con l'idea che ci fossero miliardi di stelle nella nebulosa di Andromeda e poi lo stimolavano con l'ipotesi che una di esse poteva essere - se il calcolo delle probabilità significa qualcosa - un pianeta come la Terra, forse perfino abitato da persone non dissimili dai terrestri. Egli ascoltava estasiato - col sospetto che essi fossero consapevoli di ciò - mentre gli svelavano il segreto delle galassie: erano degli esperti e sapevano come suscitare e tener desta la sua curiosità.»

Quanto finora esposto non deve indurci a trarre rapide conclusioni in una determinata direzione piuttosto che in un'altra, anche perché il quadro qui delineato è ben lungi dall'essere completo e potrebbe celare altri retroscena e presunte inquietanti verità.
Ecco perché voglio ribadire che non bisogna incorrere nella fallace e a mio avviso fuorviante valutazione o deduzione che: se è vero che l'umanità ha ottenuto il dono della civiltà perché incapace di civilizzarsi e nel corso della storia avrebbe necessitato dell'occulta "guida" di entità extraterrestri ora che il genere umano ha stravolto tutto irreparabilmente, l'unica soluzione di salvezza auspicabile è nell'attendere il loro ritorno per riordinare la situazione e il mondo intero; una vera è propria escatologia in chiave aliena.
Un aspetto quest'ultimo tanto caro a quelle frange cultiste e contattiste dell'ufologia che, come già è stato evidenziato in passato da alcuni perspicaci ufologi, non va sottovalutato.
Già nel 1979 Jacques Vallée scrisse nel suo volume "Messengers of Deception":

«Il gruppo di persone che per primo riuscirà a imbrigliare la paura delle forze cosmiche e le emozioni che circondano il contatto con gli UFO a una finalità politica sarà in grado di esercitare un incredibile ricatto spirituale.»

Inoltre sempre nello stesso volume Vallée ribadì che:

«La propaganda dei contattati mina l'immagine degli esseri umani come padroni del proprio destino [...] Le filosofie dei contattati spesso includono la fede in razze superiori e in sistemi totalitari che eliminerebbero la democrazia.»

Un aspetto quest'ultimo che personalmente reputo basilare in quanto credo che in un contatto con intelligenze aliene debba esserci una parte di democrazia; non ritengo possibile agire solo credendo, perché ciò darebbe luogo a un probabile nuovo sistema di fede.
Ammesso che corrisponda all'effettiva verità che il nostro mondo in passato fu colonizzato e la stessa umanità civilizzata se non addirittura "creata" oggi, come in futuro, il genere umano dovrà esigere e perseguire la propria indipendenza.
Pertanto non dovrà accogliere tali entità in modo tale da restarne ammaliata o ignorante ma, per quanto possa sembrare presuntuoso, da una preferibile e auspicabile posizione paritetica. In caso contrario, nel bene o nel male, l'indipendenza della razza umana diverrà una nuova dipendenza (anche se non religiosa, politica ecc.) e il libero arbitrio seriamente compromesso così come la libertà, la cui chiave, a mio modesto avviso, è la responsabilità personale.
Responsabilità che va usata con sapienza e che reputo essere la vera libertà, quella dell'uomo saggio e consapevole (colui che conosce se stesso) che, senza il rischio di apparire blasfemi, va considerata una legge divina. Essa spazia al di sopra di tutte le leggi umane e di tutte le obbligazioni convenzionali di qualsiasi culto.
È verso questa superiore indipendenza che l'essere umano deve procedere attraverso le difficoltà del progresso evolutivo, perché com'è stato indicato da qualcuno è questo il reale enigma del Grande Arcano: "Eritis sicut dii scientes bonum et malum".

LA CHIESA SI PREPARA AD UN CONTATTO ALIENO?

di Cristoforo Barbato (Quinta Parte)

da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 172 dell'Ottobre 2009

Documenti e informazioni provenienti dall'intelligence occidentale evidenzierebbero l'esistenza di un pianificato programma segreto di acclimatazione dell'opinione pubblica mondiale sugli UFO. La stessa Chiesa negli ultimi anni ha manifestato una maggiore apertura verso tale fenomeno. Il Vaticano si sta accingendo a fronteggiare l'impatto di una futura rivelazione extraterrestre?

Come già accennato nella prima parte di questo dossier la politica di cover-up iniziale, adottata dall'establishment, sul fenomeno UFO ha nel corso degli anni gradualmente modificato strategia registrando un'apparente e sempre maggiore apertura.
Un cambiamento di direzione che è risultato più che mai evidente nell'ultima decade del secolo scorso, parallelamente ad una nuova e crescente fase della manifestazione UFO, ma che in realtà sembra essere stato pianificato già qualche decennio prima.
Una strategia che mirerebbe, attraverso un graduale e parziale programma di "rivelazione" o rilascio d'informazioni, a favorire un processo di "acclimatazione" dell'opinione pubblica sulla presenza extraterrestre.
Un'ipotesi che verrebbe in un certo senso suffragata dal contenuto di due documenti elaborati in periodi diversi e che, seppur non direttamente collegati, sembrerebbero avere un comune filo conduttore.
Il primo documento, risalente al 1975, è una lettera dell'allora senatore repubblicano dell'Arizona Barry Goldwater inoltrata al dottor Shlomo Arnon dell'Università della California e al quale confida alcune indiscrezioni inerenti il fenomeno UFO.
Già Generale Maggiore dell'Air Corp dell'Esercito americano Goldwater (scomparso nel 1998) è stato membro del Partito Repubblicano per il quale si candidò alle presidenziali del 1964 vinte dall'allora Presidente uscente Lyndon B. Johnson. Inoltre, il senatore americano è stato per diversi anni nella Commissione Senatoriale d'Inchiesta sull'Intelligence e nel Comitato Senatoriale sulle scienze aerospaziali e i servizi armati.
Goldwater oltre ad aver dichiarato pubblicamente la sua convinzione sull'esistenza degli UFO è stato membro del "National Investigation Committee on Aerial Phenomena" (NICAP) di Washington D.C. fondato dall'ex-Maggiore dei Marines Donald Keyhoe nel 1956.
Tra l'altro, in una interessante conversazione, proprio in merito agli UFO, avuta il 16 luglio 1969, giorno del lancio dell'Apollo 11, al "Kennedy Space Center", in Florida, con Clarck McClelland il Senatore americano rivelò che:

«...la situazione UFO è al più alto livello di sicurezza nazionale. Molto più alto della Bomba-H e più di qualunque altra cosa conosciuta all'interno del Pentangono, dell'FBI, CIA, DIA, NSA, ecc. Il che vuoI dire, non c'è questione di più alta sicurezza nazionale di quella degli esseri alieni qui sul pianeta. Quindi capii che Curtis (N.d.R. in riferimento al Generale Curtis LeMay) aveva ragione. E non l'ho mai più interrogato sull'argomento. Questo sembrava provare secondo me che gli UFO erano un fatto, ed esistono. Ma, sono tutti alieni? lo sospetto fortemente che la maggior parte lo siano!" ("Nexus New Times" n° 65, "Conversazione sugli UFO con il senatore Barry Goldwater" di Clark C. McClelland).»

Tuttavia stando a quanto scritto nella lettera del 1975 il Senatore USA asserisce chiaramente che l'Establishment americano nonostante il ferreo cover-up, aveva preventivato già all'epoca una futura politica di rivelazione graduale:

Senato degli Stati Uniti
Washington D.C. 20510
Marzo 28, 1975
Mr. Shlomo Arnon
U.C.L.A. Experimental College
308 Westwood Plaza
Los Angeles, Califomia 90024

L'argomento degli UFO è uno di quelli che mi ha interessato da tempo. Circa 10 o 12 anni fa tentai di scoprire che cosa si trovava nell'edificio della base USAF di Wright Patterson in cui vengono accentrate le informazioni raccolte dall'Aeronautica, e alla mia richiesta fu opposto un comprensibile rifiuto. Il tutto è ancora classificato al disopra del TOP SECRET. Ho comunque saputo che c'è un piano in corso per rilasciare parte, se non tutto, di questo materiale nel prossimo futuro. Sono anch'io ansioso di vedere questo materiale quanto Lei, e spero che non dovremo attendere troppo.
Sinceramente,

Barry Goldwater


Negli anni Novanta, a distanza di 17 anni, un documento alquanto controverso, iniziò a circolare all'interno della comunità ufologica internazionale sollevando non pochi interrogativi e dibattiti fra gli studiosi.
All'epoca, precisamente nel 1992, John Schuessler vicedirettore del MUFON (MutuaI UFO Network) americano ricevette da fonte anonima un sorprendente documento ufficiale redatto dal noto Warwick Research Institute in Inghilterra.
Il rapporto faceva riferimento a un'operazione tesa al graduale rilascio da parte delle autorità di informazioni relative agli UFO rientrante nell'ambito di un Programma di acclimatazione del pubblico.
Il testo del documento riporta quanto segue:

Al: Comitato Politico
Novembre 1990
Oggetto: Osservazioni sul Programma di acclimatazione del pubblico

Il metodico rilascio di informazioni al pubblico mediante diversi canali non ufficiali continua a generare vasti interessi e un crescente livello di consapevolezza con ben pochi effetti collaterali rilevabili a parte un sano scetticismo manifesto di alcuni. Suggeriamo rispettosamente la prosecuzione dell'attuale approccio in quanto esso sta rendendo disponibili le informazioni a quanti sono psicologicamente pronti a riceverle senza causare stress indesiderati a chi non sia preparato. L'approccio attuale sta altresì dimostrandosi utile a quanti sperimentano incontri
(ravvicinati, N.d.A.) diretti. Esso li pone infatti in condizione di intendere un contesto di esperienze per loro altrimenti inspiegabili o incomprensibili. Capire almeno un po' di quanto è loro accaduto è per costoro di enorme sollievo psicologico e contribuisce a farli continuare a vivere il meglio possibile. Fornire informazioni atte ad aiutare la gente a far fronte la situazione aumenterà via via di importanza con la crescita della quantità di popolazione che sperimenti tali incontri. Come sapete, una certa assistenza in tale campo è stata fornita da vari gruppi civili di supporto, che sono stati costituti da ambienti interessati. Con il tempo potrebbe rivelarsi opportuno aumentare il grado di accuratezza e consistenza delle informazioni in circolazione. Un ottimo lavoro alla base effettuato negli ultimi anni ha consentito di acclimatare il pubblico in rapporto ai ritmi accelerati odierni.
Quando il pubblico si troverà più a suo agio con gli IAC (Identified Alien Craft, velivoli alieni identificati, N.d.A.) e altri avvistamenti, i crop circles e via dicendo, informazioni di altro tipo potrebbero essere ulteriormente rilasciate. Sembra che la maggioranza dei ricercatori si trovi su posizioni che anticipano di uno, due anni i media istituzionali. Ciò permette di disporre di un certo margine di tempo per possibili divulgazioni verso il pubblico e nel con tempo di fornire dettagli in anticipo a quanti siano già ora pronti a riceverli. Disporre di un certo numero di cittadini informati fra la popolazione potrà dimostrarsi una risorsa di valore incalcolabile di fronte a eventi futuri non prevedibili. La storia potrà sicuramente registrare il fatto che sono state queste persone consapevoli, superando ogni divergenza, a lavorare insieme per aiutare l'umanità, il loro paese e il loro governo nei tempi di cambiamento e di sfida che abbiamo davanti.
WRI
Warwick Research Institute
Majic Attn: MJ-8


Anche se Schuessler fu il destinatario iniziale del documento altri studiosi si interessarono al caso, sembra che altri ufologi abbiano ricevuto il rapporto, tra cui il Colonnello Donald Ware, ex-ufficiale pilota dell'USAF nonché membro del MUFON.
Ware che aveva ricevuto copia del rapporto dallo stesso Schuessler (il quale affermò di non sapere da dove provenisse esattamente il plico) ne inoltrò a sua volta una al "MidOhio Research Associates" - MORA, un gruppo di ricerca ufologico americano che effettuò a sua volta alcune ricerche al fine di far luce sul caso.
Secondo l'opinione di Ware il contenuto del documento del "Warwick Research Institute" sarebbe il risultato di uno studio sociologico, la data incompleta e la firma illeggibile costituirebbero parte della disinformazione tipica di certi comunicati; ciò, a sua volta, consentirebbe alle persone non preparate a conoscere la verità di continuare a vivere con le proprie tranquillizzanti e limitate concezioni.
In ogni caso, le indagini del MORA, incentrate sull'esistenza o meno del "Warwick Research Institute", rivelarono l'effettiva presenza di tale istituto nel Regno Unito.
Nella primavera del '92 Pete Hartinger, membro del MORA, in occasione di un viaggio d'affari in Inghilterra riuscì a localizzare il "Warwick Research Institute" (WRI) nei pressi della cittadina di Warwick, a nordovest di Londra.
In effetti, l'Istituto è presente presso l'Upiversità di Warwick, fondata nel 1965 ed oggi ritenuta una delle più prestigiose Università britanniche, che tuttavia risulta ubicata tra la città di Coventry e la Contea del Warwickshire.
L'Università di Warwick, che fa parte del "Russell Group" l'equivalente britannico della "Ivy League" americana, è conosciuta per i suoi 29 Dipartimenti Accademici tra cui quelli di Scienze Politiche, Economia aziendale, Economia, Orticoltura, Matematica, Ingegneria, Biologia, Informatica, Statistica, Letteratura, Lingua inglese, Teatro, e Storia.
L'Istituto stesso (non la facoltà) venne fondato nel 1988 (oggi più di 50 istituti e centri di ricerca sono presenti all'interno dell'Università); Alan Raymond Roe è stato fondatore e direttore fino al 1991 del WRI e direttore fino al 1994 del "Warwick Development Group" (WDG) sempre del "Warwick Research Institute".
Ad ogni modo i ricercatori del MORA una volta risaliti al Warwick decisero di chiamare per raccogliere informazioni generali sull'Istituto e sul tipo di ricerche che venivano condotte.
Durante la conversazione con la segretaria, oltre ad essere confermato il collegamento all'Università di Warwick, emerse che una delle aree principali d'interesse dell'Istituto era l'economia. Tra l'altro quando venne chiesto chi fossero i loro clienti questi risposero che svolgevano numerosi lavori per le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Quelli del MORA chiesero anche se per caso avessero svolto qualche tipo di lavoro per il Governo degli Stati Uniti e più precisamente per il Dipartimento della Difesa ma chi di dovere rispose di non sapere nulla in merito.
Inoltre, nel corso di una telefonata fatta nel luglio del 1992 gli ufologi americani appresero che Alan Roe non era più direttore dell'Istituto anche se risultava ancora associato con la "Warwick University. Roe", dopo il ritiro dall'Università, continua a insegnare alla Warwick limitatamente su orari part-time essendo attualmente Direttore e principale economista alla "Oxford Policy Management".
In seguito il MORA riuscì ad ottenere un bollettino interno dell'Università di Warwick per l'anno scolastico 1993 in cui era presenta una lista di 33 centri di ricerca affiliati all'università, ma l'Istituto (si intende il "Research Institute") non era fra loro.
Anche se l'indagine americana non ha consentito di dimostrare l'autenticità del documento, ha permesso in qualche modo di riscontrare, anche se per un limitato periodo, l'esistenza effettiva di un "Warwick Research Institute" presso l'Università di Warwick in Gran Bretagna.
AI di là delle considerazioni sul documento esposte da Ware l'unica osservazione che si potrebbe fare è che se fosse autentico fornirebbe non solo la "conferma" di quanto dichiarato dal Senatore Goldwater nel 1975 ma un ulteriore passaggio verso una fase "preparatoria" attuando un vero programma di accIimatazione dell'opinione pubblica.
Sarà magari un caso ma è innegabile e incontrovertibile un dato di fatto, ossia che a partire dal 1990 (anche se i primi segnali si manifestarono già a partire dal biennio 1988-89) in ambito ufologico si è assistiti ad un radicale mutamento sia per quanto riguarda la manifestazione stessa sia per l'atteggiamento verso il fenomeno UFO da parte delle autorità di alcuni paesi.
Cambiamento che in un certo qual modo ha riguardato, anche se non ufficialmente, la Chiesa stessa e che attraverso le dichiarazioni di alcuni suoi esponenti ha evidenziato, soprattutto negli ultimi anni, un'apertura sempre maggiore verso la questione UFO-Extraterrestri. Apertura che lascerebbe intravedere una sorta di processo preparatorio, specialmente verso i fedeli, in vista di un'inevitabile rivelazione ufficiale da parte d'intelligenze extraterrestri.
In tale direzione andrebbero inquadrate le dichiarazioni rilasciate in Italia da alcuni teologi e gesuiti già nella prima metà degli anni '90 sui cosiddetti "missionari spaziali" e sull'eventuale opera di evangelizzazione degli alieni.
Tuttavia, occorre precisare che già nell'estate del 1987 l'argomento dei "missionari spaziali" venne reso noto inizialmente da alcuni media esteri ed a circolare. anche nell'ambiente ufologico.

UFO, ET E MISSIONARI SPAZIALI
Il 21 Luglio di quell'anno, in Inghilterra venne pubblicato dal quotidiano "Evening News" un articolo intitolato: "Be prepared to met thine aliens!" (Sii preparato ad incontrare I tuoi alieni!)
L'articolo, inizialmente segnalato all'interno della comunità ufologica dallo studioso britannico Timothy Good, riportava testualmente che:

«I teologi Vaticani hanno preso coscienza che vi potrebbe essere vita su altri pianeti. Ora stanno progettando la preparazione di missionari in grado di lavorare nello spazio e di incontrare alieni. La strana e storica decisione è stata presa dopo che i teologi del Vaticano hanno ritenuto che futuri sviluppi potrebbero far diventare di primaria importanza la preparazione di missionari spaziali. Scienziati gesuiti dell'Osservatorio Vaticano di Frascati (N.d.R. In realtà è sito a Castel Gandolfo), vicino Roma, hanno riferito di aver visto in cielo luci in movimento ed altri fenomeni non identificati. All'inizio di settembre, l'Università Vaticana avrà una speciale sezione UFO. Il teologo Vaticano, padre Pierre Thorel (N.d.R. È probabile che si riferisca al teologo Giampaolo Thorel studioso di fenomenologia mistica) ha spiegato che i corsi speciali riguardanti i futuri missionari nello spazio ed i primi contatti con razze aliene saranno tenuti dal Professor Resch, austriaco, che già precedentemente aveva la cattedra all'Accademia Alfonsiana dell'Università. Padre Thorel ha commentato: "Sono sorpreso che vi possa essere entusiasmo per i missionari nello spazio e per la Cristianizzazione di razze aliene. La loro esistenza è a malapena certa. Comunque, la principale preoccupazione della Chiesa è tenersi al passo con i tempi e questo significa che non possiamo ignorare l'esplorazione spaziale, né la possibilità di incontrare altre creature viventi.»

L'articolo, pur riportando alcune evidenti imprecisioni, sembrava clamorosamente anticipare, con qualche anno di anticipo, alcune informazioni e dichiarazioni emerse in Italia a partire dal 1992 e rilasciate da esponenti del Vaticano.
Nell'ottobre del 1992 il "Corriere della Sera" pubblicò un articolo, a firma del giornalista Roberto Zuccolini, intitolato "Il battesimo anche agli UFO" in cui venne annunciato, dall'allora direttore della Specola Vaticana padre George Coyne, un progetto di collaborazione con la NASA teso alla ricerca di altre forme di vita intelligenti nello spazio.
Tale programma, stando a quanto riferisce il giornalista, vedrebbe impegnato il Vaticano stesso con un suo progetto autonomo e con suoi interessi specifici.
Proprio in merito alla questione extraterrestri il gesuita afferma:

«Battezzare gli extraterrestri? Perché no? Se un giorno avremo la fortuna di conoscerli, saremo obbligati a porci il problema... Occorre una volta per tutte mettere da parte le vecchie esitazioni, i continui rinvii. D'altra parte, non sarebbe egocentrismo, in questo caso cosmico, pensare che noi uomini siamo gli unici esseri intelligenti dell'universo?»

Mentre la NASA, riporta l'articolo, assicurerà il controllo costante dei messaggi provenienti dallo spazio alla ricerca di eventuali "alieni", i gesuiti, soprattutto nel nuovo osservatorio in Arizona sul Mount Graham, con uria speciale macchina a specchio andranno a caccia di quei pianeti che presentano le condizioni adatte per lo sviluppo della vita.

"E se un giorno - si interroga il giornalista - ci trovassimo finalmente faccia a faccia con qualche E.T. di lontane origini?"

«Beh - ammette padre Coyne - allora, dal punto di vista teologico, le cose si complicherebbero. Prima di tutto bisognerebbe sottoporre l'extraterrestre ad alcune domande. Del tipo: "Avete mai fatto un'esperienza simile a quella di Adamo ed Eva, cioè del peccato originale?". E, di conseguenza: "Conoscete anche voi un Gesù che vi ha redento?". Potrebbe dire "sì". Ma anche "no". E in caso di risposta negativa, si aprirebbe certamente il problema della sua evangelizzazione. Ad ogni modo ormai più nessuno, all'interno della Chiesa, si scandalizzerebbe.»

Del resto, come è riportato da Alfredo Lissoni, nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano", dell'Editoriale Olimpia, all'interno del Vaticano, a partire dal 1970, è presente una cattedra di Paranormologia ed Ufologia.

«Voluta da Paolo VI - scrive Lissoni - e tuttora esistente, essa è diretta dal sacerdote redentorista austriaco Andreas Resch, in passato ospite ai congressi internazionali di parapsicologia, nonché inventore del termine paranormologia (studio del paranormale). Resch è docente di Psicologia Clinica e Paranormologia all'Accademia Alfonsiniana di Roma.»

Resch, sacerdote redentorista e psicologo di origine italiana laureato in psicologia clinica, è effettivamente professore presso l'Accademia Alfonsiana, Istituto Superiore di Teologia Morale della Pontificia Università Lateranense del corso di psicologia dell'inconscio e di un secondo corso intitolato "Introductio in scientiam phaenomenorum paronarmalium".
Tra l'altro, Resch è anche Direttore dell'IGW - "Institut für Grenzgebiete der Wissenschaft" (Istituto delle frontiere della scienza) collegato alla Innsbruck Leopold-Franzens-Universitat nonché fondatore dell'Istituto scientifico "Imago Mundi".
Una struttura quest'ultima sede di un centro studi, con un archivio mondiale, su fenomeni quali: apparizioni, visioni, miracoli, telepatia, levitazioni, materializzazioni, bilocazioni, stigmatizzazioni, telepatia, astrologia e alchimia. Argomenti questi diffusi attraverso i libri della casa editrice Resch Verlag da lui fondata.
Ad ogni modo un'ulteriore conferma diretta del coinvolgimento di Resch con l'ufologia giunse nel 2004 quando Roberto Allegri, scrittore e giornalista nonché collaboratore del settimanale "CHI", ebbe modo di incontrarlo ed intervistarlo presso il suo centro studi di Innsbruck.
L'intervista, pubblicata sul giornale "Il Faustino", riporta come nel 1969 Resch, già noto tra professori universitari, venne chiamato dall'Accademia Alfonsiana per un corso sulla parapsicologia da lui ribattezzata "Paranormologia". Quest'ultima contemplerebbe diversi fenomeni inspiegabili che spaziano dalla percezione extrasensoriale fino all'ufologia, argomento questo che avrebbe tra l'altro ingenerato alcuni problemi al sacerdote.

«Anni fa - dichiara Resch - un giornale americano scrisse che io, con i miei corsi, preparavo i missionari per l'incontro con gli extraterrestri. L'articolo suscitò un putiferio. In Vaticano arrivarono moltissime lettere indignate e i miei superiori mi chiesero delle spiegazioni. Con molta semplicità, dissi loro che il mio lavoro consisteva anche nel trattare l'ufologia e le teorie che spiegavano come prendere contatti con gli alieni. Anche questo fa parte della paranormologia, dello studio del paranormale. L'ufologia è un argomento di attualità e i giovani studenti ne sono attratti. Ed è molto meglio informarli con obiettività e serietà che rispondere alla loro curiosità con una proibizione.»

In ogni caso, come ribadito in precedenza da Coyne, se di fronte alla scoperta degli extraterrestri quasi nessuno nella Chiesa si scandalizzerebbe anche tra i fedeli sembrerebbe esserci un'analoga posizione.
In effetti, nel marzo 1994, negli Stati Uniti venne realizzato uno studio intitolato "Alexander UFO Religious Crisis Survey - The Impact of UFOs and Their Occupants on Religion". Tale sondaggio, redatto dalla studiosa Victoria Alexander per conto della Fondazione Bigelow, di Las Vegas - Nevada, prevedeva un questionario proposto a 230 capi di comunità religiose negli USA (134 appartenenti a chiese protestanti, 86 a chiese cattoliche romane e 10 a sinagoghe).
La finalità dello studio era di comprendere l'eventuale impatto sulla dottrina di tali comunità religiose dall'esistenza d'intelligenze extraterrestri.
Pur trattandosi di un campione ristretto, lo studio della Alexander ne riassunse così i risultati:

«Le cifre non sono statisticamente significative, ma denotano tendenze inequivocabili. Benché si tratti di un'indagine sperimentale, per la prima volta siamo in possesso di dati concernenti l'atteggiamento più diffuso sulla relazione tra religione ed esistenza di una vita intelligente extraterrestre. I dati dimostrano l'opposto di una credenza piuttosto diffusa, secondo la quale, alla vigilia di un possibile contatto con UFO, si verificherebbero morti e distruzioni. [...] I risultati conclusivi dimostrano che i leader religiosi interrogati erano convinti che la fede dei loro parrocchiani fosse sufficientemente forte e lungimirante da poter assimilare una notizia come questa. Contrariamente alla convinzione ampiamente diffusa a proposito degli UFO, è decisamente poco probabile che simili notizie diano luogo ad una crisi religiosa.»

Eventualità quest'ultima che venne ribadita nuovamente nell'ottobre del 1995 dal teologo don Piero Coda nel corso di un'intervista rilasciata al Servizio Informazione Religiosa - SIR, l'agenzia di informazione dei settimanali diocesani italiani promossa dalla Conferenza episcopale italiana, proprio sulla possibile esistenza di extraterrestri.
L'intervista al teologo era scaturita in seguito all'annuncio del 6 ottobre dell'avvenuta scoperta, da parte degli astronomi svizzeri Mayor e Queloz, del primo pianeta extra solare intorno alla stella 51 Pegasi (Una Nana gialla simile al Sole sita nella costellazione di Pegaso).
In quell'occasione Coda ribadì che:

«Anche gli extraterrestri, se esistono, sono creature di Dio e, per la solidarietà che coinvolge tutta la creazione, rientrerebbero anche loro nel riscatto dal peccato originale. Sul piano teologico, quindi, nessuna differenza con gli umani, né uno shock di fronte ad una eventuale conferma dell'esistenza di esseri intelligenti extraterrestri, casomai sorpresa e impreparazione di fronte ad una notizia che comporterebbe una novità nel nostro modo normale di concepire il mondo e il rapporto con la creazione. Una notizia di questo genere non comporterebbe una difficoltà sostanziale per la fede cristiana perché il centro della fede è che Gesù è il figlio di Dio, fatto uomo, per mezzo di cui ed in vista di cui tutto è stato creato. Quindi, ogni realtà creata, ogni realtà intelligente e libera che si trovi nell'universo ha sempre un riferimento fondamentale e radicale con la creazione da parte di Dio e anche con l'evento di salvezza che si realizza in Cristo. Nessun pericolo, quindi: anzi, l'esistenza di extraterrestri potrebbe essere un arricchimento, così come in passato è avvenuto quando la cultura europea è entrata in contatto con mondi che prima erano assolutamente sconosciuti. Il fatto che ci siano altrove nell'universo esseri intelligenti e liberi, per la solidarietà che c'è in tutta la creazione comporta che vi sia una necessità di salvezza per tutti: essendo limitati, creati da Dio e bisognosi di redenzione, anch'essi sarebbero in rapporto con l'opera salvifica di Gesù Cristo.»

Affermazioni quelle di Mons. Coda, allora docente di Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense, che vennero in parte riprese anche da "Il Messaggero" del 19 ottobre.
Il quotidiano capitolino pubblicò un articolo, a firma di Orazio Petrosillo, intitolato "Per gli UFO manderemo missionari spaziali" in cui oltre a evidenziare l'opinione di Coda riportò anche il parere di Monsignor Rino Fisichella, oggi arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la vita nonché rettore della Pontificia Università Lateranense.

«Se vi sono gli extraterrestri - scrive il giornalista - ci vorranno i "missionari spaziali" per evangelizzarli? Anche gli alieni sarebbero stati "contagiati" dal peccato originale di Adamo ed Eva? E pure per loro varrebbe la salvezza apportata da Cristo? Sono domande del futuro rese attuali dalla scoperta di un pianeta fuori dal sistema solare (N.d.A. Riferimento alla scoperta di 51 Pegasi) ma sono anche domande che i teologi si posero quando Colombo scoprì il nuovo mondo. Don Piero Coda, docente di Teologia Dogmatica all'Università Lateranense, ha risposto in maniera affermativa ai quesiti, sempre ammesso che vi siano esseri intelligenti su altri mondi. Anche per essi ci vorrebbe la rivelazione e la redenzione di Cristo, per via di una solidarietà di tutta la creazione. In parte diverso è l'approccio di Don Rino Fisichella docente di Teologia fondamentale all'Università Gregoriana: d'accordo col fatto che, se sono intelligenti, gli extraterrestri hanno l'esigenza della conoscenza di Dio e della rivelazione, ma non necessariamente potrebbe porsi il problema della redenzione, in quanto noi sappiamo che l'uomo terrestre ha peccato, non sappiamo nulla delle creature di altri mondi.»

Tra l'altro, appena una decina di giorni prima (l'8 Ottobre 1995) Rai1 dedicò una puntata sugli UFO nell'ambito della trasmissione "Speciale Tg1" allora condotta dal giornalista Bruno Mobrici.
In studio erano presenti la giornalista Rai Lorenza Foschini (all'epoca conduttrice della nota trasmissione di Rai2 "Misteri"), il Generale Salvatore Marcelletti, l'allora presidente del CUN Mario Cingolani (scomparso 1996), Corrado Malanga, la giornalista Paola Harris e Monsignor Corrado Balducci (scomparso nel settembre 2008).
In quell'occasione il noto teologo e demonologo italiano, interpellato dal conduttore, dichiarò quanto segue:

"Padre Balducci, allora, lei che cosa risponderebbe a quanti sostengono che gli alieni sono già fra di noi?"

«Non si può più pensare... è vero, non è vero, sono veri o sono falsità, ci si crede o non ci si crede, no! Oramai ci sono varie considerazioni che fanno dire con certezza che l'esistenza di questi esseri c'è. Non si può dubitare. Magari si potrà dire che su cento fenomeni ce ne saranno... anche se si dicesse 99 non veri e uno vero, c'è quell'uno che dice che certi fenomeni esistono. Quindi, questo è il primo problema, non è più... non rientra più nell'ambito della prudenza umana... dubitare... perché... la prudenza dice di essere prudenti, ma non di negare.»

"Con quali conseguenze sotto il profilo della religione, della filosofia..."

«Non ci sono nessune... non c'è alcuna conseguenza negativa... tutto è contemplato, mica il Signore ci ha rivelato tutto, e quindi si può pensare benissimo, anche la stessa redenzione umana, Cristo rimane sempre il centro dell'Universo, ma nell'Universo ci sono... c'è tutto... quell ... non solo il mondo, ma ci sono le migliaia di stelle, le migliaia di galassie, e ci sono... non voglio adesso dire numeri, ma indubbiamente si può pensare e ragionevolmente a questo punto... ed entriamo qui nella seconda questione, come si spiegano... alla esistenza di altri mondi abitati, in che maniera abitati, da chi abitati? Vede noi... c'è un detto che risale ancora a secoli, secoli fa: "Natura non facit saltus" eh... "la Natura non fa salti" cioè... no... c'è il regno vegetale, il regno animale, il regno umano... e il regno angelico, le uniche cose, quattro regni che conosciamo. Tre sono naturali e li vediamo. Tra l'uomo, l'essere umano e l'angelo, eh... c'è un salto un po' grosso da fare. Ecco perché già con questo argomento della convenienza, che è illustrato molto bene da San Tommaso, uno dei più grandi teologi, è probabile, è verosimile, ecco... più che altro... che tra l'uomo, che ha già uno spirito, in sé, ma povero spirito... è soggetto alla materia in una maniera incredibile, basta alla sera, uno sente il bisogno di andare a letto, mentre l'anima non ha bisogno di dormire. Basta una piccola malattia... bah... insomma, è talmente imprigionato, e l'angelo che è solo spirito, è verosimile che ci siano altri esseri, i quali abbiano un'anima, diciamo così, che è meno legata, meno subordinata al corpo e un'anima di questo genere è ovvio che può compiere progressi che noi, per quanto ne facciamo tanti in questi ultimi decenni, non siamo in grado di compiere.»

Quello di Balducci fu uno dei tanti interventi pubblici che da quel momento in poi lo vide protagonista attivo oltre che attraverso i media italiani anche e soprattutto in alcuni convegni ufologici nazionali e internazionali.
Del resto, come ebbi modo di apprendere dal Gesuita del SIV, nell'incontro avvenuto nel 2001, Balducci non solo nelle sue attività non era mai stato ostacolato, anzi in qualche circostanza era stato in un certo modo incoraggiato.
Ebbene, si da il caso, che proprio Balducci nel marzo del 2006 in occasione di una conferenza svoltasi a Roma, organizzata dalla giornalista Paola Harris, e a cui partecipò anche il giornalista messicano Jaime Maussan fece alcune dichiarazioni che confermerebbero tale indiscrezione.
Le parole del teologo furono in seguito riportate in una news, pubblicata sul sito web della Harris, intitolata: "Balducci: il Vaticano è molto interessato agli UFO!"
Intervenuto dopo la visione di alcuni filmati presentati da Maussan, monsignor Balducci prendendo la parola affermò come il Vaticano fosse molto interessato a tali fenomeni e che lui stesso era stato scelto come portavoce.
Balducci inoltre rivelò di essere informato del fatto che Papa Giovanni Paolo II seguisse in TV eventi riguardanti gli UFO.
In base a quanto riportato dalla news il monsignore asserì infine quanto segue:

«Mi auguro sempre di poter essere il portavoce per questi popoli delle stelle che fanno anch'essi parte della Gloria di Dio, e continuerò a portare all'attenzione della Santa Madre Chiesa questo argomento.»

VITA EXTRATERRESTRE: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TEOLOGIA
Tuttavia Balducci, pur se più esposto mediaticamente in virtù anche delle dichiarazioni e partecipazioni a dibattiti e convegni in chiave ufo logica, non è stato, come abbiamo fin qui evidenziato, l'unico esponente della Chiesa a pronunciarsi apertamente su argomenti quali la Vita Extraterrestre o gli UFO.
Nel 1996 la NASA emise un comunicato annunciando il rinvenimento di tracce di vita su di un meteorite staccatosi dal pianeta Marte e caduto sulla terra 13.000 anni fa.
Il meteorite venne battezzato dagli scopritori (una équipe americana e canadese) ALH 84001 ossia "Allan Hills", nome della regione dell'Antartide (la Far Western Icefield) dove lo strano meteorite era stato trovato nel dicembre 1984 da Roberta Score del team di ricercatori del progetto statunitense ANSMET (Antarctic Search for Meteorites project).
Il meteorite innescò inevitabilmente l'accesa attenzione dei media internazionali soprattutto in seguito alla pubblicazione dell'articolo del Dr. David McKey della NASA in cui dichiarò la presenza nel bolide spaziale di tracce di vita marziana.
La notizia di una probabile forma di vita extra-terrestre oltre ad innescare dibattici tra gli addetti ai lavori ebbe una vasta eco sugli organi d'informazione mondiali amplificando l'attenzione sull'esplorazione spaziale ed in particolare su Marte.
Non solo, negli USA la nota testata "Newsweek", in seguito del lancio cinematografico della pellicola di Roland Emmerich "Independence Day" ed in concomitanza di tale scoperta, pubblicò i risultati di un sondaggio rivolto al pubblico americano sull'esistenza o meno degli alieni; il risultato fu che quasi il 50% dichiarò di credere nell'esistenza degli extraterrestri.
Inoltre, lo stesso presidente americano Bill Clinton, elettrizzato dall'annuncio della NASA, decise di indire una speciale conferenza stampa (il 7 agosto) annunciando in televisione la sua ferma intenzione nel fornire il massimo supporto alle future missioni spaziali su Marte incrementando le ricerche sulla vita extraterrestre.
La NASA in quel periodo pianificò due missioni verso Marte con sonde robotizzate: il Mars Global Surveyor-1 (lanciata 7 novembre 1996) finalizzata alla completa mappatura del Pianeta Rosso e il Mars Pathfinder (lanciata il 4 dicembre 1996) che con il rover Sojourner (atterrato il 4 luglio 1997) effettuò diversi esperimenti sulla superficie marziana.
Anche in Italia i media e la stampa s'interessarono della vicenda interpellando non solo esperti ma in alcuni casi anche esponenti della Chiesa al fine di analizzarne le possibili implicazioni teologiche.
Il 9 agosto il quotidiano "La Repubblica" pubblicò una breve intervista al Cardinale Ersilio Tonini, a cura di Orazio La Rocca, intitolata "Esulta Tonini 'Vita nel cosmo segno di Dio'":

«Se fosse vero - affermò Tonini - sarebbe una cosa bellissima. L'eventuale presenza di forme di vita, anche solo molecolare, su altri pianeti sarebbe una ulteriore dimostrazione della grandezza di Dio, anche se tale grandezza è già ampiamente riscontrabile con quanto avviene sulla Terra". Il cardinale Ersilio Tonini - scrive il giornalista - è a dir poco entusiasta. La presenza di forme di vita molecolare su Marte scoperta dalla Nasa lo rende felice e non lo nasconde. Anzi, secondo il porporato non c'è da scandalizzarsi se su altri pianeti "ci possono essere forme di vita anche uguali alla nostra", perché "non è Dio il creatore del cielo e della Terra, degli astri e delle galassie?". In fondo, ricorda Tonini, si tratta di "verità che da millenni ci vengono tramandate dalla Bibbia, anche se con 'quadri simbolici' come è ad esempio il racconto della creazione del mondo della Genesi.»

"L'annuncio della Nasa rafforza la fede in Dio?"

«Certo. È un segno in più rispetto a quello che già si vede sulla Terra. Ma io preferisco sottolineare la grandezza della mente umana che è riuscita ad individuare forme di vita molecolare su Marte. Un grande successo dell'uomo.»

"Ma la fede in Gesù Cristo, figlio di Dio nato sulla Terra per la salvezza di tutti gli uomini, non vacilla davanti a forme di vita extraterrestri?"

«No. Perché dovrebbe? Quando la ricerca scientifica scopre nuove cose la Chiesa è contenta. Anzi di fronte a scoperte come quelle annunciate dalla Nasa, la fede ne esce rafforzata.»

"È possibile, quindi, che Dio abbia inviato suo figlio Gesù anche su altri pianeti?"

«Stando all'annuncio della Nasa, su Marte sono state individuate forme di vita molecolare. Non si tratta quindi di creature simili o uguali agli uomini terrestri, creati da Dio a sua immagine e somiglianza. Nulla però vieta immaginare che Dio abbia potuto concepire lo stesso disegno di salvezza anche per gli altri pianeti abitati da creature a sua immagine e somiglianza. In fondo è lo stesso Dio che ha fatto il Cielo, la Terra e l'intero creato.»

"Gesù Cristo visto come una "esclusiva" della sola Terra non potrebbe reggere più."

«Più che di "esclusiva", parlerei di disegno salvifico del Signore per tutto il creato. In questo senso non mi sentirei di escludere nulla. Ma è chiaro che per poterlo affermare occorre l'assoluta certezza della presenza dell'uomo anche su altri pianeti.»

Il mese successivo il quotidiano "L'Unità" intervistò il padre gesuita George Coyne, astronomo nonché allora direttore della Specola Vaticana, in occasione del convegno internazionale (a cui aderirono astronomi, filosofi e teologi) tenutosi a Villa Monastero, Varenna sul lago di Como, il 24 e 26 settembre, e dedicato al tema "Scienza, filosofia e teologia, di fronte alla nascita dell'universo".
In quell'occasione Coyne, intervistato dal giornalista Bruno Cavagnola, affrontò anche l'argomento della vita extraterrestre e delle sue possibili implicazioni teologiche. L'intervista, dal titolo "ET, la nuova sfida alla teologia" fu pubblicata il 26 settembre; ecco alcuni stralci:

"E il tema dell'esistenza di una vita extraterrestre?"

«È una questione ritornata di grande attualità dopo il recente annuncio di una possibile presenza di materiale organico nel meteorite ALH8400, quasi certamente originario di Marte. Ma l'ipotesi di una vita "altrove" ci affascina soprattutto da un punto di vista filosofico-religioso e la sua ricerca ha più cose da dirci per la conoscenza di noi stessi che non quella dell'universo fisico. In realtà la vera meraviglia non sta nella possibilità di una vita altrove, ma che c'è vita nell'universo. Secondo una scala del tempo cosmologico generalmente accettata, circa dodici miliardi di anni dopo il Big Bang, ossia all'80 per cento circa dell'età attuale dell'universo, apparvero sulla faccia della terra le prime microscopiche forme di vita. Noi possiamo guardare a tutto ciò in due modi differenti: la vita è semplicemente l'insignificante coda di un lungo processo di evoluzione dell'universo oppure è il punto culminante di un lunghissimo e delicato dipanarsi della fisica innata del cosmo? Il fatto sorprendente della vita sta però nel tempo, non nello spazio. Noi non abbiamo ancora una convincente spiegazione scientifica di come l'universo sia evoluto con tale continua precisione per 12 miliardi di anni così da far nascere la vita.»

"Ma tutto ciò che implicazioni teologiche può avere?"

«Il tema è legato a quell'aspetto indeterministico proprio della fisica moderna. La domanda è questa: se noi conoscessimo tutte le leggi della fisica, della chimica e della biologia e tutte le costanti fisiche della natura, se possedessimo poi una teoria del tutto, potremmo predire la nascita della vita? In altre parole, prima della nascita della vita avremmo potuto predire la sua nascita? La vita era necessaria o è uscita dal caso? La risposta non la sappiamo, ma la domanda deve interessare anche i teologi. Perché non è teologicamente indifferente e insignificante scoprire ad esempio che la vita è sorta nell'universo per caso e non per necessità che avrebbe potuto esserci un universo uguale a quello in cui viviamo ma senza di noi. La presenza di una vita "altrove" cambierebbe poi il modo stesso di concepire noi stessi e ci costringerebbe a ripensare tutta la nostra cultura giudeo-cristiana, tutta la Sacra Scrittura ad esempio che si fonda sul presupposto che la Terra è l'unico pezzo dell'universo che ospita la vita. Che cosa significherebbe dire che Gesù Cristo, il figlio di Dio, nato sulla superficie del pianeta Terra se esistono altri pianeti "vivi", che cosa significherebbe per me, uomo terrestre redento da Gesù Cristo figlio di Dio su questa Terra? Tutto ciò rappresenta una bella sfida alla teologia, perché è bello essere costretti a ripensare tutta la teologia e la vita cristiana in termini diversi. Bisogna saper arricchire la fede, lasciarla aperta a tutte le novità.»

Un'intervista altrettanto interessante, pubblicata nel 1997 dal periodico "OGGI" (30 aprile 1997), è quella fatta al gesuita padre Christopher Corbally Vicedirettore del "Vatican Observatory Research Group" (VORG) a Tucson, in Arizona.
Nato nel 1981 il VORG è il secondo centro di ricerca astronomica dopo la Specola di Castel Gandolfo; quest'ultima nel 1993 insieme alla collaborazione dell'Osservatorio Steward dell'Università dell'Arizona portarono a termine la costruzione del Telescopio Vaticano a Tecnologia Avanzata (VATT) in cima al Monte Graham a 3.200 metri d'altitudine.
Il VATT, progettato dallo stesso Corbally, è il primo telescopio ottico-infrarosso facente parte dell'Osservatorio Internazionale del Monte Graham, definito uno dei più avanzati centri per l'osservazione astronomica del continente nordamericano ed attualmente sotto la direzione di padre José Gabriel Funes.
Tra l'altro nel corso del 2008 i gesuiti hanno lasciato il loro storico osservatorio di Castel Gandolfo per trasferirsi nella nuova sede distaccata della Specola Vaticana presso il VORG di Tucson in Arizona.
L'intervista a Corbally, che il settimanale italiano pubblicò in un servizio, firmato da David Wallis, intitolato "Siamo gli astropreti convertiremo i marziani", affrontava tra l'altro proprio l'argomento della ricerca di vita extraterrestre.

"L'uomo - chiede Wallis - è figlio prediletto del Signore: la Bibbia dice che è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio e che gli animali e le piante sono stati creati in sua funzione. Se da qualche angolo dello spazio saltasse fuori un tizio dalle orecchie a punta, come Spock di Star Trek, la Chiesa non sarebbe costretta a rivedere la sua dottrina?"

«Non dovrebbe - afferma Corbally - rivedere l'essenza della dottrina, ma solo il contesto. Un contesto che è stato sempre esclusivamente umano. Dio si è incarnato come uomo, non sotto un'altra forma di vita terrestre, ed è venutI a redimere il genere umano. Questo resterebbe vero comunque. Però potremmo scoprire che, fuori della Terra, altre forme di vita intelligente sono state redente da Dio e che anche a loro Dio si è manifestato con la rivelazione, come è successo a noi con la Bibbia. La nostra Teologia non ne uscirebbe minata, ma anzi ampliata. L'esistenza di questi esseri sarebbe solo un'altra manifestazione, della stessa verità, un'altra dimostrazione della mente di Dio che pervade tutto l'universo, dalle più piccole particelle subatomiche all'immenso vuoto inter galattico. Ovviamente sarei particolarmente curioso di scoprire se questi esser hanno esperienze religiose, se praticano un culto, qual è il loro approccio alla divinità. Insomma, da loro cercherei di imparare qualcosa su Dio.»

"Ma come si fa a parlare di religione con un alieno, ammesse che ci si riesca a parlare? Quali sarebbero le domande giuste da fare?"

«Le stesse che farei a un uomo di cui non conosco le posizioni religiose. Perché esiste qualcosa e non c'è il nulla? Perché abbiamo l'universo? Hai un'idea di creatore? Siamo tutti perfetti? Questo avvierebbe il discorso del peccato.»

"A proposito di peccato, gli eventuali alieni non si porterebbero dietro il peccato originale di Adamo ed Eva. Questo significa che sarebbero superiori a noi?"

«Può essere. Non è poi un'idea tanto strampalata. Il fatto che esistano gli angeli, e noi cattolici lo crediamo, significa che non tutte le creature di Dio sono cadute.»

«Gli angeli - sostiene padre McCarthy, uno dei suoi colleghi (N.d.R. padre Martin McCarthy, uno degli astronomi gesuiti dell'Osservatorio astronomico della Santa Sede) - sono forme di intelligenza extraterrestre contemplate fin dai tempi antichi dal Cristianesimo, dall'Ebraismo e dall'lslam. Però non dobbiamo immaginarli come li hanno raffigurati gli artisti del Cinquecento, con le ali e i riccioli. Potrebbero anche essere formule matematiche (N.d.R. Riguardo agli angeli si rimanda il lettore alla visione della Terza Parte).»

Sempre nel '97, e sulla scia delle missioni spaziali americane su Marte, la Chiesa si trovò nuovamente ad affrontare il dibattito teologico legato alla possibilità di scoprire forme di vita extraterrestre.
Nel mese di luglio il "Corriere della Sera" pubblicò un articolo (8 luglio 1997), a firma di Bruno Bartolini, intitolato "I teologi d'accordo: Gli alieni potrebbero esistere" in cui alcuni teologi della Santa Sede esprimevano il loro pensiero non solo sugli extraterrestri ma anche sulla possibilità che possano essere stati soggetti o meno al peccato originale.
I teologi, scriveva Bartolini, sono tutti d'accordo: in qualche mondo lontano o vicino del sistema galattico è ben possibile che vivano degli extraterrestri.

«Non si può certo precludere a Dio - afferma padre Gino Concetti, teologo ufficiale dell'Osservatore Romano - la possibilità di avere creato mondi simili o dissimili dal nostro abitati da extraterrestri.»

Come giustamente osserva il giornalista, il conflitto che si pone ai teologi è semmai un altro: gli extraterrestri si sono macchiati del peccato originale e sono stati redenti da Cristo o no?

«Chi può escludere - ribadisce Concetti - l'esistenza di nature pure che abbiano un contatto particolare con Dio. È del resto una tradizionale tesi francescana quella di immaginare una manifestazione di Cristo che non sia necessariamente quella sofferente e redentrice.»

Di diverso avviso il parere del teologo Luigi Lorenzetti del Centro dehoniano di Bologna il quale dichiarò:

«La tesi condivisa da una larga maggioranza di teologi è che il peccato originale non sia stato trasmesso per via generativa. Si tratta di un "condizionamento ambientale" nel peccato che coinvolge tutti gli esseri viventi. Resterà da vedere il "cammino" seguito dalla particolare storia di questi ipotetici extraterrestri per capire come siano stati coinvolti nel peccato.»

Inoltre il giornalista riporta anche l'opinione espressa in passato sullo stesso Osservatore Romano dallo scomparso teologo dominicano padre Raimondo Spiazzi il quale ipotizzò che:

«Primo: gli extraterrestri appartengono allo stesso genere umano cui noi apparteniamo in quanto discendenti da Adamo ed Eva. Sono dunque sottomessi alla legge del peccato originale. Cristo, in tal caso, è morto sulla Croce anche per i marziani o venusiani che siano. Secondo: si tratta di esseri della stessa nostra natura umana, ma discendenti da un altro capostipite. In tal caso, sia il capostipite sia i discendenti possono aver peccato e aver bisogno della Redenzione. Terzo: sempre in questo secondo caso gli extraterrestri possono trovarsi o in uno stato di pura natura, ossia senza elevazione alla grazia, o in uno stato di natura elevata alla grazia, o in uno stato di natura decaduta e ancora bisognosa della Redenzione (e quindi in attesa del Cristo, o comunque del Redentore), oppure, infine, in uno stato di natura redenta. Quarto: in quest'ultimo caso il Verbo potrebbe essersi incarnato anche in altri mondi, dove potrebbe aver preso anche corpo e nome diversi da Cristo.»

PADRE BALDUCCI: GLI ALIENI ESISTONO!
"La fede in Cristo non è incompatibile con Ufo ed extraterrestri" così titolava l'articolo, scritto da Giovanni Giacchi, pubblicato il 30 agosto del 1998 dal quotidiano "Il Giornale". L'articolo in quell'occasione riportò alcune dichiarazioni rilasciate da Balducci in un'intervista che avrebbe fatto da appendice a un suo nuovo libro e che venne pubblicata quale anticipazione dal quotidiano londinese "The Times".
Balducci, riporta Giacchi, sostiene che è sbagliato asserire che i racconti fatti su incontri ravvicinati con gli extraterrestri sono poco credibili.

«È invece ragionevole credere e affermare che gli alieni esistono - racconta nell'intervista Balducci - le loro esistenze non possono essere negate più a lungo, perché ci sono troppe evidenze dell'esistenza degli extraterrestri e dei dischi volanti... Fatti come l'esistenza dei dischi volanti indicano che gli alieni si sono evoluti più rapidamente degli esseri umani. Ma anche se si scoprisse che gli extraterrestri sono in qualche modo superiori agli umani, questo non metterebbe in dubbio gli insegnamenti del Cristianesimo. Questo significa che ogni cosa nell'Universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio.»

L'anno successivo monsignor Balducci in occasione del 2° Convegno Ufologico città di Ancona "Civiltà Aliene tra dubbio e ragione", svoltosi il 17 Aprile 1999, rilasciò un'intervista ad Adriano Forgione ed in seguito pubblicata sul bimestrale UFO Network (n3/4 Lug-Ago 1999 "Esistono altri esseri intelligenti"). Ecco alcuni passaggi salienti della conversazione:

"In diverse occasioni - osserva Forgione - ha dichiarato che gli ET potrebbero essere spiritualmente più evoluti di noi."

«Devo premettere che è da escludersi che gli angeli si servano di astronavi. Quali esseri puramente spirituali, essi sono dove vogliono essere e, nei rari casi in cui si manifestassero, non avrebbero alcuna difficoltà ad assumere forme visibili. Pertanto, quando si parla di extraterrestri, si deve pensare o ad esseri come noi oppure, preferibilmente, ad altri tipi di viventi, che ad una parte spirituale associano sempre una parte materiale, un corpo, sebbene in un rapporto diverso rispetto a noi umani terrestri.»

"La scienza oggi accetta l'esistenza di forme di vita nel Cosmo, nonostante non voglia prendere in considerazione il fatto che tali intelligenze possano trovarsi già nel nostro ambito planetario, almeno in forma manifesta. La Teologia come affronta il problema?"

«A favore dell'abitabilità di altri mondi non esistono solo le opinioni di scienziati laici, ma anche di teologi e di persone morte in concetto di santità come Padre Pio. Nel libro del sacerdote Nello Castello, "Così parlò Padre Pio", del 1974, è scritto che il beato, alla domanda di un suo confratello "padre, ho pensato che la Terra è un niente di fronte agli astri e tutti agli altri pianeti" rispose "Sì e noi se usciamo dalla Terra siamo nulla. Il Signore non ha certo ristretto la sua gloria a questo piccolo pianeta. In altri pianeti ci saranno degli esseri che non avranno peccato". Posso menzionare anche il Cardinale Niccolò Cusano (1401-1464) che scrisse "non c'è stella dalla quale siamo autorizzati ad escludere l'esistenza di esseri sia pure diversi da noi". Il gesuita e astronomo, Padre Angelo Secchi (1818-1866) scriveva "È assurdo considerare i mondi che ci circondano come deserti inabitati". E potrei continuare a lungo. Certo, non si ha ancora una conferma scientifica su questo particolare punto. Tuttavia nell'ambito teologico e scritturale si possono fare alcune considerazioni. Non essendoci limiti alla potenza di Dio, che esistano pianeti abitati non è solo possibile, ma anche verosimile. Esiste infatti eccessiva diversità tra gli angeli, esseri puramente spirituali, e noi, formati di spirito e materia e la cui anima è vincolata nell'agire dalle capacità del corpo stesso. E questo si spiega con l'assioma che "la natura non fa salti". Per cui è verosimile che la distanza tra noi e gli angeli venga ridotta dalla presenza di esseri che, avendo comunque un corpo, magari più perfetto, posseggano un'anima che venga meno condizionata nel suo agire evolutivo. Probabilmente questo non solo è possibile e verosimile ma, a mio parere, anche desiderabile. In un futuro nemmeno tanto remoto, infatti, tali esseri potrebbero esserci di aiuto, specie nel nostro cammino spirituale.»

"Alcuni studiosi credono che questo sia già avvenuto in passato."

«Interessante punto di discussione. È arguibile che questi esseri, già da tempo, potrebbero esserci di protezione e di aiuto. Qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che alcuni disastri siano stati evitati grazie a loro. Qualora esistessero realmente esseri intelligenti di altri pianeti si troverebbe la soluzione di come conciliare la loro esistenza con la redenzione del Cristo. Se Cristo è centro e capo della intera creazione, non esistono mondi che non facciano riferimento a Cristo, essendo tutti sotto l'influsso del Verbo divino e della sua gloria. E nessuna gloria è possibile senza l'esistenza di esseri intelligenti che possano comprenderla. In ogni caso è assurdo pensare che l'unica forma di intelligenza sia la nostra. Che esistano forze intellettuali diverse da quella umana, costruite su un tipo differente di struttura, non solo è possibile, ma estremamente probabile.»

"Quali possono essere le possibili implicazioni del fenomeno sulla civiltà attuale o nel prossimo futuro, ammettendo un'interazione tra l'uomo ed intelligenze extraterrestri?"

«È una domanda che mi induce a pensare che sarebbe meglio sapere come sono fatti questi esseri. Mi sono già spinto in questo campo e ho motivato la mia opinione con un "verosimilmente". Quello che lei vorrebbe sapere dipende dal fatto se sono inferiori o superiori a noi. Se sono come noi, non ci sarebbero grandi implicazioni, in quanto potrebbero avere una civiltà allo stesso grado della nostra. Diverso il caso in cui si tratti di esseri superiori. Allora potrebbero mutare molti presupposti.»

Nello stesso mese di aprile un altro prelato, proprio sul tema della vita extraterrestre, si espresse in termini quasi simili a quelli usati da monsignor Balducci.
Il 23 aprile a Parma si svolse un convegno ufologico del Centro Studi Galileo a cui partecipò monsignor James Schianchi, Canonico della Cattedrale di Parma e docente di teologia morale, e nel corso del quale affermò che:

«...Non c'è contrasto tra la dottrina cristiana e l'eventuale esistenza di intelligenze extraterrestri. Non possiamo certo precludere alla grandezza di Dio la possibilità di avere creato altri mondi e creature. Un atteggiamento di chiusura nei confronti di questa ipotesi sarebbe per lo meno provinciale: se pensiamo alle scritture, ma anche all'archeologia babilonese, abbiamo numerosi segni della possibile esistenza di intelligenze intermedie tra Dio e gli uomini. Nella Lettera ai Filippesi, S.Paolo parla di Gesù come signore di tutte le potenze del cielo e della terra. Signore, non redentore. È quindi ipotizzabile che creature di Dio diverse dall'uomo non si siano macchiate del peccato di Adamo ed Eva.»

Singolare ma decisamente interessante il riferimento fatto da Schianchi all'archeologia babilonese quale fonte di indizi della possibile esistenza di intelligenze extraterrestri (N.d.R. A tale proposito rimando il lettore alla visione della precedente Terza Parte).
Tra l'altro proprio Schianchi insieme a Balducci, stando a quanto riportato da Alfredo Lissoni nel volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia), sono stati i protagonisti di un interessante confronto pubblico sul tema UFO ed Extraterrestri avvenuto nel 2002 e trasmesso addirittura dal canale satellitare del Vaticano SAT 2000 (N.d.R. L'emittente, nata nel 1998, è il network radio televisivo via satellite dei cattolici italiani nel mondo di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana).
L'incontro avvenuto nel cinema parrocchiale President di Piacenza e a cui presenziò lo stesso Lissoni venne riportato sulle pagine del quotidiano piacentino "Libertà" del 4 aprile in un articolo redatto dalla giornalista Ilaria Molinari.

«Ci troviamo di fronte - scrive la giornalista - a un numero di testimonianze sempre crescente. E le persone che ne fanno esperienza sono sempre più colte, qualificate e inizialmente incredule. Tra queste migliaia di testimonianze è ragionevole pensare che qualcosa di vero ci sia. La Bibbia non esclude la possibilità di altri pianeti con esseri intelligenti e volitivi con anima e corpo, dice Monsignor Corrado Balducci, uno dei massimi esperti di demonologia e membro della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli del Vaticano. Di spessore il talk show di attualità cristiana de La terra di mezzo, al President la scorsa sera, andato in onda su Sat 2000. "Una posizione di scetticismo integrale - dichiara Balducci - è fuori luogo. Anche la religione cristiana si basa su una testimonianza. L'esistenza di altri esseri viventi è possibile anche dal punto di vista teologico: 'bonum est diffusium suis' è un concetto largamente ripetuto nella Bibbia, il fine della creazione è la gloria divina. E creature, anche aliene, dotate di intelligenza e volontà, possono contribuire alla sua maggior diffusione. Difficile pensare che nella creazione dell'intelligenza e della volontà Dio si sia limitato alla terra. L'abitabilità di altri pianeti può essere anche desiderabile. In un futuro remoto potrebbero anche esserci d'aiuto nel nostro cammino spirituale". E conclude con un salmo della Bibbia pluricitato nelle scritture: "Del Signore è la terra e quanto contiene, l'universo e i suoi abitanti". Presente anche Don James Schianchi, docente di teologia all'Università cattolica, che ribadisce: "Nessuna contraddizione tra teologia e presenze extraterrestri". "Ma - si chiede - c'erano altri viventi oltre a noi che avevano bisogno di redenzione?" "A ciò non esiste alcuna obiezione sostanziale - risponde. E Monsignor Balducci conclude la serata citando alcune parole di Padre Pio: "Vorresti che non ci fossero altre creature che amano il Signore? Il Signore non avrà certo ristretto la sua gloria a questo pianeta".»

L'UNIVERSO: UNA FORESTA DI ALBERI DELLA VITA
Sempre nel 1999 uscì un interessante volume scritto dal Cardinale Carlo Maria Martini ed intitolato "Orizzonti e limiti della scienza" pubblicato da Raffaello Cortina Editore (Milano) e facente parte della collana "Scienza e Idee" diretta dal filosofo Giulio Giorello.
Martini, gesuita laureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1958 e in Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, nei primi anni 60 è stato Rettore del Pontificio Istituto Biblico dal 1969 al 1978 e Rettore della Pontificia Università Gregoriana dal 1978 al 1979.
Nel dicembre del '79 Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milano divenendo vescovo nel gennaio del 1980; divenuto cardinale nel 1983 si è ritirato nel luglio 2002 (da allora arcivescovo emerito di Milano) trascorrendo fino al 2007 gran parte del tempo a Gerusalemme dedicandosi agli studi biblici.
Nel 2008 è rientrato definitivamente in Italia stabilendosi presso l'Aloisianum di Gallarate.
Nel 2005, quale cardinale, ha partecipato al conclave che ha eletto pontefice il cardinale Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI) a cui contese, anche se per poco, insieme al cardinale Bergoglio, l'elezione al soglio di Pietro.
La candidatura di Martini era stata sostenuta da coloro che speravano nell'elezione di un Papa più aperto alla modernità.
Nel volume il Cardinale Martini s'interroga sui presunti "limiti" della scienza e sui nuovi orizzonti della ricerca, come l'esistenza di eventuali altri universi e la possibilità della presenza forme di vita extraterrestri, avvalendosi del supporto di eminenti figure del mondo accademico quali: il cosmologo Francesco Bertola e l'astrofisico padre George Coyne, l'astrobiologo Julian Chela-Flores ed altri.
Proprio nel '99 Martini, a Milano, ebbe un interessante confronto, riportato nel suo volume, con lo scienziato venezuelano Julian Chela-Flores in merito alla possibilità di forme di vita extraterrestre e del rapporto tra scienza e fede.
Chela-Flores è un biofisico e astrobiologo che opera da tempo in Italia, presso l'"Intemational Centre for Theoretical Physics" (ICTP) dell'Unesco, a Trieste.
L'astrobiologo, che nel secondo capitolo intitolato "Le Origini della Vita - Gli alberi della Vita" affronta tra l'altro le possibili implicazioni scientifiche, filosofiche, religiose di un'eventuale scoperta di vita su Marte, sostiene che il darwinismo, a suo avviso, non sarebbe incompatibile con l'esistenza di Dio e si accorderebbe probabilmente anche con realtà biologiche "aliene", per quanto differenti da quelle terrestri.

«Quanto la scienza ci insegna - scrive Chela-Flores - sull'origine della vita ha un'indubbia risonanza filosofica e ne possiamo trarre un insegnamento etico. Per ragioni di onestà intellettuale mi pare opportuno esporre in primo luogo le ragioni che mi inducono a negare che sussista un conflitto tra impegno religioso e ricerca scientifica. Ciò premesso vorrei trattare, in secondo luogo, il problema dell'origine, dell'evoluzione e della distribuzione della vita nell'Universo, insistendo su quella che a mio avviso è la questione principale: la relazione vita-Universo. Ma, poiché non abbiamo ancora una risposta sull'origine della vita in termini di teoria dell'evoluzione, cercherò in terzo luogo di delineare una possibile via alternativa: la mia tesi sarà che l'esplorazione del Sistema solare, alla ricerca di altre forme di vita, sia prima o poi in grado di fornire un considerevole aiuto per risolvere il "mistero dell'origine" tramite il confronto fra differenti forme di vita. [...] Non va dimenticato che, nel 1996, durante una sessione dell'Accademia Pontificia, Giovanni Paolo Secondo ha dichiarato che "la teoria dell'evoluzione è più che una ipotesi". Possiamo interpretare questo riconoscimento come un incoraggiamento al processo di convergenza della scienza con la filosofia e la teologia. Ma, al di là dell'importanza della teoria darwiniana, non si può tacere del fallimento, almeno sino a oggi, della ricerca mirante a esplorare il meccanismo chimico che sarebbe alla base dell'origine della vita. Un'alternativa praticabile per dissiparne il mistero può essere quella di cercare vita fuori dalla Terra, poiché ciò ci permetterebbe di confrontare forme di vita indipendenti, giungendo così a una comprensione più ampia e più profonda dell'origine della vita. Tale ricerca dovrebbe estendersi anche oltre i confini del Sistema solare. È mia personale convinzione che ciò possa portare a risultati positivi nei prossimi decenni. Oggi sappiamo che su alcuni pianeti orbitanti attorno a stelle della nostra Galassia, abbastanza vicine a noi, sussiste la possibilità di trovare nuovi organismi. Ma anche senza spostarci così lontano, l'esplorazione del nostro Sistema solare, grazie al lavoro di molti ricercatori, potrebbe offrirci una visione più chiara di come sono andate le cose all'origine, e quindi, dell'evoluzione della vita sulla Terra. [...] Inoltre, ritengo che la ricerca della vita fuori dalla Terra ci ponga di fronte a una nuova domanda fondamentale: qual è la nostra collocazione nella "foresta della vita"? Tale domanda ci porta direttamente al cuore dell'astrobiologia, poiché potremmo essere ben presto in grado di identificare "altri" alberi della vita, localizzati in corpi celesti diversi dal nostro. In altre parole, infatti, in futuro potremmo avere esperienza di evoluzioni parallele, in ambienti differenti da quello terrestre. Con le potenzialità tecniche di cui disponiamo, saremmo comunque in grado di continuare il fecondo dialogo fra teoria ed esperimento iniziato con Galileo Galilei (1564-1642). Restiamo all'immagine della foresta: la ricerca della vita nel sistema solare ci permetterà di scoprire se alcuni alberi siano abbastanza vicini tra loro. Il sistema gioviano sembra per ora il luogo più probabile dove cercare un "secondo albero della vita". Con il suo "occhiale" (1610) Galileo scoprì quattro "lune" di Giove, i "pianeti medicei". Tra questi, il satellite più vicino a Giove è lo, le cui dimensioni sono di poco maggiori di quelle della nostra Luna. Mentre sulla Luna non si ha alcuna attività vulcanica, lo è invece il corpo di tutto il sistema solare in cui tale attività è più intensa. Il secondo satellite galileiano è Europa, di dimensioni minori della Luna e con la caratteristica principale d'essere ricoperto da una crosta di ghiaccio. Proprio Europa è oggi il candidato principale, fra i corpi celesti diversi dalla Terra, per ospitare forme di vita; il primo, dunque, che potrebbe rivelare un "secondo albero della vita". [...] Tuttavia, anche se la ricerca di un altro "albero della vita" fallisse sia su Europa sia su ogni altro corpo del Sistema solare, altri alberi della vita potrebbero comunque esistere abbastanza vicini al nostro "villaggio cosmico", accanto a quelle stelle prossime al Sole attorno alle quali oggi sappiamo che orbitano sistemi planetari. Forse, solo così si potrà far luce sul meccanismo dell'origine della vita. In ogni caso, mi sembra importante riflettere sulle implicazioni che la scoperta di vita extraterrestre avrebbe sulla nostra cultura, e in particolare sulla scienza, sulla filosofia e sulla teologia. Basti solo ricordare quale impatto ebbe sulla società e sulla cultura del Vecchio Continente la scoperta dell'America, in particolare l'incontro con i nativi americani.»

Un aspetto quest'ultimo ribadito dallo scienziato anche nel corso del dialogo avuto con il Cardinale Martini presente nel volume e che di seguito riporto in un paio di passaggi salienti:

"Quali sono - domanda Martini - le conoscenze consolidate e quali, invece, i problemi aperti relativamente all'origine della vita sulla Terra, e gli indizi a favore dell'origine extraterrestre della vita?"

«Ciò che conosciamo abbastanza bene - afferma Chela-Flores - è come la chimica organica abbia fatto i primi passi verso la vita, là dove si parla di "evoluzione chimica". Ciò che resta ancora insoluto è il passaggio dall'evoluzione chimica a quella biologica. Per quanto riguarda gli indizi di vita extraterrestre possiamo solo dire che per ora si basano esclusivamente sull'universalità delle leggi della natura. L'oggetto principale di quella nuova disciplina indicata come "astrobiologia" o anche "esobiologia" è proprio lo studio dell'origine, evoluzione e distribuzione della vita nell'Universo. Le risposte, che si dovrebbero ottenere nei prossimi decenni, potranno aprire nuove prospettive anche sulla comparsa e sull'evoluzione della vita sulla Terra" [...].»

"Lei ha anche ventilato la possibilità che in qualche parte dell'Universo si scopra la presenza di un secondo albero, o addirittura di una foresta di alberi della vita. Quali conseguenze ne verrebbero per la consapevolezza che l'uomo ha di sé e per la coscienza del credente, se emergesse una foresta di alberi della vita con cui doversi confrontare?"

«È noto come sia in atto una missione per cercare vita sotto il ghiaccio di Europa e le grandi agenzie a livello mondiale sponsorizzino il programma di ricerca della vita fuori della Terra. Credo che prima o poi verrà il momento del confronto a cui Lei allude. E a questo punto, come ha già sottolineato George Coyne, l'onere sarà del teologo. Da parte mia spero che un'eventuale scoperta di forme di vita in un qualche senso intelligenti, se mai vi sarà, possa svolgersi da entrambe le parti in un quadro di ben minore aggressività di quello che ha visto i coloni europei impadronirsi delle risorse del Nuovo mondo.»

"Ma come un'evenienza del genere, secondo Lei, potrebbe influire sul delicato equilibrio tra spregiudicatezza scientifica e apertura alla fede?"

«È già stato ricordato come l'eventuale scoperta di altre specie di animali e di altre stirpi di "uomini" (cioè di "esseri intelligenti") in mondi lontani possa venir invocata contro l'idea di una provvidenza divina (era così in Lucrezio, "De Rerum Natura", II, v.v. 1067-1076 e 1090-1104, vedi del resto questo volume, p.16). Se "tutto" si replica, seppur in "luoghi" e "tempi" diversi, che senso può avere l'argomento del Progetto o Disegno di Dio? Eppure, io non sono disposto a trarre questa conclusione Vorrei ricordare che Lucrezio, nei passi sopra richiamati, dalla pluralità dei mondi e dalla considerazione di una eventuale "foresta della vita" perviene alla celebrazione di una "natura libera", anzi "priva di padroni superbi" ("dominis privata superbis", "De Rerum Natura", II, v. 1091) - ma il Dio in cui io personalmente credo, il Dio "cristiano" è tutto tranne che" un padrone superbo"! Come dice bene John Polkinghorne, il fisico britannico che si è fatto pastore anglicano, l'Universo in cui viviamo è un universo "cui Dio ha concesso di essere sé stesso" ("Quark, caos e Cristianesimo", trad. it. Claudiana, Torino 1997, p. 99): dunque, in esso la vita (e l'intelligenza) può "comparire" secondo le modalità che sono "ammesse" dalla struttura di tale universo (cioè dalle sue "leggi"). Certo, la scoperta di una "foresta" della vita o l'individuazione di qualche "intelligenza" cosmica, ben lontano dalla nostra "piccola" Terra, darebbe ai teologi non pochi problemi su cui misurare la "loro" intelligenza! [...].»

IL TERZO MILLENNIO, LA CHIESA E GLI EXTRATERRESTRI
In seguito alle solenni celebrazioni legate al Grande Giubileo del 2000 (iniziato con l'apertura della porta santa della basilica di San Pietro qualche istante prima della Messa di Mezzanotte il 24 dicem-

(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)

giornalista scientifico Franco Foresta Martin e pubblicate il 13 dal Corriere della Sera in un servizio intitolato: "L'astrofisico del Vaticano: 'Gli extraterrestri esistono e sono nostri fratelli'".
Padre Funes, già allora membro del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) di stanza a Tucson in Arizona, dichiarò che:

«In una tipica galassia, un ammasso di cento miliardi di stelle, ci potrebbero essere moltitudini di pianeti gemelli della Terra, con esseri viventi come noi. Se, come io credo, essi esistono, possono essere considerati fratelli della creazione. lo penso che negli altri pianeti del sistema solare esistono solo forme molto primitive, come batteri o virus. Le civiltà evolute sono lontane, per ora invisibili e irraggiungibili, come gli angeli, anche essi fratelli della creazione.»

Quello stesso anno e a riprova che la questione UFO-Alieni è sempre stata presa in seria considerazione dalla Chiesa si apprese che questa addirittura avrebbe approntato una sorta di manuale d'istruzione per gli UFO.
Manuale che in base a quanto riportato dall'ufologo Alfredo Lissoni nel suo volume "Gli enigmi del Vaticano" (pubblicato nel 2004 dal gruppo Editoriale Olimpia) è stato redatto dai principali astronomi-teologi del pianeta e racchiuso in uno speciale monografico della rivista francese "Question"(n. 122, 2000) diretta dal

(In attesa "Errata Corrige" della rivista…)

solo spazio, è stata approntata anche una dottrina con la quale evangelizzare costoro, attraverso un lavorio che ricorda un po' il "Russycum", la scuola d'addestramento per missionari che un giorno avrebbero dovuto catechizzare la Russia, in previsione di una eventuale caduta del comunismo. Con la differenza che quei sacerdoti conoscevano alla perfezione lingua, usi e costumi del "nemico" da convertire; ma in questo caso, quale lingua mai dovranno imparare i sacerdoti dello spazio? Nel manuale non viene specificato.»

Tra l'altro sempre nel monografico francese viene riportato il risultato di un questionario rivolto alle università cattoliche nel mondo sulla questione che il magistero ecclesiastico possa opporsi all'idea dell'abitabilità dei mondi:

«La costituzione della Rivelazione - riporta il monografico - mostra dei riferimenti a condizioni che permetterebbero di individuare una rivelazione ed una salvezza da parte di Dio al di fuori di questa umanità, nel caso in cui si potrebbe provare incontestabilmente l'esistenza di altri mondi, abitati da esseri dotati di raziocinio e di libero arbitrio. [...] Dopo le sfortunate relazioni tra il Magistero ecclesiastico e la scienza, come nel caso di Galileo, la Chiesa farebbe bene a prendere in considerazione i risultati della scienza (astronomia, biologia, chimica, fisica) sulla ricerca di vita extraterrestre dotata di intelligenza. Con spirito analogo, pur se riferito alla comparsa dell'uomo, Karl Rahner (teologo alle Università di Monaco e di Miinster, scomparso nel 1984, N.d.R.) sottolinea che oggi le scienze della natura hanno buoni argomenti per ammettere il poligenismo, mentre l'insegnamento classico della Chiesa sul peccato originale implica palesemente la tesi del monogenismo. Ma il dogma della Chiesa non dipende da questa teoria scientifica che oggi non è più difendibile .L'enciclica "Fide set Ratio" non pone alcun limite alla ricerca, anzi, l'incoraggia, sia che si tratti della Verità che delle scienze fisiche nel loro ambito più appropriato. È dunque dovere della teologia conciliare, secondo i casi, queste nuove prospettive con la fede, al fine di rendere sempre più profonda l'intelligenza della Rivelazione. [...] La presenza del Logos di Dio in altri mondi, ugualmente da lui creati, non è a priori teologicamente impossibile. Anzi è probabile, tenuto conto della volontà divina di salvezza universale. La venuta del Regno di Dio è una realtà che deve essere annunciata a tutti gli esseri viventi alieni che, per ipotesi, siano stati preservati dal peccato originale.»

Sempre in merito a "Dieu, l'Eglise et les extraterrestres" Lissoni nel suo volume riporta anche il contributo del prete diocesano Jean RigaI, docente all'Istituto Cattolico di Tolosa, il qual è addirittura elabora una sorta di direttive, anche se per linee generali, tese alla realizzazione di una "Chiesa cattolica interplanetaria":

«I viaggi interplanetari - afferma RigaI - non sono più semplice fantascienza. Sono diventati una realtà e, a parte alcuni incidenti di percorso, il fenomeno, meno lontano di quanto si pensi, sembra che proseguirà in misura sempre maggiore. Per questo la Chiesa cattolica romana si deve interrogare non solo sui problemi etici che ciò solleverà, ma anche sull'installazione di vita ecclesiastica in altre terre, abitabili come la Terra. Dobbiamo attendere che ciò accada, per riflettervi? O non è meglio valutare prima certe condizioni necessarie o semplicemente probabili? Sì, dato che la comunione dei cristiani non conosce frontiere, né storiche, né geografiche, né socioculturali, ma si estende ad orizzonti impensabili, superando tutte le barriere, anche quelle che, non senza qualche imprudenza, le stesse Chiese si sono costruite. Le relazioni interplanetarie proiettano lo sguardo dei credenti sulla comunione illimitata della vita, della solidarietà, della benevolenza e dell'amore che Dio stabilisce non solo con l'umanità presa nella sua universalità, ma con l'avventura umana nel suo sviluppo diacronico ed imprevisto della storia. Una concezione troppo gerarchica o eccessivamente giuridica della comunione, oggi ancor troppo pregnante nell'Istituzione ecclesiale, non saprebbe uscire indenne da questo confronto. [...] Il termine cattolico esprime tradizionalmente la dimensione universale della Chiesa. Pur essendo dei piccoli gruppi dispersi, i primi cristiani sentivano di appartenere a un corpo unico d'estensione universale: c'erano fratelli in tutta la terra abitata (l'ecumene), e, attraverso essi, si era un unico popolo, un'unica famiglia. L'eresia si distingue dalla vera Chiesa per il suo carattere parziale ed assai particolare; allo stesso modo, ciò che definisce una setta è essenzialmente la mancanza di riferimento ad una totalità. L'universo ha dunque un significativo di autenticità ecclesiale. È allo stesso tempo il segno e la condizione della vera Chiesa. Dal IV secolo, il simbolo di Nicea-Costantinopoli proclama: Credo la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. Così, il fatto che altri pianeti siano abitati ricorda con insistenza che l'universalità non è unicamente una necessità della missione (l'invio a tutte le nazioni) ma una qualità intrinseca alla Chiesa. Essenzialmente, la cattolicità non è un affare di geografia o di cifre. Se è vero che essa dovrà spandersi nello spazio e manifestarsi nei tempi agli occhi di tutti, ciò significa che essa non è di natura materiale ma spirituale. È qualcosa di intrinseco alla Chiesa. Nel caso in cui l'unità dei cristiani non si sarà ancora realizzata, gli astronauti di confessioni differenti saranno chiamati a vivere concretamente la dinamica cattolica delle differenti Chiese. Se ne deduce, alla luce della cattolicità, che se gli orizzonti delle missioni spaziali sono immensi, gli astronauti porteranno nello spazio i loro valori ed il loro spirito agli abitanti di altri pianeti. È largamente riconosciuto che la missione ecclesiastica, sul nostro pianeta, non si pone problemi territoriali. Questo vale anche per gli Alieni.»

Nella stessa direzione sembrano orientarsi le dichiarazioni, rilasciate nel 2001 da padre Giuseppe Tanzella-Nitti (teologo e astronomo, docente di teologia alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma), in un'intervista concessa alla rivista "Focus Extra" (Numero 7 autunno 2001).
Alla domanda sulle possibili conseguenze sul cristianesimo legate alla possibile scoperta di altre forme di vita intelligente il teologo rispose che:

«La fede dell'uomo nell'essere una creatura di Dio, nell'essere stato redento da Cristo e nell'essere destinato a una vita di eterna comunione con Dio, non verrebbe contraddetta da. un contatto con civiltà extraterrestri. D'altronde, la tradizione ebraica e cristiana sull'esistenza degli angeli ci mostra che il senso della creazione non si gioca tutto sul rapporto fra l'uomo e Dio, ma resta aperto su altre creature, le quali hanno una storia di salvezza distinta da quella del genere umano.»

Inoltre il teologo, in risposta alla domanda sull'eventualità che la rivelazione del Signore sul monte Sinai valesse pure per esseri di altri mondi, affermò:

«Non conosciamo a priori i piani di Dio. Nel club della galassia potrebbe forse toccare ai terrestri il compito di parlare di un creatore.»

Tra l'altro proprio Tanzella-Nitti, notoriamente interessato ai complessi rapporti tra Scienza e Fede, collabora con il Centro Studi Interdisciplinari della Specola Vaticana (laureato in Astronomia all'Università di Bologna è membro della Intemational Astronomical Union e della Società Astronomica Italiana) e con il Pontificio Consiglio della Cultura. Inoltre, è membro dell'area di ricerca del SEFIR (Scienza e Fede nell'Interpretazione del Reale) presso la Pontificia Università Laterana e direttore del portale web DISF (Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede).
Per quanto riguarda il DISF il teologo ha curato l'opera "Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede. Cultura scientifica, filosofia e teologia" (pubblicato nel 2002 dalla Urbaniana University Press - Città Nuova Editrice, Roma).
Il teologo, proprio nel Dizionario, in merito alla questione Extraterrestri vi ha dedicato ampio spazio alla voce "Vita Extraterrestre" di cui riporto brevemente solo alcune righe iniziali:

«L'osservazione del cielo stellato ha sempre suscitato molti interrogativi. La domanda sulla possibilità che altri pianeti ospitino forme di vita simili a quelle che si sono sviluppate sulla terra è stata forse una delle più comuni. Tuttavia, sotto il profilo storico, l'interrogativo sulla presenza della vita nel cosmo pare sorgere in un contesto diverso da quello delle grandi questioni sull'origine e sul tutto che caratterizzano il "problema cosmologico" (DIO, 1,1). Se è vero che già le antiche teogonie predisponevano a riconoscere la presenza di divinità antropomorfe in regioni diverse dalla terra (CIELO, 1), il tema della pluralità dei mondi e della loro abitabilità acquista vigore solo in concomitanza di nuove visioni speculative o di nuove scoperte che mutano la comprensione del posto dell'uomo nell'universo. Tematica tradizionalmente non centrale per il pensiero filosofico, il suo ingresso nell'ambito delle scienze naturali, e più recentemente in quello della tecnologia spaziale, ha influenzato vari settori della cultura (letteratura, costume, cinema), reclamando una ricaduta significativa anche in ambito religioso e teologico. Valutata in prospettiva storica, l'idea di ipotizzare la vita su mondi diversi dalla terra attraversa la cultura umana dall'epoca classica fino ai nostri giorni. Considerata nella sua oggettività, la possibilità di trovare forme di vita su altri pianeti e, soprattutto, quella di entrare in contatto comunicativo con intelligenze extraterrestri, rappresenterebbe senza dubbio una delle esperienze più straordinarie di tutta la storia dell'umanità.»

Aspetto, quest'ultimo, ribadito anche in un'intervista rilasciata al quotidiano cattolico Avvenire e pubblicata il 5 marzo del 2004 in un servizio, curato da Luigi Dell'Aglio, intitolato "Quale teologia per ET" e di cui riporto alcuni passaggi:

"Quali implicazioni teologiche avrebbe la scoperta di vita fuori dalla Terra?"

«Al momento attuale, non abbiamo questa notizia; sappiamo soltanto che le condizioni favorevoli allo sviluppo della vita sono più diffuse di quanto si prevedesse in passato. Certo, se avessimo notizia dell'esistenza di altre forme di vita, ci troveremmo di fronte a un orizzonte nuovo, a un panorama molto più ampio. Per la teologia sarebbe certamente un fatto interessante. La Rivelazione ci dice che la vita appartiene pienamente a Dio. E quindi la vita è sempre un dono. Avremmo la consapevolezza che si tratta di un dono molto più diffuso nel cosmo. [...]»

"L'esistenza di altre forme di vita intelligente e un contatto con loro rafforzerebbero o no la fede del genere umano in Dio?"

«Le verità di fede sulla storia della nostra salvezza e sulla verità dell'Incarnazione manterrebbero inalterata tutta la loro forza. L'esistenza di altri esseri razionali non obbliga assolutamente a rinunciare a queste verità. Non dimentichiamo che la Rivelazione ci parla di altri esseri intelligenti diversi dalla persona umana: gli angeli. Hanno avuto una loro storia, o meglio una loro economia salvifica, diversa da quella dell'uomo, e sappiamo che Cristo esercita anche su di loro la sua regalità. Cristo è signore e re anche degli angeli, pur possedendo una natura umana.»

"Un contatto con extraterrestri non sarebbe sconvolgente, dal punto di vista religioso?"

«Noi terrestri, da questo punto di vista, non ci siamo comportati sempre bene. Negli anni '70, dal radiotelescopio di Arecibo (Portorico), fu rivolta verso il cosmo una trasmissione di circa tre minuti, con molte informazioni sulla Terra, sull'umanità e sulla vita. Neanche un cenno al fatto che la maggioranza degli esseri umani crede in un Dio Creatore. Neanche le immagini collocate sulle sonde Pioneer che negli anni '70 si sono spinte al di là del nostro sistema solare, contenevano qualcosa che lasciasse pensare a una dimensione spirituale dell'essere umano. Dunque, noi terrestri, da questo punto di vista, non l'abbiamo detta tutta.»

"VuoI dire che anche noi potremmo non sapere nulla di una loro fede?"

«Non abbiamo dato nessuna informazione sulla nostra. Perciò, se loro entrassero in contatto con noi e non ci dicessero nulla di Dio, questo silenzio non significherebbe che non hanno fede.»

"La Rivelazione sarebbe valida anche per gli extraterrestri?"

«Non lo sappiamo. Di certo è valida, e più che sufficiente, per noi. La Rivelazione che abbiamo avuta è diretta all'uomo, è una Rivelazione nella quale Dio invita l'uomo a una comunione con Lui e ad accogliere l'offerta della sua alleanza e del suo amore. In ogni caso, noi cristiani siamo costituzionalmente disposti ad accogliere il dono della vita, anche in luoghi diversi dalla Terra. Perché abbiamo fede nel fatto che la vita è un dono di Dio. Saremmo subito pronti ad accogliere queste forme di vita come creature di uno stesso Dio. Sarebbe questa la nostra prima reazione. Il non credente potrebbe forse avere un atteggiamento diverso, chissà, perfino conflittuale.»

I GESUITI ALLA RICERCA DI ET
A conferma della netta e sempre maggiore apertura da parte degli ambienti ecclesiastici verso il fenomeno UFO Alieni, a partire dal 2002, diversi esponenti dell'Ordine dei Gesuiti legati alla Specola Vaticana, dichiarano pubblicamente non solo di ritenersi convinti dell'esistenza di mondi abitati ma di collaborare anche a progetti per la ricerca di vita intelligente extraterrestre.
Il 7 gennaio del 2002 il "Corriere della Sera" pubblicò un'intervista, redatta da Giovanni Caprara, dal titolo "Non possiamo essere un'eccezione", rilasciata dall'allora Direttore della Specola Vaticana di Castel Gandolfo, padre George Coyne, in cui dichiara di credere alla possibilità di vita su altri mondi.
In risposta alla domanda sulla posizione della Chiesa e sul suo pensiero di fronte alla possibilità di vita su altri pianeti, il gesuita americano dichiarò:

«È una prospettiva che appassiona, ma bisogna andarci cauti. Per il momento non c'è alcuna evidenza scientifica della vita. Ma stiamo accumulando osservazioni che indicano tale possibilità. L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire che noi siamo l'eccezione. Il dibattito è aperto e complesso. Immaginiamo dunque che ci sia. Questo ci dimostrerebbe che Dio ha ripetuto altrove ciò che esiste sulla terra e nello stesso tempo toglierebbe dalla fede quel geocentrismo, quell'egoismo, se posso dire, che ancora la caratterizza. Se io incontrassi un essere intelligente di altri mondi e mi rivelasse una sua vita spirituale e mi dicesse che anche il suo popolo è stato salvato da Dio mandando il suo unico figlio, mi domanderei come è possibile che il suo "unico" figlio sia stato presente in luoghi diversi. Pensieri simili sono una grande sfida. Un'eresia dopo l'altra ha cercato di negare l'umanità di Dio nei secoli. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. E questo vero uomo può apparire anche su un altro pianeta? Non so, non so negare ma nemmeno affermare. La possibilità di vita extra terrestre intelligente e spirituale ci presenta molte domande. La scienza per un credente, comunque, non demolisce la fede ma la sprona.»

Anche nel 2005, un altro esponente dell'ordine gesuita, Padre Guy Consolmagno, anch'egli astronomo della Specola Vaticana, ribadì grosso modo gli stessi concetti espressi in precedenza da Padre Coyne.
Nel novembre di quell'anno Consolmagno pubblicò un piccolo volume tascabile intitolato "Intelligent Life in the Universe? Catholic Belief and the Search for Extraterrestrial Intelligent Life" ("Vita Intelligente nell'Universo? Fede cattolica e la ricerca di Vita Intelligente Extraterrestre") edito dalla "Catholic Truth Society", un gruppo cattolico della Gran Bretagna.
Lo scienziato-gesuita americano, specialista della Specola Vaticana sul Monte Graham in Arizona dove studia gli asteroidi e le comete della Cintura di Kuiper, è autore di testi di divulgazione e proprio in questo breve tascabile del 2005 confessa di credere agli extraterrestri e spiega che ciò non è una scelta incompatibile con la fede.
Nonostante il testo fosse disponibile solo in lingua inglese (N.d.R. A tutt'oggi il testo sembra non essere disponibile in italiano) il quotidiano "La Stampa" lo recensì in un articolo intitolato "Il gesuita astronomo crede agli extraterrestri", a firma del vaticanista Marco Tosatti.

«Padre Consolmagno - scrive Tosatti - è convinto che se un giorno uno scenario da fantascienza si avverasse, scopriremmo che non solo "tutto quello in cui crediamo non è sbagliato, ma anzi vedremmo che è più vero, in modi e forme che non saremmo mai stati in grado di immaginare". E certo il suo "status" di grande esperto del settore rende più affidabili le sue rassicurazioni. Spesso gli astronomi sono persone speciali, e spesso anche i gesuiti lo sono; Consolmagno, che per diciotto anni si è occupato di astri, prima di decidere di entrare nella Compagnia di Gesù, sembra confermare entrambi gli assunti. Per il suo contributo allo studio dei corpi celesti è stato onorato con il "battesimo" di un asteroide con il suo nome; ed è il curatore della raccolta vaticana di meteoriti, una delle più grandi del mondo. E non ha paura di affrontare il tema degli "alieni". Che cosa sarebbe della storia della creazione, e dell'amore di Dio per la Terra e gli uomini, tanto da mandare il suo unico Figlio a morire per salvarli, se esistessero? Sono questioni ipotetiche; ma l'astronomo risponde con "il Vangelo di Giovanni" che "in principio era il Verbo". Il Verbo è, naturalmente, Gesù; il Verbo è la seconda persona della Trinità, il Verbo è la salvezza, il Verbo è l'incarnazione di Dio nell'universo, che secondo il Vangelo, è là prima che l'universo sia creato. L'unico punto nello spazio-tempo che sia lo stesso in ogni linea temporale. È così che la salvezza avviene, ed è resa manifesta nella persona di Gesù Cristo qui. Prima che l'universo sia creato, Cristo è; e quindi abbraccia non solo la terra e noi, ma anche ipotetici altri esseri. Tommaso d'Aquino parla di "molteplici mondi". L'incarnazione, secondo il Vangelo è avvenuta qui; ma potrebbe valere anche altrove. La Bibbia è scienza divina, un lavoro su Dio. Non vuole essere scienza fisica e spiegare come l'universo è stato costruito. Ma un universo senza limiti "potrebbe includere altri pianeti con altri esseri creati dallo stesso Dio di amore. L'idea che ci siano altre razze e altre intelligenze non è contraria al pensiero tradizionale cristiano. Non c'è nulla nella Sacra Scrittura che possa confermare o contraddire la possibilità di vita intelligente altrove nell'universo.»

Tra l'altro proprio la pubblicazione del volume di padre Consolmagno fornì lo spunto per un breve reportage giornalistico, andato in onda su Rai2 nel 2006, sulla posizione del Vaticano in merito all'esistenza di altre forme di vita nell'universo.
Il breve servizio intitolato "Missionari nello spazio", curato da Filippo Golia, era inserito all'interno della puntata del rotocalco "Tg2 Dossier Storie" andata in onda l'11 marzo. "Dossier Storie", che si affianca allo storico settimanale di approfondimento della testata "Tg2 Dossier", è una trasmissione che va in onda in tarda serata e che analizza nel profondo storie di vita di personaggi più o meno famosi o legati all'attualità.
Partendo dall'uscita del libro del gesuita americano, il giornalista di Rai2 intervistò il gesuita padre Giuseppe Koch, astronomo e allora Vicedirettore della Specola Vaticana, il quale motivò l'interesse della Chiesa per l'astronomia in base alla constatazione che le Sacre Scritture sono ricche di citazioni sulle stelle quali creazione di Dio; ergo il Vaticano deve esplorare tutto ciò che riguarda il Creato. Nell'immenso Universo la probabilità dell'esistenza di altri esseri viventi "che potrebbero lodare il Creatore" risulterebbe coerente con quanto in esse vi è scritto.
Inoltre, secondo quanto affermato da Koch, nella stessa Bibbia sarebbe presente un "lontano appoggio" a questa ipotesi quando troviamo il riferimento a "tutte le creature del cielo e della Terra" e che lascerebbe intuire anche agli abitanti di altri mondi.
Tra l'altro, proprio il Vicedirettore della Specola l'estate del 2007 tornò nuovamente sull'argomento in un'intervista rilasciata alla giornalista Franca Giansoldati del Messaggero e pubblicata sul quotidiano romano il 19 luglio in un articolo intitolato: "Anche la Chiesa cerca E.T..
Ecco alcuni passaggi della conversazione:

"Padre Koch perché mai il Vaticano si interessa di scoprire se nell'universo ci sono gli extraterrestri?"

«Da quasi cent'anni c'è un gruppo di padri gesuiti che si occupa dei diversi campi dell'astronomia; dalla cosmologia, alla classificazione delle stelle, allo studio delle galassie, fino a quello dei satelliti e degli asteroidi. Una attività di osservazione, condotta in sinergia con quella dei più grandi osservatori astronomici, per cercare di capire qualcosa di più sul nostro universo.»

"Avete capito se ci sono forme di vita su altri pianeti?"

«Una delle scoperte più importanti degli ultimi anni, fatta nel 1995 da due astronomi svizzeri, di cui uno, Didier Queloz che ha insegnato nell'ultimo dei nostri workshop estivi, riguarda l'individuazione di una stella simile al sole, nella costellazione di Pegaso, ed un pianeta orbitante intorno a questa stella. Da allora sono continuamente arrivate conferme di altre stelle e pianeti extrasolari. Oggi i pianeti extrasolari scoperti sono 240, una crescita esponenziale che ci fornisce gli strumenti per comprendere meglio l'universo". [...]»

"Allora E.T. potrebbe esistere, l'universo non è vuoto..."

«Penso che vi sia la possibilità di rintracciare forme di vita, almeno primordiali. Tuttavia occorre distinguere tra forme embrionali di vita, dalla presenza di vita intelligente, questa ha avuto bisogno di 3,5 miliardi di anni per svilupparsi. L'orizzonte della ricerca attuale prevede che in una ventina d'anni si possa arrivare a determinare degli indizi di presenza di vita embrionale su qualcuno di questi pianeti" [...].»

Tornando per un attimo al 2006, e più precisamente al mese di aprile, un importante organo d'informazione cattolico qual è il quotidiano "Avvenire", il giorno della domenica di Pasqua (il 16 aprile), pubblicò un singolare articolo, a firma di Franco Gàbici, intitolato "Astrofisici a caccia del Pianeta X" e scaturito dall'avvenuta scoperta nel 2003 del pianeta nano 2003 UB313 (ribattezzato Eris nel 2006) e allora ritenuto erroneamente il presunto decimo pianeta del sistema solare.
Anche se l'articolo in questione non parla esplicitamente di Nibiru, il famigerato Decimo Pianeta dell'orientalista Zecharia Sitchin, fa riferimento chiaramente all'insolita anomalia astronomica responsabile delle perturbazioni gravitazionali di Urano e Nettuno studiate dal professor Joseph L. Brady, da James W. Christie e Robert S. Harrington dell'Osservatorio Navale degli Stati Uniti e riconducibile alla presenza di un pianeta di dimensioni da due a cinque volte quella della Terra con un orbita ellittica inclinata, caratteristiche che corroborano, secondo Sitchin, quanto riportato dagli antichi Sumeri proprio su tale misterioso corpo celeste.

«Prima del cannocchiale - scrive Gàbici - si conoscevano solamente cinque pianeti - Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno - tutti visibili ad occhio nudo lungo la fascia dello Zodiaco. Con l'avvento del cannocchiale la famiglia dei pianeti aumentò con Urano, Nettuno e Plutone, ultimo pianeta scoperto nel 1930. Il numero dei pianeti del sistema solare arrivò così a nove. Discorso chiuso? Niente affatto. Gli astronomi, infatti, notando certe anomalie nei movimenti di Urano e di Nettuno, pensarono che queste non potessero essere causate da Plutone, troppo piccolo, e così si misero a cercare un decimo pianeta. E dal momento che "X" significa "decimo", ma si identifica anche con l'incognita per antonomasia, lo chiamarono subito "Pianeta X". A dare la caccia al decimo pianeta si misero in parecchi, ma questo pianeta era davvero un "mister X". Poi succede che il 30 agosto del 1992 due astronomi, David C. Jewitt e lane X. Luu, scoprono un oggetto che sta oltre l'orbita di Plutone e alcuni anni dopo vengono scoperti Varuna (diametro di circa 950 km) e Quaoar, che col suo diametro di circa 1300 km è molto simile a Caronte, il satellite di Plutone. Qualcuno avanza l'ipotesi che questi oggetti potrebbero essere considerati pianeti, ma essendo le loro dimensioni inferiori a Plutone l'ipotesi viene scartata. Ma ecco che il 14 novembre del 2003 si ritorna a parlare del decimo pianeta, perché all'osservatorio di monte Palomar un team di astronomi annuncia la scoperta di Sedna (diametro di quasi 1.500 km). Ha un aspetto rossastro e si muove su un'orbita lunghissima e molto eccentrica che percorre in undicimila anni, andando da un minimo di 13 miliardi di chilometri dal Sole a un massimo di 135 miliardi. Questa storia infinita, però, offre immediatamente un nuovo capitolo perché nel luglio del 2005 piove dallo spazio la notizia che il gruppo di José Luls Ortiz, dell'Osservatorio di Sierra Nevada (Spagna) e Michael E. Brown hanno scoperto contemporaneamente un altro oggetto, 2003 EL6I, e poco dopo si scopre 2003 UB3I3 (Xena), il cui diametro supera abbondantemente quello di Plutone. [...] Il fatto che sia stato scoperto un corpo celeste più grande di Plutone è sicuramente una notizia molto interessante, però non è sufficiente questo dato per poterlo annoverare fra i pianeti anche perché, stranamente, gli astronomi non si sono ancora messi d'accordo sulla definizione di pianeta. [...] La questione del decimo pianeta, dunque, è ancora aperta e la scoperta di questi oggetti dovrebbe indurre la IAU, "Unione astronomica internazionale", a prendere seriamente in considerazione il problema [...].»

In ogni caso anche se l'articolo del quotidiano cattolico non sembra aver destato una certa attenzione, decisamente diversa fu la reazione, sia tra i fedeli che non, scaturita dall'articolo pubblicato dall'"Osservatore Romano", l'organo d'informazione ufficiale del Vaticano, il 14 maggio del 2008.
Quel giorno il quotidiano della Santa Sede uscì con un articolo intitolato "L'extraterrestre è mio fratello" contenente l'intervista al nuovo direttore della Specola Vaticana (nominato da Benedetto XVI il 19 agosto) il gesuita argentino padre José Gabriel Funes, il quale già nell'agosto 2006 in un'intervista all'agenzia di stampa ANSA si era espresso in termini favorevoli alla probabile esistenza di forme di vita extraterrestre.
L'articolo pubblicato "dall'Osservatore Romano", a firma di Francesco M. Valiante, anche se incentrato sul rapporto tra astronomia e fede, affronta il tema della possibilità dell'esistenza di vita intelligente in altri mondi e di come ciò si concili anche con la fede in Dio. Ecco alcuni passaggi salienti dell'intervista:

"La teoria del "big bang" avvalora o contraddice la visione di fede basata sul racconto biblico della creazione?"

«Da astronomo, io continuo a credere che Dio sia il creatore dell'universo e che noi non siamo il prodotto della casualità ma i figli di un padre buono, il quale ha per noi un progetto d'amore. La Bibbia fondamentalmente non è un libro di scienza. Come sottolinea la "Dei verbum", è il libro della parola di Dio indirizzata a noi uomini. È una lettera d'amore che Dio ha scritto al suo popolo, in un linguaggio che risale a duemila o tremila anni fa. All'epoca, ovviamente, era del tutto estraneo un concetto come quello del big bang. Dunque, non si può chiedere alla Bibbia una risposta scientifica. Allo stesso modo, noi non sappiamo se in un futuro più o meno prossimo la teoria del big bang sarà superata da una spiegazione più esauriente e completa dell'origine dell'universo. Attualmente è la migliore e non è in contraddizione con la fede. È ragionevole.»

"Ma nella Genesi si parla della terra, degli animali, dell'uomo e della donna. Questo esclude la possibilità dell'esistenza di altri mondi o esseri viventi nell'universo?"

«A mio giudizio questa possibilità esiste. Gli astronomi ritengono che l'universo sia formato da cento miliardi di galassie, ciascuna delle quali è composta da cento miliardi di stelle. Molte di queste, o quasi tutte, potrebbero avere dei pianeti. Come si può escludere che la vita si sia sviluppata anche altrove? C'è un ramo dell'astronomia, l'astrobiologia, che studia proprio questo aspetto e che ha fatto molti progressi negli ultimi anni. Esaminando gli spettri della luce che viene dalle stelle e dai pianeti, presto si potranno individuare gli elementi delle loro atmosfere - i cosiddetti biomakers - e capire se ci sono le condizioni per la nascita e lo sviluppo della vita. Del resto, forme di vita potrebbero esistere in teoria perfino senza ossigeno o idrogeno.»

"Si riferisce anche ad esseri simili a noi o più evoluti?"

«È possibile. Finora non abbiamo nessuna prova. Ma certamente in un universo così grande non si può escludere questa ipotesi.»

"E questo non sarebbe un problema per la nostra fede?"

«lo ritengo di no. Come esiste una molteplicità di creature sulla terra, così potrebbero esserci altri esseri, anche intelligenti, creati da Dio. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio. Per dirla con san Francesco, se consideriamo le creature terrene come ''fratello'' e "sorella", perché non potremmo parlare anche di un "fratello extraterrestre"? Farebbe parte comunque della creazione.»

"E per quanto riguarda la redenzione?"

«Prendiamo in prestito l'immagine evangelica della pecora smarrita. Il pastore lascia le novantanove nell'ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci. Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero essere rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore.»

"Insisto: se invece fossero peccatori, sarebbe possibile una redenzione anche per loro?"

«Gesù si è incarnato una volta per tutte. L'incarnazione è un evento unico e irripetibile. Comunque sono sicuro che anche loro, in qualche modo, avrebbero la possibilità di godere della misericordia di Dio, così come è stato per noi uomini" [...].»

Quello che lascia riflettere dell'Intervista di padre Funes è, in effetti, l'ufficialità con cui l'organo di stampa del Vaticano abbia affrontato pubblicamente l'argomento Extraterrestri attraverso un suo autorevole esponente quale appunto il Direttore della Specola.
Nel 2008, proprio in merito al probabile impatto sulla religione di una possibile vita extraterrestre, negli Stati Uniti il CTNS (Center for Theology and the Natural Sciences) ha realizzato e pubblicato uno studio interreligioso, che ha analizzato proprio una tale possibilità.
Il CTNS è un centro affiliato del (GTU) "Graduate Theological Union" di Berkeley, California, un Centro teologico interconfessionale frequentato da riformatori e da cattolici.
Quella del CTNS è un'organizzazione internazionale non-profit la cui missione è "promuovere l'interazione creativa e reciproca tra la teologia e le scienze naturali" (fisica, cosmologia, biologia molecolare ed evoluzionistica, la tecnologia e l'ambiente), inoltre offre corsi e seminari di livello universitario a futuri ministri ecclesiastici e a laici.
In base a quanto riportato nella notizia del CTNS, pubblicata in Italia lo scorso ottobre dal gruppo di studio "Scienza e Religione nei Media", nell'agosto 2008 è stato pubblicato il sondaggio "Peters ETI Religious Crisis Survey of 2008", un sondaggio realizzato dal dr. Ted Peters (professore al "Pacific Lutheran Theological Seminary").
Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 1325 credenti sparsi in tutto il mondo, tra cui cattolici, protestanti, ortodossi, mormoni, ebrei, musulmani e perfino buddisti.

«Lo studio - riporta la news - era diretto a comprendere il possibile impatto, sulla fede delle persone, della eventuale scoperta di forme di vita extraterrestre. L'80% degli intervistati ha risposto che una simile ipotesi non metterebbe in discussione la propria fede, contraddicendo l'idea di una generale "debolezza" nel sentimento religioso delle persone, e il parere espresso invece proprio dalla maggioranza dei non credenti intervistati. Questi ultimi, infatti, pensano che l'esistenza di altre forme di vita intelligente metterebbe in crisi le religioni attuali.»

Sempre il neo direttore della Specola Vaticana, a inizio 2009, tornò nuovamente sul rapporto Chiesa ed Extraterrestri nel corso di una breve intervista, concessa al giornalista e vaticanista della Rai Aldo Maria Valli, e andata poi in onda in prima serata durante l'edizione del TG1 delle ore 20,00, lo scorso 13 gennaio.
Ecco la trascrizione del servizio curato da Valli:

«"I Cieli narrano la Gloria di Dio" ha detto giorni fa il Papa, ricordando il 2009 anno internazionale dell'astronomia, ma per il Vaticano non è solo un'immagine poetica. Da secoli ci sono astronomi che proprio a nome e per conto del Papa scrutano lo spazio infinito. Per verificarlo basta venire qui alla Specola Vaticana di Castel Gandolfo uno degli osservatori più antichi al mondo. "Un argomento - dichiara Funes - molto interessante di ricerca è la ricerca proprio dei pianeti simili alla Terra. E questa possibilità apre delle domande molto interessanti che riguardano la scienza ma anche riguardano la filosofia e la teologia". Astrobiologia, si chiama così la scienza che studia la possibilità di vita intelligente extraterrestre e Padre Funes in proposito non ha prevenzioni: "Siamo aperti a quello che si scoprirà e non comporta nessuna difficoltà, penso io, per la teologia cattolica la possibilità dell'esistenza di altri esseri intelligenti" [...]»

Il mese successivo il gesuita argentino ribadì grosso modo lo stesso concetto in una breve intervista rilasciata al mensile "Focus", uscito il 20 Febbraio scorso.

«Si calcola - afferma Funes - che esistano 100 miliardi di galassie, ognuna con 100 miliardi stelle. Molte di queste hanno intorno pianeti. Sono insomma alte le possibilità che ve ne sia uno simile al nostro. È anche possibile che esistano nell'universo altre forme di vita, magari intelligenti. Se dovessero esistere extraterrestri intelligenti, e mettete per favore questo "se", non ci sarebbero contraddizioni. Questi esseri sarebbero già fuori dal peccato e in accordo con Dio. L'umanità terrena andrebbe vista quindi come l'evangelica pecorella smarrita che Cristo vuole riportare all'ovile per farla stare con le altre 99. Nelle Sacre Scritture non mancano passi che si possono accordare con le nuove scoperte scientifiche.»

IL VATICANO SI PREPARA A UNA FUTURA RIVELAZIONE ALIENA?
Memori di quanto è stato scritto nella prima parte del dossier (in riferimento ai risultati del "Brookings Report" e del documento dell'NSA "UFO Hypothesis and Survival Questions") e di quanto accennato all'inizio, sul cambiamento di strategia adottata dall'establishment sul fenomeno UFO, soprattutto nell'ultima decade del secolo scorso, risulta più che evidente l'attuazione progressiva di una mirata strategia di "rivelazione" finalizzata ad un vasto programma di "acclimatazione" delle masse.
Programma al quale sembra, a questo punto, ragionevole ritenere essersi orientata, viste le profonde implicazioni del fenomeno, la stessa Chiesa da alcuni anni, pur senza esporsi ufficialmente se non indirettamente attraverso le parole e le opinioni di alcuni dei suoi esponenti.
A tale proposito vorrei evidenziare come l'eventualità non debba apparire azzardata in quanto già in passato diversi ufologi, e non solo, sono giunti grosso modo alla medesima conclusione.
Riporto quanto asserito dallo stesso Roberto Pinotti nel volume "La Guerra di due Mondi", pubblicato nel 2005, dal Gruppo Editoriale Olimpia.

«Dunque - scrive Pinotti - gli USA avrebbero sostanzialmente "blindato" il problema degli UFO. Solo che il persistere della loro presenza, rilevata comunque dalla gente, avrebbe dovuto comportare, alla lunga, la massiccia applicazione del previsto Programma di Acclimatazione del Pubblico e financo la messa in circolazione delle dichiarazioni dei Rivelatori. Così, in ogni caso, fra le tante incredibili, alcune informazioni credibili, ma che nessuna autorità potrebbe ufficialmente ammettere, finiscono con l'entrare in circolo e il pubblico le assimila comunque e senza scosse, acquisendo un grado di consapevolezza tale da essere potenzialmente in grado di reggere sempre meglio allo shock di una eventuale rivelazione improvvisa della realtà extraterrestre. Questa, in fondo, sarebbe l'unica cosa da fare da parte di autorità desiderose di tentare di mantenere la situazione sotto controllo nonostante tutto. Ma non è così semplice. [...] Nell'eventualità di una effettiva presa di contatto (che poi comporterebbe inevitabilmente un conseguente confronto) con una cultura differente e comunque tecnologicamente superiore, l'umanità (anche se in parte indirettamente preparata) non potrebbe non subire un vero e proprio trauma: quello che gli antropologi chiamano "shock culturale" e che corrisponde, a livello psicosociologico, ad una valutazione conseguente della maggior parte dei valori di riferimento della nostra civiltà, in termini non troppo diversi da quanto vissuto dagli Aztechi e dagli Incas a confronto con gli Spagnoli. Nel linguaggio degli addetti ai lavori i sociologi chiamano questo crollo dei valori di riferimento "anomia", ed è proprio per evitare di innescare tale processo psico-sociologico incontrollabile di destabilizzazione delle strutture portanti della nostra cultura (scienza e tecnica, politica ed economia, religione e filosofia, costume e società ecc.) che è stata imposta sul tema UFO-Alieni la "politica dello struzzo", dominata dalla censura e dalla "congiura del silenzio", da Roswell in poi. Ma cosa accadrebbe in concreto con un incontro di massa e alla luce del sole con esseri extraterrestri? Il primo schiaffo sarebbe indubbiamente tecnico scientifico e non potrebbe ridimensionare (e anche non di poco) l'arrogante certezza di tante nostre conoscenze, rivelando fatalmente cognizioni e conquiste al di là del nostro orgoglio tecnologico. Di più. La comunità scientifica sarebbe sfiduciata e derisa come se i suoi esponenti, in precedenza stimati e onorati, fossero divenuti ai nostri occhi gli stregoni di una tribù dell'Africa nera, e solo chi avesse dimostrato precedenti aperture alla "nuova realtà" avrebbe forse qualche chance di essere ascoltato. Nella migliore delle ipotesi constateremmo di avere un know-how da Terzo Mondo rispetto ai nuovi venuti. Il secondo shock sarebbe fatalmente politico-economico, e ben più dirompente. [...] Tale crollo di autorità sarebbe inevitabile e totale, e la gente rimuoverebbe con un atto quasi liberatorio l'egemonia globale USA, non prestando alcun ulteriore credito alla loro già non troppo popolare autorità "imperiale". Ma non solo. Le stesse autorità di potenze minori (Unione Europea, Federazione Russa, Cina, India, Brasile, Australia, Giappone) sarebbero in crisi, e ovunque la gente chiederebbe lumi e risposte a molteplici interrogativi. E va da sé che molti capi politici e militari, imbelli e impreparati, sarebbero travolti anch'essi, mentre la gente guarderebbe ad altri leader in grado di essere credibili con i nuovi interlocutori e di fornire risposte alle loro legittime istanze. [...] Un terzo impatto notevole sarebbe quello religioso-filosofico. In effetti, in teoria, oggi cristiani, islamici, ebrei, induisti e buddisti non troverebbero eccessivamente inconciliabile con il loro credo religioso l'esistenza di extraterrestri. I problemi sorgerebbero però con i gruppi integralisti, sul tipo di chi vorrebbe "convertire" gli alieni o, peggio, tendere ad omologarli ad esseri divini o demoniaci. Basti ricordare che vari teologi della Chiesa cattolica hanno già accettato dagli anni Cinquanta la possibile realtà di UFO pilotati da alieni. Questi ultimi, è stato detto, dovrebbero comunque esistere, in quanto la loro non esistenza costituirebbe un assurdo e impossibile limite alla onnipotenza creatrice di Dio. Certo, le dispute teologiche infurierebbero, generando fatalmente anche nuovi culti e non poche sette. Quanto alla filosofia, l'antropocentrismo sarebbe definitivamente accantonato, portando così a termine anche a livello di coscienza collettiva quella "rivoluzione copernicana" finora completata solo dall'intellighenzia scientifica, mentre la gente continuava ancora a ritenere stupidamente l'uomo il centro dell'universo. Una quarta batosta non indifferente sarebbe sul fronte del costume e delle società, e non è affatto da escludere che i vecchi schemi tradizionali possano e debbano essere superati, abbandonati o scardinati, rivedendo atteggiamenti, comportamenti, schemi e ruoli a livello di gruppi e dei singoli. Va da sé che non potremmo non subire l'influenza del modus vivendi dei nuovi arrivati. Quanto sopra comporta una necessaria presa di coscienza del fatto che da un contatto di massa scaturirebbe comunque un confronto, e da tale confronto un ineluttabile cambiamento. Per i nuovi arrivati che scendessero in mezzo a noi, forse non troppo. Per noi, invece, tanto e certamente. Ma forse poi non sarebbe neanche un gran male, se questo ci aiutasse a crescere e a migliorarci.»

Inoltre, a ulteriore riprova di quanto finora formulato ritengo opportuno citare alcune dichiarazioni fatte, in tempi non sospetti, dal celebre e controverso contattista americano George Adamski nel 1959 e che sembrano risuonare in un certo senso quasi profetiche.
Quell'anno Adamski, grazie all'interessamento del Console Alberto Perego, giunse a Roma per partecipare a una conferenza pubblica tenutasi presso l'uditorio della sala di Palazzo Marignoli e alla quale assistette il ricercatore romano Francesco Polimeri.
Polimeri fu l'ideatore e direttore di quella che poteva definirsi in un certo senso la prima rivista ufologica italiana ovvero il mensile "Spazio e Vita"; un giornale, formato tabloid e composto da quattro pagine, nato nel maggio del 1958 e che nel dicembre del '59, dopo appena un anno d'attività, chiuse in seguito a difficoltà economiche.
Proprio nell'ultimo numero di dicembre Polimeri scrisse un articolo-reportage intitolato "A colloquio con George Adamski" in cui vi erano riportate alcune delle dichiarazioni fatte dal contattista americano nella conferenza tenutasi a Roma.
Ecco alcuni passaggi del testo, contenuti nel paragrafo "Le religioni e lo Spazio", scritto da Polimeri:

«Adamski, anche lui cattolico, mi ha fatto un'interessante rivelazione: anni fa fu avvicinato da esponenti della Chiesa Anglicana, che presero da lui ampie informazioni sui suoi straordinari contatti con extraterrestri. Inoltre lo stesso Adamski è in contatto con varie autorità cattoliche degli Stati Uniti, che sono perfettamente convinte della verità delle sue asserzioni. "Certo - conclude - la prima chiesa che rivelerà ufficialmente al mondo la verità dei mondi abitati, si guadagnerà lo stragrande consenso delle masse: perché i mondi SONO veramente abitati [...] Se una chiesa, qualunque essa sia, avrà dichiarato in precedenza qual è la realtà dei cieli, i giovani continueranno a dare ad essa la loro fiducia. E che ne sarà di quei culti ufficiali che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno ignorato il messaggio di tutti quegli uomini che hanno avuto contatti con la gente dello spazio? Se fossi un 'autorità religiosa mi affretterei a precedere le altre chiese nel rivelare al pubblico la verità, che già serpeggia in mezzo alle masse... Giacché, come le nazioni della terra fanno la corsa allo spazio, anche le religioni più sveglie, non appena cominceranno ad aversi, nelle comunicazioni ufficiali dei governi, i primi sentori velati di una vita constatata nello spazio, le religioni più sveglie, dico ,faranno tra di loro la gara al cielo, faranno a chi ne sa di più... faranno a chi annuncia prima chi spiega prima che spazio e cielo sono la stessa cosa, e che gli angeli del linguaggio sacro sono la versione sommaria, con cui passarono alla storia, in tempi remoti, uomini di civiltà superiore, che visitavano la terra provenendo da altri mondi, uomini inoffensivi, uomini che insegnavano, uomini che in ogni tempo sono saliti e scesi dal cielo, dagli spazi. Si, beata quella religione che si sveglierà per prima a dir questo alle masse... Di essa sarà la gioventù. I giovani volteranno le spalle a quei preti che non li avranno istruiti sulle cose del cielo. Diserteranno le loro chiese, si rivolgeranno alle chiese sveglie: a quelle chiese, cioè, che avranno dimostrato di essere quello che devono essere: scuole, fonti di verità per le masse.»

Di certo gli ambienti ecclesiastici o alcuni dei suoi esponenti, come abbiamo visto fin qui, non sono stati del tutto passivi e questo già negli anni '50.
Del resto, come ho già evidenziato nella prima parte, nel luglio del 1954 in Europa precisamente a Bonn, in Germania, si svolse un meeting di teologi e sociologi il cui tema verteva sulla vita extraterrestre.
In quell'occasione uno dei partecipanti, il reverendo protestante padre Philipp Dessauer dichiarò quanto segue:

«Le prove raccolte finora in merito ai dischi volanti sembrano dimostrare con sufficiente certezza che da otto anni la Terra è oggetto di osservazioni da parte di esseri ragionevoli provenienti da un altro pianeta. Questi esseri devono essere considerati alla stregua di persone dal punto di vista fisico e alla stregua di creature di Dio dal punto di vista teologico. Se un giorno fosse possibile prendere contatto con questi esseri, si produrrebbe l'evento più drammatico della storia umana. È dovere dei governi preparare gli uomini all'eventualità di un tale incontro.»

Proprio su tale ineluttabile evento futuro e sulle sue inevitabili dirompenti implicazioni e conseguenze si concentrano da tempo le ipotesi, le considerazioni e le aspettative non solo degli ufologi ma dello stesso establishment.
In tal senso mi sento di condividere quanto scritto da Pinotti nel suo volume "UFO: Il fattore contatto" (Oscar Mondadori, 2007):

«Indubbiamente sarà proprio un bel caos dominato da un clima generale di anomia (ovvero, la crisi dei valori di riferimento). E tutto sarà anche in funzione dei nostri interlocutori. I quali, in base al nostro metro, potranno anche essere definiti, magari, "buoni" o "cattivi". I principi del bene e del male, in realtà, dovrebbero valere su scala cosmica. Ma non dimentichiamo che tutto è molto relativo.»

Certo, così come opportuno e doveroso (ben ricordando già quanto scritto alla fine della precedente Terza Parte di questo dossier) dovremmo tenere a mente, come le stesse Sacre Scritture rammentano, di prestare attenzione e guardarsi dai cosiddetti "falsi profeti" e dai "lupi travesti d'agnello" sia "terrestri" che "extra". Del resto come recita la massima "non è tutto oro quel che riluce (o che luccica)", ovvero spesso l'apparenza inganna!
E l'arte dell'inganno non è una peculiarità esclusivamente umana.